martedì 28 settembre 2010
[Pa3] - Bambini Radiosi
Dal sito Bambino Naturale mia moglie mi ha girato questo articolo di Clara Scropetta, lo riporto perchè mi pare molto bello e condivisibile. Forse in alcuni punti è un po' eccessivo, ma direi che è più o meno quello che abbiamo cercato di fare con i nostri figli. Concludo con una frase che ho letto tempo fa e riassume un po' tutto il ragionamento: “Aiutami a fare da solo” Si può anche scaricare a questo indirizzo
BAMBINI RADIOSI
Cosa si può fare per non intaccare la gioia di vivere dei nostri figli
di Clara Scropetta
Il bambino non è poi così diverso dall'adulto e fin da prima di nascere è una persona completa a tutti gli effetti, anche se si affida all'adulto per essere accudito finchè non può farlo da solo. Entusiasmo, creatività, spontaneità, voglia di vivere, curiosità, energia vitale...sono qualità diffuse nei bambini che dovrebbero essere abbondanti anche nell'adulto.
Quelle che consideriamo invece proprie dell'età adulta (responsabilità, serietà, competenza, impegno...) sono presenti in tutti i bambini. Istintivamente sappiamo cosa ci serve, come procurarcelo e lo facciamo con piacere, non controvoglia.
Il primo passo verso un bambino radioso è riconoscere che sia come noi adulti, competente e allo stesso tempo gioioso.
Il malessere di noi adulti
E se noi adulti non siamo gioiosi? Soltanto recuperando la gioia siamo in grado di avere un comportamento maturo.
Come mai questa gioia si è persa? Cosa si nasconde dietro la nonna contraria all'allattamento al seno del nipote o al bravo primario che interviene su ogni partoriente?
Sofferenza. Da generazioni non siamo concepiti come dev'essere, nostra madre incinta è stata male o ha fatto sacrifici, fin dal principio non siamo accolti fino in fondo. Alla nascita abbiamo sofferto e fatto soffrire nostra madre - volevamo nascere ma qualcosa lo impediva e infine, invece di ritrovarci nelle sue braccia, eravamo in mani estranee. Abbiamo sofferto così tanto che ci sembra di non ricordare. Ci aspettavamo di ricevere il latte materno ma ci è stata data al suo posto una bibita strana in un contenitore artificiale oppure ne abbiamo ricevuto solo un po' - quando avevamo fame, dovevamo aspettare e imparare a nutrirci ad orario, poi sul più bello è arrivato il momento dello svezzamento. Ci è stato impedito di fare o toccare quello che ci interessava e siamo stati dirottati su altre attività, reputate pedagogicamente rilevanti. Siamo stati aiutati a fare quello che avremmo tanto voluto imparare a fare da soli, gradatamente, assaporando ogni passo. Siamo stati infilati in box "per la nostra sicurezza" e magari anche messi a dormire in un'altra stanza.
Piangevamo, ma ci hanno lasciato fare così ci siamo abituati alla solitudine, alla mancanza, all'inedeguatezza. Ci hanno messo pressione per imparare a camminare e parlare prima possibile, senza rispetto per le tappe di crescita e siamo stati separati dall'ambiente familiare molto precocemente. Le nostre richieste sono state ignorate e ridicolizzate.
Questo grande dolore se resta a livello inconscio spesso ci induce ad agire in modo che gli altri soffrano almeno altrettanto. È il caso del medico chirurgo e della nonna, che non hanno la forza per dire "basta" e rompere la catena di sofferenza. Lo stesso meccanismo ci fa andare a lavorare invece di restare a casa con nostro figlio come reputeremmo giusto. Ci porta a restare in situazioni che ci fanno star male, perchè "funziona così per tutti" ed è vero che la maggior parte di noi vive sacrificandosi. Manca la pulsione positiva ad essere pienamente se stessi e il coraggio di prendere decisioni valutando le reali priorità personali.
I bisogni fondamentali dell'essere umano
Per rompere questo meccanismo dobbiamo prendere coscienza delle nostre esigenze fondamentali quali esseri umani. Esse sono indispensabili per uno sviluppo pieno del nostro potenziale e per uno stato di salute che si esprime sotto forma di bellezza, armonia e integrità. Lungi dall'essere un lusso o un capriccio, sono una concreta necessità biologica per crescere bene, sani e belli.
Per essere radiosi ci vogliono un padre e una madre che si incontrino e si uniscano sessualmente nel piacere più profondo e ci concepiscano consapevolmente seguendo la voce interiore che sia giunto il momento. Nulla di materiale serve a un figlio ma molto di spirituale.
Fin dal primo istante siamo bene accetti, dai genitori e da chi li circonda (futuri nonni, famiglia, amici). Tutti accolgono il nostro arrivo con gioia senza preoccuparsi o dire che non sia il momento opportuno.
La nostra mamma sta bene ed è serena per tutti questi nove mesi e dopo.
Possiamo nascere quando è il nostro momento senza essere monitorati, accelerati, rallentati, tirati fuori. La comunicazione fluida e empatica con la madre viene lasciata intatta. Non è sufficiente nascere vivi senza malformazioni: perché accontentarci di questo? La vita ci offre molto di più!
Nutriti dalla gioia nasciamo belli, forti, sani, felici...radiosi.
