io ne ho viste cose, che voi umani non potete immaginare...
Dal sito di Andrea De Pasquale Siamo nel tempo di Natale, sia in senso civile, come ferie natalizie, sia in senso religioso, come liturgia cristiana. E a me il Natale colpisce sempre per il simbolo socialmente graffiante del presepe, con questi due profughi costretti - da un decreto imperiale e dall'egoismo dei già sistemati - a un parto d'emergenza in una mangiatoia, con l'unica compagnia di figure umane socialmente reiette (i pastori). Un simbolo chiaro e netto anche senza implicazioni religiose, ma che la fede cristiana nel Dio che si fa bambino, inerme e totalmente affidato all'uomo, non rende affatto meno tagliente, anzi. E così non ho potuto evitare la saldatura tra i riti e il messaggio del 25 dicembre con il rito e il messaggio del 24 novembre, giorno dei funerali di Florin Draghici, morto bruciato nella povera baracca dove i suoi genitori avevano trovato rifugio, a Bologna. Un rito povero in un luogo fangoso, con solo una cinquantina di presenti e troppi assenti, ma anche bellissimo nella liturgia (un continuo inno alla bontà di Dio e alla resurrezione: lacerante e potente insieme) e severo nella chiarezza di alcuni simboli (i vestitini nuovi e caramelle in dono a Florin, quanto lontani dalle nostre Playstation natalizie).
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