E io ti ho sollevata figlia per vederlo megilo, io che non parto e sto a guardarti finche' rimango sveglio R.Vecchioni - Stranamore Appartengono alla letteratura tutti i libri che si possono leggere due volte. Nicolás Gómez Dávila Anche un orologio rotto segna l'ora giusta due volte al giorno N.N. Ho una collezione di conchiglie immensa. La tengo sparsa per le spiagge di tutto il mondo. Steven Wright Mettere in ordine la casa mentre i tuoi figli sono ancora piccoli è come spalare il viale prima che smetta di nevicare. Phyllis Diller Le mie opinioni possono essere cambiate, ma non il fatto che ho ragione Ashleigh Brillant Non voglio raggiungere l'immortalità con il mio lavoro. Voglio arrivarci non morendo Woody Allen Non temere che la fine del mondo arrivi oggi. In Australia è già domani Charles Schultz Prima vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi vennero per i socialdemocratici io non dissi nulla perché non ero socialdemocratico Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi nulla perché non ero sindacalista. Poi vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa. Martin Niemöller I vescovi cubani a Roma, striscione in piazza San Pietro: Dio c'e' guevara Fiorello Baldini - Viva Radio 2 Senti che fuori piove, senti che bel rumore V. Rossi - Sally La Terra possiede risorse sufficienti per provvedere ai bisogni di tutti, ma non all’avidita’ di alcuni. Ghandi Sei cattivo? Mangia le cipolle Gioia "Come... Come ho fatto ad arrivare qui?" "Ci vorrebbe un altro terrestre per spiegarlo. I terrestri sono bravissimi a spiegare le cose, a dire perchè questo fatto è strutturato in questo modo, o come si possono provocare o evitare altri eventi. Io sono un talfamadoriano, e vedo tutto il tempo come lei potrebbe vedere un tratto delle Montagne Rocciose. Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia. Non si presta ad avvenimenti o spiegazioni. E' e basta. Lo prenda momento per momento, e vedrà che siamo tutti, come ho detto prima, insetti nell'ambra." "Lei mi ha l'aria di non credere nel libero arbitrio" disse Billy Pilgrim Kurt Vonnegut - Mattatoio N. 5 Gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo di aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all'indietro, per unirsi alla formazione. Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracoloso magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici d'acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemati ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi d'acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia, però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutto a nuovo. Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri d'acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, a separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli nel terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più fare male a nessuno. Kurt Vonnegut - Mattatoio N. 5 La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci I. Asimov - Salvor Hardin, Foundation Col. Kurtz: Lei e’ un assassino? Cap. Willard: Sono un soldato. Col. Kurtz: Ne’ l' uno ne’ l' altro. Lei e’ un garzone di bottega che e’ stato mandato dal droghiere a incassare i debiti sospesi Apocalypse Now Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro’ che, nel vostro senso io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati ed oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. don Milani La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza G. Orwell - 1984 Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore Tiziano Terzani La religione non e' verita', la verita' e' religione Ghandi Avete notato che tutti coloro che sono a favore del controllo delle nascite sono gia' nati? Benny Hill E risuona il mio barbarico yawp sui tetti del mondo W. Wytman - Leaves of grass C'è chi sale e c'è chi scende e c'è chi, come me, sta sdraiato in mezzo a una strada N.N Sono rimasto con un pugno di mosche morte in mano Steve I believe in God And I believe that God Believes in Claude Hair - Manchester England England Come ti senti ragazzo? Cattivo e figlio di puttana signore! Apocalypse now Dio interamente si fece uomo, ma uomo fino all'infamia, uomo fino alla dannazione e all'abisso. Per salvarci, avrebbe potuto scegliere uno qualunque dei destini che tramano la perplessa rete della storia; avrebbe potuto essere Alessandro o Pitagora o Rurik o Gesù; scelse un destino infimo: fu Giuda J.L. Borges - Finzioni: Tre versioni di Giuda Poi riflettei che ogni cosa, a ogniuno, accade precisamente, precisamente ora. secoli e secoli, e solo nel presente accadono i fatti; innumerevoli uomini nell'aria, sulla terra e sul mare, etutto ciò che arealmete accade, accade a me J.L. Borges - Finzioni: Il giardino dei sentieri che si biforcano Richy: Ho preso 8 nel compito di francese, per questo ho studiato tutta notte Potsy: Io invece sono andato male, ma ho dormito benissimo Happy days Egoista, certo, perchè no, perchè non dovrei esserlo, quando c'ho il mal di stomaco con chi potrei condividerlo? V. Rossi - Cosa succede in città Gli uomini di Bologna sono i più gentili, mordaci e dabbene di tutta Italia, per cui anche avendoli amici, e amici di tutita prova, bisogna permetter loro di dir male e di prendersi beffe di voi, almeno un paio di volte