
Secondo argomento per Hot Church un po' più impegnativo: Il celibato dei preti
(Premetto che non considero in alcun modo legati celibato e pedofilia e che quindi il mio post non deriva in dalle terribili notizie di cronaca che purtroppo coinvolgono troppi sacerdoti.)
Il celibato dei preti si basa sulla tradizione, ma soprattutto sui così detti consigli evangelici: povertà, castità e obbedienza.
Nel Vangelo espressamente vengono indicati come vie alla perfezione.
Al giovane ricco viene detto: “Se vuoi essere perfetto vai vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”.
Ai discepoli viene detto: “non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già nel presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna”.
Fra l'altro non è solo la Chiesa Cattolica a prevedere il celibato, ma molte altre religioni o gruppi sociali.
Per dedicarsi completamente ad un'opera, essere liberi da legami famigliari può essere utile e l'astenersi dal sesso è considerato via di purificazione e perfezione da molti
Ghandi, sposato e con figli fece quello che nella religione indù si chiama brahmacharya cioè la rinuncia ai rapporti sessuali anche con la moglie.
Il celibato quindi è carisma grande nella Chiesa, è via di perfezione e di santità.
Però è necessario che sia una condizione per i sacerdoti secolari? Mi spiego.
Esistono varie vocazioni nella Chiesa: il matrimonio, il sacerdozio, la vita religiosa, la clausura...
I religiosi fanno i tre voti di povertà, castità e obbedienza. Le suore di clausura attuano quello che viene definito contemptus mundi (il disprezzo del mondo), si staccano da tutti i beni materiali e dal contatto con le persone per vivere una vita di preghiera.
I sacerdoti secolari invece stanno nel mondo, non vivono in comunità, non fanno voto di povertà e si occupano della predicazione, dell'amministrazione dei sacramenti, della vita delle parrocchie e delle diocesi.
Certo non avere una famiglia può essere utile per dedicarsi completamente al proprio ministero e non avere a cuore altro che il proprio 'gregge'. Certo la rinuncia alla sessualità può portare ad una vita più spirituale, più immersa nell'amore di Dio. E' altresì vero che vivere i problemi dei propri fedeli può avvicinare, che parlare di cose che si vivono quotidianamente è più incisivo che parlarne in astratto. Parlare di famiglia, di sessualità, di figli, di problemi economici senza provarli personalmente può dare una visione più oggettiva, ma anche più lontana.
Ricordo una bellissima puntata di Seven Haeven telefilm che ha come protagonista la famiglia di un prete protestante (7 figli!!!): un amico a cui hanno fato un favore si offre di acquistare la loro casa, in cui stanno in affitto, e di regalargliela. In un primo momento i coniugi sono entusiasti, ma poi ci ripensano e decidono di rifiutare perchè resteranno in quella casa finchè i parrocchiani li sosterranno economicamente e finchè il Signore vorrà che ci restino.
I preti sposati esistono nella chiesa protestante, ma non essendo una chiesa gerarchica si occupano solo dei fedeli della propria parrocchia, è certo più difficile inserirli in un percorso più generale, ma come per le donne, escludere qualcuno dai livelli più alti della gerarchia porta a limitazioni di vedute e di contributi.
Da alcuni anni poi nella Chiesa è nata la figura del diacono permanente: uomini sposati che si mettono al servizio della comunità. Il diaconato è il primo gradino del sacerdozio è già il sacramento dell'ordine sacro. Esistono altri tipi di incarichi: il lettorato e l'accolitato ad esempio sono per i laici, infatti anche le donne possono divenire accolite e distribuire la comunione, mentre il diaconato già pone su un piano sacerdotale. Vedo nella mia parrocchia quanto bene fanno alla comunità, aiutando nella celebrazione, guidando gli incontri e testimoniando nella vita di tutti i giorni la loro fede. Perchè non farli procedere nella strada del sacerdozio?
Si potrebbe pensare a due percorsi: chi sceglie il celibato e chi no. Oppure si potrebbe anche iniziare il percorso sacerdotale da celibi e poi sposarsi.
E' certo un argomento complesso, in cui diverse opinioni si confrontano con pari dignità. Penso però che se ne parli troppo poco e che ci si fermi sempre sul “Tanto non cambierà mai”.
Anch'io non ho un'opinione certa: non vedo l'assoluta necessità del celibato sacerdotale anche se ne capisco e apprezzo il significato. Ritengo però che avere una gerarchia di soli uomini celibi non sia un vantaggio, ma una limitazione, che aprirsi a nuove forme di sacerdozio potrebbe portare nuova linfa nella Chiesa che rischia di arroccarsi su posizioni preconcette e datate. Penso che una comunità viva debba considerare tutte le sue parti con uguale dignità e che le parole di S. Paolo “Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa“ ben si adattino a queste problematiche.