Non veniamo separati o allontanati da nostra madre, che ci accoglie come prevede la natura. Niente confusione, agitazione, attività o fretta. C'è silenzio e pace. Nel tepore del corpo materno c'è tempo per cominciare a respirare, ad annusare, ad orientarsi e a dirigersi verso il seno.
Questo trattamento umano imprescidibile ora lo riceviamo negli ospedali "amici dei bambini" o grazie alla presenza di un medico speciale. Naturalmente un pochino interferiscono, per via dei protocolli e di una presunta sicurezza.
È un bisogno fondamentale essere assieme alla madre. Poter assaporarne fin dal primo momento l'odore, il sapore, la pelle e lo sguardo e continuare a farlo per mesi, vicini alle poche cose essenziali: latte, calore e amore. Non ci serve l'arsenale di ciucci, biberon, carrozzine e tutta la valanga di oggetti "indispensabili per il neonato" quanto piuttosto il contatto fisico, la voce e il movimento sul corpo di un adulto. Immobili nel passeggino, con il ciuccio in bocca, non è detto che non ci manchi nulla solo perchè non piangiamo. Il contatto continuo, pelle contro pelle, nutre e scalda sia il bambino che la madre: una sinfonia di odori e sapori, un cullarsi al ritmo del cuore e del passo, un danzare i cambi di posizione e ammirare il viso della mamma da vicino.
Apprendiamo guardando quello che fa dalla sua prospettiva. Portare i bambini è necessario quanto allattarli - farne a meno compromette l'abilità psico-motoria e l'apertura verso il mondo. Diventiamo meno radiosi. Portare integralmente ("indossare" il bambino), non solo quando il passeggino è scomodo o a discrezione dell'adulto, è uno stile di vita che motiva, permette di comprendersi mutualmente e sincronizzarsi sullo stesso ritmo.
Dormiamo assieme ai nostri genitori e siamo allattati finchè ne abbiamo desiderio. Si parla di mesi di allattamento ma il bambino chiede anni e così favorisce la distanza tra un parto e l'altro e la salute della sua mamma. Quando si riceve per almeno tre anni tutto ciò che ci serve non c'è motivo di essere "gelosi" di un nuovo fratellino.
Un semplice pezzo di stoffa?
Il nostro alleato più prezioso diventa un banale pezzo di stoffa che usiamo per portare il bambino più agevolmente. Tenendo sempre il bambino lì dentro fin dalle prime settimane di vita, ci rieduchiamo a fare le nostre cose con lui e scopriamo di essere liberi assieme. Quando il bambino esprime il desiderio di scendere per cominciare a gattonare, noi restiamo immersi nelle nostre attività e lo riprendiamo in braccio non appena torna da noi, che sia per poppare, per dormire o "semplicemente" per starci in braccio. Occupandoci nelle nostre faccende restando ricettivi alle richieste del bambino stiamo facendo ciò che è previsto e infatti ci sentiamo gratificati. Si instaura una relazione fantastica con il bambino e ci accorgiamo di come lui sappia gestire le sue attività, sia in grado di destreggiarsi nell'ambiente, sappia ciò che può o non può fare, non corra in continuazione rischi e pericoli. Le tipiche crisi, le scene, i "capricci", le "fasi" dei bambini scompaiono per far capolino quando non stiamo bene, quando proiettiamo sul bambino nervosismi e ansie. Delle volte siamo stanchi, abbiamo fatto baruffa o ci sembra che stia sempre alla tetta. A queste sollecitazioni stressanti il bambino reagisce: che cosa ci vuole dire? Di fermarci e rimediare, ritrovando l'atteggiamento giusto. Il bambino reclama un adulto che lo accoglie quando ne ha bisogno, calmo e tranquillo, fermo ma non arrabbiato, senza prendersela con lui.
Non dando corda al comportamento improprio del bambino, il "capriccio" si risolve rapidamente - ciò non vuol dire reprimere la propria rabbia o trascurare il bambino bensì prendere sul serio invece della sua provocazione la richiesta implicita e urgente di essere accolto e apprezzato incondizionatamente.
Respirando creiamo tutto lo spazio possibile per questo bambino affinché possa venire da noi, senza lasciarci innervosire da quello che sta facendo, senza giudicarlo o sentirsi in colpa. Senza pensare è idiota, è terribile, è una peste, tutte fandonie che osiamo anche dire. Allora si tranquilizzerà e verrà da noi - è infatti quello che reclama con tutte le sue forze. Lo stesso discorso vale in caso di pianto disperato e inconsolabile.
Non solo i genitori
Tutti noi abbiamo la possibilità di dare un piccolo contributo affinchè i bambini di oggi siano il più possibile in contatto con la loro energia vitale e risplendano della loro luce interiore.
Possiamo sostenere i genitori nel loro compito appoggiandoli nelle scelte "anticonformiste" sulla cura dei figli.
Possiamo rivolgerci a tutti i bambini con amore e rispetto, dicendo loro la verità, essendo sinceri e coerenti, trasmettendo loro i valori che riteniamo importanti.
Possiamo fare molto meravigliandoci di fronte alla loro competenza e divertirci lasciandoli osservare e poi imitare, ricordandoci che ogni volta che facciamo per un bambino quello che può fare lui da solo andiamo a minare la sua capacità e la sua autostima.