al mese. Senza questo sfogo creperebbero; voi ne perdereste degli amici servizievoli e devoti, ed il mondo degli spiritni allegri e frizzanti. Quanto alle donne sono le più liete e disimpacciate che si possono desiderare.... I. Nievo - Le memorie di un ottuagenario Umano è quello che fannno gli uomini Soprannaturale è quello che fanno i santi No Umano è quello che fai tu Soprannaturale è quello che dovresti fare tu Kyra Bene, voi lo spate quanto me, le ragazze non sono realmente morali. Sa il cielo che noi abbiamo abbastanza nella testa per riuscire ad essere a un tempo queste due difficili cose: pratiche e romantiche. Sono assolutamente certa che non è mai vissuta una sola ragazza in possesso di una vera coscienza. I ragazzi hanno una morale, le ragazze hanno canoni standard. Questa è pressapoco l'unica grande e profonda differenza che esiste fra ragazzi e ragazze. Forse ecco perchè tutte le grandi religioni le hanno inventate i ragazzi, mentre le ragazze, a quanto pare, non sono destinate a inventare altro di più bello delle lettere d'amore e delle liste della spesa! D.Grubb - Le voci di Glory La donna non è una fortezza da espugnare, ma un giardino in cui passeggiare Kyra Ciò che apparente non ha senso è un po' difficile da spiegare, ma forse solo perchè ha ragioni più profonde di ciò che apparentemente il senso ce l'ha M.di Franco - 54 giorni sulla cima del monte bianco Il prossimo sono quelle persone che Dio ha mandato sulla terra per ricordarci che siamo soli Frate indovino Sono cose che si possono perdonare ma non dimenticare Kyra Lontano è ciò che lo è e profondo il profondo chi lo può toccare? Ecclesiaste 7-24 NULLI SE DICIT MULIER MEA NUBERE MALLE QUAM MIHI NON SE JUPITER IPSE PETAT DICIT: SED MULIER CUPIDO QUOD DICIT AMANTI IN VENTO ET RAPIDA SCRIBERE OPORTET AQUA La mia donna dice che preferisce concedere il suo amore a me che a chiunque altro, anche se la richiedesse lo stesso Giove. Dice: ma ciò che una donna dice all'amante impazzito di amore è meglio scriverlo nel vento e nell'acqua che scorre Catullo - Poema 70 Dopo un viaggio lungo e duro sono come una corda sfibrata e logora. Mi siedo e mi intreccio con nuovi fili... restando immobile sogno e ricordo i consigli di mio padre e le parole dei canti e le grida di tutti gli uccelli. Non parlo perchè ogni parola è una fibra che si strappa. Nessuno mi può toccare perchè ogni contatto porta via un pezzo di me. Anche tu devi imparare a fare altrettanto. Impara a stare in silenzio. Tracciati attorno un cerchio e non permettere anassuno di entrarvi M. West - Il navigatore Mi dici di avere pochi amici ma buoni. La dichiarazione, sta pur certo, è per la massa e per i bambini. E' una dichiarazione che vale per tutti quelli che non possono imporsi all'ambiente che li circonda. Per te, uomo valoro, apostolo deciso, la consegna è quest'altra: molti amici e cattivi- uanti umoni "cattivi" devono tornare a Cristo per l'amicizia di un apostolo di Dio J.U. Loidi - Il valore divino dell'umano ...ma lei non capì cosa intendevo e io detesto spiegare una metafora. O mi si capisce oppure no. Non sono mica un'esegeta H. Boll - Opinioni di un clown Quello che sta fuori, a questo mondo ciascuno "sta fuori" rispetto agli altri, trova una cosa sempre peggiore o migliore di quello che ci sta dentro, sia la "cosa" felicitrà o infelicità, pena d'amore o "decadenza artistica" H. Boll - Opinioni di un clown il suo sguardo, al risveglio, è come un uccello che muore all'improvviso in pieno volo e precipita, precipita nell'iimensità delle disperazione H. Boll - Il treno era in orario "Senza di me non potresti più vivere?" "Si" risponde lui, e il suo cuore è così pesante che non ce la fa a ridere, e pensa: ora dovrei aggiungere perchè ti amo, il che sarebbe vero e non vero. Se lo dicessi dovrei baciarla, e sarebbe una menzogna, tutto sarebbe una menzogna, eppure potrei dire in piena coscienza: Ti amo, ma dovrei poi dare una lunga, lunga spiegazione, una spiegazione che non conosco ancora io stesso. Ecco ancora i suoi occhi, molto dolci e amorevoli e felici, il contrario degli occhi che ho tanto desiderato... che tanto desidero... e ancora una volta egli dice, guardando in fondo a quegli occhi: "Senza di te non potrei più vivere" e adesso sorride... H. Boll - Il treno era in orario Io le cose, forse, le vedo troppo oggettivamente in astratto e troppo soggettivamente in concreto Kyra Si può realizzare qualcosa di veramente serio con uomini che hanno paura dell'acqua fredda in una mattina d'inverno? J.U. Loidi - Il valore divino dell'umano ...ma non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto R. Vecchioni - Ultimo spettacolo Je ne cherche pas. Je trouve N.N. VOCATUS ATQUE NON VOCATUS, DEUS ADERIT Chiamato o no (il) dio sarà presente M.West - Un mondo di vetro Je crie l'amour sur le mur N.N. Io vorrei rivederti per fare l'amore, non sognarti quando il sogno comincia a finire R.Vecchioni - Vorrei Ma anche nel peccato, l'atto dell'amore, compiuto con amore, si adombra della divinità M.West - L'avvocato del diavolo (Noi) trascendiamo dai limiti umani per svaporare nella sfera dell'infinito e dell'indefinito ORA CI CHIAMIAMO SPAZIO la luce della rivelazione dell'Uno ci ha resi non più uomini della terra, ma componenti peculiari dell'incommensurabile infinità dello spazio Kyra