In particolare di fronte al pianto, al comportamento non adeguato, all'incidente empatia, solidarietà, sostegno e fermezza nel porre limiti diventano importanti. L'adulto si guadagna il ruolo di guida affidabile e il bambino impara le regole sociali senza disimparare ad esprimere le emozioni. Restiamo tutti radiosi.
lunedì 20 settembre 2010
[Hot Church] - Omosessualità - 3
E siamo arrivati a 3!!!.
Ne suo commento Pierrot ha linkato questo intervento di don Luciano Saccaglia, molto interessante. Dice cose simili alle mie ma in modo molto più chiaro e documentato. Lo riporto interamente perchè lo considero molto ben fatto
L’OMOSESSUALITÀ NEL MAGISTERO CATTOLICO E NELLA TEOLOGIA MODERNA
Reinterpretazione antropologica e etica dell'omosessualità
di don Luciano Scaccaglia
Nel passato si dava giudizio morale molto negativo della omosessualità: è una tendenza disordinata, anzi contro natura.
Addirittura i catechismi di Pietro Canisio l’omosessualità era stigmatizzata tra i “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio”.
Esame dei documenti del Magistero attuale
Nella dichiarazione della Dichiarazione della Dottrina della Fede su Alcune questioni di estetica sessuale del 29 dicembre 1975, si afferma che occorre accogliere con comprensione le persone omosessuali e di parlare con prudenza della loro soggettiva colpevolezza morale, però nello stesso tempo si dichiara che “secondo l’ordine morale oggettivo le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile”, sono “intrinsecamente disordinati e, in nessun caso possono ricevere una qualche approvazione” (n. 8).
Per la prima volta in un documento della Chiesa Cattolica si riconosce l’esistenza di una costituzione omosessuale immodificabile; si parla infatti di omosessuali “che sono definitivamente tali per una specie d’istinto nato o di una costituzione patologica giudicata incurabile” (n. 8).
Da questo però non si può dedurre la possibilità di giustificare le relazioni omosessuali in una sincera comunione di vita e di amore, analoga al matrimonio”.
- La dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede ai Vescovi della Chiesa Cattolica su Cura pastorale delle persone omosessuali del 1 Ottobre 1986 si ricollega al documento del 1975 affermando che qualcuno lo aveva interpretato in modo troppo benevolo quanto alla condizione omosessuale fino a definirla indifferente o addirittura buona.
Questo secondo documento afferma: - L’inclinazione omosessuale è un male (intrinsecamente disordinato), ma in sé non è peccato, mentre gli atti omosessuali sono sempre peccaminosi: “la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa deve essere condannata come oggettivamente disordinata. Pertanto coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia un’opzione moralmente accettabile” (n. 3).
Si motiva tale condanna degli atti omosessuali partendo dalle sacre scritture e dalla tradizione unanime della Chiesa.
Tali atti violano la legge naturale morale, perché non hanno possibilità di procreare, né conducono ad una unione complementare. L’attività omosessuale inoltre “impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio” (n. 7).
Le persone omosessuali sono quindi tenute a vivere la castità nel senso che non devono avere rapporti omosessuali: “è solo nella relazione coniugale che l’uso della facoltà sessuale può essere moralmente retto. Pertanto una persona che si comporta in modo omosessuale agisce immoralmente” (n. 7). - Tutto questo però non deve togliere la dignità verso queste persone e viene condannata ogni discriminazione nei loro riguardi (cfr. n. 10).
- Le associazioni di omosessuali sono possibili solo se prima si è chiarito bene che l’attività omosessuale è immorale (cfr. n. 15).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ripete la dottrina espressa nei due documenti esaminati (cfr. nn. 2357, 2358, 2359).
Ribadisce che gli atti omosessuali sono mancanze gravi contro la virtù della castità: “tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citate la masturbazione, la fornicazione, la pornografia e le pratiche omosessuali” (n. 2396).
L’omosessualità è contraria al piano di Dio in quanto non è capace di generazione.
Anche se l’omosessualità è un fatto costitutivo della persona è sempre una disfunzione un sintomo della creazione decaduta, conseguenza del peccato originale.
“Poiché l’essere umano deve realizzare l’ordine della creazione così come Dio l’ha voluta, cioè senza cedere alla possibilità del male, il comportamento omosessuale è sempre oggettivamente disordinato” (AA. VV., Il posto dell’altro, le persone omosessuali nelle Chiese cristiane, Edizione la Meridiana, Molfetta 2001, p. 109).
Nella recente Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede su considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 Giugno 2003, si afferma:
- l’atteggiamento delle autorità civili verso le unioni omosessuali è assai articolato:”a volte si limitano alla tolleranza di questo fenomeno; a volte promuovono il riconoscimento legale di tali unioni, con il pretesto di evitare rispetto ad alcuni diritti, la discriminazioni di chi convive con una persona dello stesso sesso; in alcuni casi favoriscono persino l’equivalenza legale delle unioni omosessuali al matrimonio propriamente dett o, senza escludere il riconoscimento della capacità giuridica di procedere alla adozione di figli”( l’Osservatore Romano, Edizione settimanale, venerdì 8 agosto 2003).
- Occorre opporsi, anche con l’obiezione di coscienza, al riconoscimento legale delle unioni omosessuali:
La Teologia morale
I teologi moralisti circa la sessualità si pongono su tre posizioni.
- Alcuni seguono la dottrina tradizionale della chiesa: l’omosessualità è intrinsecamente un male, un sovvertimento dell’ordine della creazione.
- Altri, progressisti, presentano l’amore omosessuale come realtà normale e positiva, come parte della realtà creata, una variante della creazione.
- Nella posizione di mezzo sta un gruppo di teologi per i quali l’orientamento omosessuale è un bene ma minore (minus bonum) rispetto alla tendenza eterosessuale, che sarebbe ideale.
Tutti e tre i gruppi sono d’accordo nel distinguere tra orientamento omosessuale (disposizione costituzionale) e comportamento omosessuale: il primo non viene scelto liberamente dalla persona, sfugge alla libertà dell’individuo e quindi non può essere peccaminoso.
Si discute invece sul giudizio morale circa il comportamento omosessuale sugli atti intimi: il primo non viene scelto liberamente dalla persona, sfugge alla libertà dell’individuo e quindi non può essere peccaminoso.
Si discute invece sul giudizio morale circa il comportamento omosessuale, sugli atti intimi tra omosessuali: per alcuni sono peccati, per altri no.
- La Chiesa cattolica romana e per i teologi tradizionalisti a questo problema morale c’è una sola soluzione: la rinuncia all’attività sessuale da parte degli omosessuali e quindi la sublimazione delle pulsioni sessuali.
- Alcuni teologi, oggi, affermano che in una unione omosessuale seria, stabile, fedele, sia legittimo e morale l’unione delle persone, anche sessuale, rispettato il principio che devono seguire prima di tutto la loro coscienza retta e formata.
Chi in seguito a una matura riflessione perviene a un giudizio diverso da quello del magistero e crede di non poter seguire la Chiesa in questo caso particolare, è tenuto a seguire la sua coscienza. Non commette alcuna colpa e non si trova neppure fuori dalla Chiesa”(AA.VV., Il posto dell’altro, op. cit., p. 112.).
Questi teologi sostengono che nelle relazioni sia omo che etero prima di tutto ci deve essere un amore fedele e stabile. La sessualità, come simbolo, come veicolo, come espressione dell’amore, conserva il suo senso e il suo valore anche senza l’orientamento alla procreazione.
- L’amore ha sempre un valore e un senso in se stesso – (W. Kasper). L’incontro e la relazione amorosa integrale fra due persone non possiedono un loro valore anche indipendentemente dalla procreazione di una nuova vita e dal fatto che sia una relazione omosessuale o eterosessuale? Se un’amicizia e un’unione partenariale omosessuale vincolante ha in quanto tale un grande valore, allora si può escludere quell’intimità che si esprime nel rapporto sessuale?L’incontro fra due persone orientate in senso omosessuale non può essere anche un valore che merita di essere accolto e onorato? Queste relazioni sostenute dall’amore, dalla fedeltà e dalla responsabilità non vanno considerate e rispettate anche e soprattutto dalle cristiane e dai cristiani? (Ibid, pp. 114-115).
- Anche l’unioni omosessuali possono e debbono portare frutti, realizzare una vera fecondità nel dono reciproco, all’interno della coppia, ma anche nel campo sociale, in quello politico ed ecclesiale, nei rapporti con gli altri, nella proiezione dei due partners verso i più poveri.
Il pensiero di alcuni teologi moralisti
Per il teologo moralista Giannino Piana la teologia moderna parte dal primato dell’unità della specie umana sulla differenza del genere (maschile e femminile): il fatto di essere umano viene prima (non solo a livello cronologico ma anche il valore) della condizione di essere”maschio e femmina”.
Questo è confermato dalle scienze biologiche che hanno messo in luce il fatto che il dimorfismo sessuale è relativo, cioè dipende ed è ascrivibile solo al sesso genetico, genitale e gonadico (testicoli ed ovaie).
“Fondamentale è anzitutto il contributo delle scienze biologiche, che hanno vieppiù messo in luce – grazie soprattutto alle scoperte avvenute in campo genetico – la relatività del dimorfismo sessuale ascrivibile soltanto al sesso genetico, genitale e gonadico, e dunque il carattere di continuità con cui si presenta ciascuno degli altri elementi (sesso ormonale, caratteri sessuali secondari, ecc. cfr. credere oggi, persone omosessuali, Edizioni Messaggero Padova 1980, marzo-aprile 2000, p. 49).
Inoltre, sempre la teologia recupera il valore della relazione, come dimensione costitutiva dell’essere umano. Da ciò deriva la convinzione che le differenze tra maschio e femmina si pongono dentro una unità originaria che precede le differenziazioni e inoltre queste differenze sono molto più limitate rispetto agli elementi comuni.
La filosofia contemporanea, partendo dalle conclusioni delle scienze umane ha sottolineato il fatto che il maschile e il femminile non sono due realtà radicalmente separate o contrapposte, ma sono dimensioni costitutive dell’essere umano, sono presenti sia nella donna che nell’uomo, pur con modalità quantitative diverse che danno origine a vere e proprie differenze qualitative.
Si può dire che non esiste sistema sociale in cui non siano chiaramente fissati quali caratteri debbano essere considerati tipici per ognuno dei due sessi. E’ peraltro importante rilevare che tra i due stereotipi sessuali, anziché esistere un rapporto di contrapposizione, sussiste una modifica correlazione di somiglianza. E’ quindi erroneo ritenere che il “maschile” significhi il contrario di “femminile” e viceversa. La psicologia trova conferma a questa ‘somiglianza’ fra maschio e femmina in dati di ordine fisiologico, dai quali risulta che in ciascuno dei due sessi sono costantemente evidenziabili anche elementi sessuali di quello opposto. L’affermazione che ogni ‘organismo’ sia, fini a un certo punto, bisessuale risale già all’antichità classica (vedi la simbologia and rogina) e ha ricevuti alla fine dell’ottocento e agli inizi del novecento la sua moderna formulazione psicologica (Adler, jung, ecc.)”(Cfr. Ibid., p. 50).
Queste affermazioni antropologiche sembrano trovare legittimazione nei due racconti biblici della creazione (Gen. Cc. 1-2). Adamo è figura collettiva per indicare l’umanità, non un individuo singolo. Secondo gli esegeti esso indica anche il fatto che l’umano si presenta fin dal principio”come unità che si esprime e si realizza in una differenza; in altri termini che la differenza viene dopo (e non solo cronologicamente) l’unità e che è a quest’ultima del tutto subordinata.
La conferma a questa interpretazione è nell’uso del singolare nei versetti in cui si parla dell’umano, della creatura, creata a immagine di Dio.
L’essere umano indipendente e prima della diversità sessuale è icona, immagine, imago Dei:
“Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò” (Gen. 1, 27ab).
L’uso del plurale avviene subito dopo quando si mette a fuoco la differenza sessuale:
“maschio e femmina li creò”(Gen 1,27c).
L’immagine di Dio sta quindi nella differenza sessuale, ma l’immagine è nella relazione d’amore tra i due essere, indipendentemente dal sesso.
- Tutto ciò è in linea con la antropologia filosofica moderna che afferma che la relazione, il rapporto tra esseri umani, aldilà del sesso, è realtà sostanziale e fondante (non un fatto sopraggiunto, secondario e accidentale).
L’essere umano è tale solo se nel rapporto con l’altro / altra. - Come conseguenza, il fatto della relazione come realtà fondante l’essere umano, porta a superare la tesi tradizionale in base alla quale solo il rapporto sessuale tra uomo e donna è secondo natura, mentre il rapporto omosessuale è contro natura e quindi da condannare, perché intrinsecamente cattivo.
- Oggi, teologia e filosofia, sottolineano il primato (cioè il venir prima) della relazione che unisce sulle differenze”in quanto, pur essendo il rapporto uomo-donna il modello fondativi, esso non esaurisce in sé tutte le possibili modalità espressive della relazionalità; anzi diventa la radice da cui si dipartono tutte le altre relazioni e il paradigma cui esse devono ispirarsi se intendono conservare il loro carattere pienamente umano”(Cfr. Ibid pp. 51-52).
- Le Scritture ebraiche evidenziano con chiarezza la priorità, il primato della relazione nella struttura originaria dell’umano. Nella Genesi 1,27° si dice che Dio creò l’umano (uomo e donna) e nella loro relazione d’amore sono immagine di Dio (Gen. 1,27b). Poi l’autore sacro nota la differenza sessuale (Gen. 1,27c).
La prima relazione è quella tra uomo e donna, ma non in modo esclusivo: infatti due che si amano sono imago Dei: “Esso (il primato della relazione, ndr.) non è infatti riferito, nel testo della Genesi, soltanto alla singola persona, ma anche (e soprattutto) alla realtà della relazione, che ha nel rapporto uomo-donna il principale referente e che si estende tuttavia, in senso allargato, ad ogni altra forma di rapporto interumano. La sottolineatura del valore decisivo che riveste la relazione, accanto al riconoscimento, sopra evidenziato, dell’unità originaria dell’umano, pur non comportando il disconoscimento dell’importante significato della differenza sessuale, mette tuttavia in luce il carattere secondario e dipendente che essa riveste di fronte all’attuazione dell’esperienza relazionale” (Cfr. Ibid, p. 52).
- Nelle Scritture cristiane Dio si rivela relazione e comunione di persone: è un Dio unico-trinitario dove la relazione è costitutiva dell’essere stesso di Dio:
- “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”(2Cor. 13,13).
- Gesù, nel vangelo, relativizza istituzioni tradizionali come il matrimonio e la famiglia di fronte all’assoluto che è il regno di Dio, amplifica e da’ molta importanza a un ventaglio di relazioni umane:
Entrò in una casa e si radunò di nuovo a Lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: “E’ fuori di sé”… Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre” (Mc. 3, 20-21. 31-35).
Paolo in un famoso brano parla del superamento di tutte le differenze sociali, religiose e sessuali, per instaurare relazioni nuove di convivenza dove si intrecciano e si mescolano razze, culture e religioni: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”(Gal. 3, 28). Rimane il valore della differenza del genere (maschio e femmina), rimane lo statuto bisessuale dell’essere umano, però nell’ottica di una più ampia struttura relazionale non secondaria.
Orientamenti
- Occorre passare dal modello naturalistico al modello relazionale secondo il quale la bontà morale del rapporto risulta dalla capacità che esso ha di esprimere”in modo profondo, autentico, coinvolgente il mondo interiore di due persone, di creare cioè la condizioni per lo sviluppo di una vera interpersonalità, la quale si realizza solo nella misura in cui si abbandona la tentazione di trattare l’altro (l’altra) come oggetto e si riconosce invece la sua unicità irripetibile e la sua inestimabile dignità”(Cfr. Ibid, p.53).
Interessante a questo proposito è il principio kantiano:”agisci sempre trattando l’altro come fine, e mai come mezzo”. - La relazione eterosessuale sia per la prevalenza quantitativa sia per il fatto che riflette l’originario statuto bisessuale dell’umano, è, a livello oggettivo, la forma completa di relazione, perciò è il paradigma di ogni altra forma di relazionalità.
- La relazione omosessuale manca per ora di un riconoscimento ufficiale a livello giuridico, come manca, a livello naturale di fecondità procreativa. Non per questo però è priva di valore, di amore vero e di aperture feconde. Occorre riconoscere il valore di ogni relazione autentica sia etero che omo; occorre inoltre accettare e vivere in modo sereno la propria condizione in un clima di pace interiore, superando ogni sentimento di colpevolezza paralizzante.
Per il teologo moralista Leandro Rossi la castità era in passato intesa come astinenza sessuale, ora viene presentata così:”sessualità messa al servizio della vita, dell’amore, non solo del piacere”.
Essere casti significa essere liberi per amare.
Come deve essere vissuta la castità? - La posizione tradizionale parlava e parla per gli eterosessuali, di astinenza sessuale prima del matrimonio e di castità all’interno del matrimonio: fare sesso per amore, ma aperto alla vita, alla procreazione.
- Per gli omosessuali l’unica castità possibile è l’astinenza sessuale:
“In passato li spingevano (gay e lesbiche ndr.) anche a sposarsi con una persona dell’altro sesso, facendo l’infelicità di tre o più persone. Oggi pare che questo non succeda più. Ma rimane il problema di un’astinenza che può durare tutta una vita. E che non è una scelta, perché anche la mia di prete dovrebbe durare tutta la vita, ma è il frutto di una decisione iniziale chiara e precisa”(AA. VV., Il posto dell’altro, op. cit., p. 20). - In questo periodo molti teologi percorrono piste più umane:
L’omosessualità non è contro natura. Se uno dice così”non tiene conto del fatto che ci sono omosessuali che lo sono dalla nascita, mentre altri, se lo sono poi diventati, sono divenuti tali in maniera irrevocabile. La natura di queste persone pur sapendo benissimo che sarebbero state così e, nonostante questo, l’ha fatto ugualmente. Ciò significa che queste persone hanno una loro vocazione propria, che la loro omosessualità è una vocazione che Dio ha dato loro al momento della creazione”(Ibid., p.21).
Questa tesi è così supportata dal teologo L. Rossi:
- Il Concilio Vaticano II ha ribadito la libertà di coscienza di ogni persona, che tutti debbono rispettare e che resta il criterio ultimo per ogni scelta, anche per gli omosessuali.
- Secondo la Chiesa cattolica, l’incontro dei corpi deve sempre essere aperto alla fecondità. Ma infecondo è anche il matrimonio degli anziani e di giovani coppie sterili: per cui il criterio della non possibilità di procreare non depone a sfavore delle unioni omosessuali.
“Perciò il vivere un rapporto stabile e fedele è davvero una scelta matura che molti gay e lesbiche cercano con tutto il cuore (F. Barbero, L’ultima ruota del carro, Associazione Viottoli, Pinerolo 2001, p. 96).
- E’ normale l’intimità sessuale all’interno di una coppia omosessuale monogamica:”Non possiamo chiedere agli omosessuali di praticare il celibato. L’amore e le sue espressioni in ogni forma di attività umana, inclusa la sessualità, sono una dimensione indispensabile della realizzazione umana”(Ibid p. 98).
- Una coppia omosessuale monogamica può adottare bambini, se risulta psicologicamente adatta a questo compito genitoriale:
- E’ giusto dare una benedizione e pregare per le coppie omosessuali durante e dopo l’Eucaristia.
Il vescovo Luigi Bettazzi, padre conciliare, inneggia al valore della sessualità come espressione d’amore, richiamando quanto ha detto il Concilio Vaticano II in proposito: “Questo (il Concilio Vaticano II, ndr.) ha avviato il ricupero del senso fondamentale della sessualità, che è quello della relazione dell’altro, facendogli perdere un giudizio, implicito, ma diffuso, che cioè il sesso fosse una brutta cosa (all’estremo opposto della castità, che era ‘la bella virtù’); da tollerare soltanto quando era proprio indispensabile, come nel momento di ‘fare figli’ … Credo che il grande problema rimanga questo: una volta riconosciuto il valore dell’affettività omosessuale, fin dove questa potrà spingersi, sul piano morale e poi sul piano giuridico? E’ importante che se ne parli, con serietà e serenità…” AA .VV. Il posto dell’altro, op. cit., pp. 9-10).
venerdì 17 settembre 2010
[Hot Church] - Omosessualità - 2
In una discussione sull'omosessualità nel gruppo Cristiani di aNobii è stato citato ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica sull'argomento
Castità e omosessualità
2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni (cf. Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10), la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati » (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 8: AAS 68 (1976) 85). Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
Partendo quindi da un documento ufficiale riprendo l'argomento del post precedente.Premetto che capisco il fatto che il Catechismo operi una sintesi e non spieghi punto per punto ogni affermazione. Detto questo però le affermazioni del catechismo mi paiono troppo vaghe per analizzare un argomento così complesso.Le analizzo una per una: 2357 La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile E qui rientriamo nel discorso sulle scoperte scientifiche. La genesi resta ancora non spiegata, ma si esclude sia una patologia. L'OMS definisce l'omosessualità una variante naturale del comportamento umano, ma non ha preso posizione rispetto alla possibile causa di tale variabilità (da Wikipedia). Quindi la frase Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni perde un po' di significato. Va bene appoggiarsi alla scrittura, ma anche alla scienza. Analizziamo poi i versetti segnalati. Un pezzo della storia di Sodoma (Gn 19,1-29) in cui gli abitanti vogliono abusare degli inviati di Dio, ma Lot propone di dare loro due fanciulle vergini in cambio degli uomini che sono suoi ospiti. Dovremmo quindi dedurre che l'omosessualità è peccato mentre lo stupro di gruppo no? La condanna mi pare alla violenza e non all'omosessualità San Paolo è più chiaro: l'omosessualità è una condanna di Dio per i malvagi che abbandonano la via retta e si lasciano andare alle passioni (Rm 1,24-27), i sodomiti sono nell'elenco di chi non entrerà nel ragno dei cieli.(1 Cor 6,9-10) e in quello delle persone per cui è stata fatta la Legge di Dio (1 Tm 1,10). Ma ricordiamo che San Paolo era santo ma anche figlio del suo tempo, è lui che dice Donne state sottomesse ai vostri mariti, non tutto va preso alla lettera. Altri riferimenti a testi sacri non ci sono. Mi pare un po' poco per dire che sono gravi depravazioni e intrinsecamente disordinati
Continua poi il punto Sono contrari alla legge naturale
Copio ancora dal Catechismo
La legge morale naturale
1954 L'uomo partecipa alla sapienza e alla bontà del Creatore, che gli conferisce la padronanza dei suoi atti e la capacità di dirigersi verso la verità e il bene. La legge naturale esprime il senso morale originale che permette all'uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male, la verità e la menzogna
Data questa definizione bisognerebbe spiegare perchè sono contro la legge naturale, perchè istintivamente l'uomo rifiuta l'omosessualità e predilige l'eterosessualità. Ma è vero? Per alcuni pare di no.
E di questo ho già parlato
Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale.
Questa è un'affermazione molto discutibile. Detta così è assolutamente gratuita, non deriva dalle frasi precedenti, è svincolata dal discorso e durissima
Conclusione durissima e decisa, ma che non trova ragione nelle affermazioni precedenti
2358
Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova.
Si riconosce che molte persone hanno questa tendenza profondamente radicata, ma sbrigativamente si deduce che è OGGETTIVAMENTE disordinata e quindi è una prova. Anche qui mi pare un banalizzare una cosa seria e diffusa e un non considerare in alcun modo le affermazioni della scienza per stigmatizzare con un 'oggettivamente' ogni possibile discussione.
2359
Le persone omosessuali sono chiamate alla castità.
Risposta un po' scarna per un problema così grande. Certo tutti siamo chiamati alla castità che non è solo l'astinenza dai rapporti, ma un vero e proprio stile di vita a cui si debbono rifare anche gli sposi cristiani. Però proporla come unica soluzione ad un problema di cui non si sa l'origine e che coinvolge molte persone in modo profondo, mi pare pochino.
Ho voluto riprendere l'argomento perchè nel precedente post avevo parlato di quello che sapevo non essendo certo delle perchè delle posizioni della Chiesa, ora avendo trovato un documento importante come il catechismo ho voluto rianalizzare l'argomento partire da questo.
Dicevo nell'introduzione a Hot Churh che voglio sempre partire dall'insegnamento della Chiesa e se su alcune cose sono abbastanza preparato su altre ho delle lacune e ben venga ogni approfondimento
lunedì 6 settembre 2010
[Hot Church] - Omosessualità
La maggior parte degli studi scientifici non considera l'omosessualità una deviazione, una perversione, ma una condizione naturale dell'uomo.
Solitamente si ribatte che è chiaramente contro natura.
Ma tutta l'attività dell'uomo è contro natura. L'uomo cura i deboli, assiste gli ammalati, seppellisce i morti. Io dico sempre che in natura mai mi sarei riprodotto!!!! e invece ho due figli. Ho visto un documentario su un uccello che depone sempre due uova, quando i piccoli nascono il più forte butta fuori dal nido il più debole, che muore, così l'altro ha le cure della madre e la razza migliora. E cosa c'è di più contro natura del celibato dei preti?
L'omosessualità mina la famiglia. Questo forse è il punto principale. Gli omosessuali non si possono riprodurre.
Anche laicamente lo stato non riconosce le coppie omo in quanto non utili alla società.. Ma il rapporto coppia – famiglia non è più (se mai lo è stato) indissolubile. Non solo perchè ci sono coppie senza figli, ma perchè la legge non distingue fra coppie con figli e coppie senza. Certo se ci sono figli entrano in gioco leggi ad hoc, ma per i coniugi i diritti e doveri sono gli stessi con o senza prole. La pensione di reversibilità, il divorzio, l'eredità, sono legate alla coppia e allora perchè non inserire gli omosessuali in questo circuito di diritti-doveri?
Questo dal punto di vista puramente laico. Dal punto di vista religioso invece penso che la Chiesa dovrebbe basarsi sulle scoperte scientifiche.
Ripeto quello che dicevo nel post di introduzione a Hot Church: se per l'aborto la posizione della Chiesa è cambiata nei secoli, perchè questo non può valere per l'omosessualità? Cosa condanna i gay? L'essere contro natura? Il non fare figli? L'essere pervertiti? L'essere viziosi? Ma tutte questi non sono argomenti religiosi, ma sociali. E sono cose che valgono anche per gli etero. Ci sono gay che stanno insieme per anni e altri che cambiano partner in continuazione, come gli etero. Ci sono gay esibizionisti, pervertiti, deviati, come etero. Se la medicina non considera l'omosessualità una perversione perchè lo deve fare la Chiesa? Su quali basi? Davvero non capisco.
Anche il discorso sulla famiglia mi pare debole, non credo che accettare coppie dello stesso sesso farebbe diminuire quelle di sesso opposto.
Forse il problema principale deriva dal fatto che la Chiesa lega indissolubilmente l'atto sessuale alla procreazione e questo chiaramente non si può realizzarsi per le coppie omo.
Però mi pare un discorso a rovescio.
Mi spiego.
Si dovrebbe partire dall'omosessualità e se si decide che non è sbagliata, allora si passerà alla dottrina sui rapporti sessuali, invece si parte dai rapporti sessuali per dire che l'omosessualità è sbagliata. L'omosessualità è certo un argomento difficile. E' stata avversata in molte culture, accettata in molte altre ma è sempre esistita.
Penso che molto dell'avversione derivi dall'impossibilità di avere figli, per cui in molte società non poteva essere accettata perchè indeboliva il gruppo, ma sono concetti non validi nella nostra società e non propriamente religiosi. Leggo con piacere che l'ultimo sinodo Valdese ha accettato le coppie gay.
Mi paiono invece poco significative le risposte che la Chiesa da agli omosessuali: astinenza e tentativo di correggersi. Ma, ripeto, se non è una malattia perchè cercare di cambiare?
Mi pare ci sia davvero molta confusione.
La Chiesa condanna l'omosessualità, ma pure a me, credente, praticante e abbastanza preparato, non è chiaro perchè.
Penso alla difficoltà e alla sofferenza di chi vive in prima persona questa situazione. Dalle donne sacerdote siamo passati al celibato dei preti per arrivare all'omosessualità: un percorso in salita!!!
Ma ad ogni passo mi pare più evidente la necessità di un'analisi approfondita della società, del magistero della Chiesa e delle risposte che si danno.
Se la mancanza del sacerdozio femminile potrà bloccare qualche vocazione, già il celibato dei preti pone problemi più seri, l'omosessualità poi coinvolge problemi, medici, psichiatrici, sociali, famigliari e provoca sofferenza e abbandono della Chiesa da parte di un significativo numero di persone.
La nostra società si muove in fretta, le idee circolano velocemente, gli stili di vita vengono influenzati dai media in modo impensabile fino a pochi anni fa. La Chiesa deve adeguarsi a questa velocità, non può restare indietro, non per adeguarsi ai tempi, ma anzi per correggere, indirizzare, istruire in modo efficace e convincente.
Ad esempio non si può rispondere alla sempre maggiore evidenza dell'omosessualità con fumosi documenti, con anatemi, con divieti.
Io penso che la risposta migliore sarebbe armarsi di carità ed affrontare tutto alla luce di questa. Invece mi pare ci si armi di dottrina, per essere sicuri di non sbagliare e si affronti così corazzati il mondo.
Lo trovo un atteggiamento non solo sbagliato, ma anche fallimentare.
Sempre meno gente ascolta la Chiesa e sempre più concetti diventano veri ed accettabili per la maggior parte delle persone, perchè semplici e veicolati da mezzi di facile fruizione.
Alcuni sono validi, altri meno, alcuni ottimi, altri pessimi, ma si impongono con decisione e velocità e se vogliamo essere il sale della terra (MT 5,13) dobbiamo essere prudenti come serpenti e semplici come colombe (MT10,16)
Cito dal bel intervento Comunicare la fede che ho riportato nel mio precedente post:
Non sono disposto a modificare le mie idee (di fondo) per quanto i tempi cambino molto. Però sono disposto a porre tutte le formulazioni esterne al livello dei miei tempi, per un semplice amore alle mie idee e ai miei fratelli, perché se parlo con un linguaggio morto o con una messa a fuoco superata, seppellirò le mie idee senza riuscire a comunicare con nessuno J.L. Martín Descalzo, Razones para la alegría