mercoledì 26 gennaio 2011

Bologna: cultura vs sport (2)


Eccomi qui per rivedere la situazione a un mese dal mio post su cultura e sport.

Con grande piacere posso dire che il Duse è stato riaperto.
Guido Ferrarini ne ha preso la gestione e ha aperto la stagione con una Lectura Dantis dedicata a Carmelo Bene.
La sua proposta era stata considerata poco realizzabile, ma quando tutte le altre sono fallite è stata ripresa.
Un calendario di 23 proposte per 45 giornate di apertura, fino alla fine di maggio.
Per rendere possibile questa mini stagione la proprietà del teatro ha rinunciato al canone d'affitto (circa 280.000 euro all'anno che nelle precedenti trattative non aveva mai voluto ritoccare) e assieme alla compagnia di Ferrarini si accolla le spese di gestione, comprese quelle per l'assunzione, fino a fine stagione, delle maschere.
"E' chiaro - ha aggiunto Ferrarini - che senza alcun contributo per il futuro saremo col culo per terra. Non ce la possiamo fare". 
"Il teatro Duse è al vostro servizio. Come sempre!". Questo lo slogan scelto dal più antico teatro bolognese per ripresentarsial suo pubblico.
Nel sito del teatro si può trovare la programmazione

Cattive notizie invece per il Bologna. Il presidente Zanetti si è dimesso. Il salvataggio del Bologna è stata  l'ennesima speculazione finanziaria o davvero qualcuno è interessato alla squadra e alla città?

Cultura vs Sport 1-0

lunedì 24 gennaio 2011

Riuscirò avincere delle primarie?





Non credo.
Partiamo però dalle cose positive.
Prima cosa l'affluenza, ottima e più del previsto. Bella prova di democrazia e ennesimo segno che la dirigenza PD non si merita i suoi elettori (che però con questo sistema forse potranno cambiarla).
Seconda cosa il fatto che siano state primarie vere. Ora tutti si affrettano a dire che il PD ha vinto le primarie, ma Merola non era il candidato ufficiale, anzi era osteggiato all'interno del partito. Era l'unico iscritto fra i candidati e l'unico del partito che aveva avuto il coraggio di presentarsi rischiando sul piano personale perchè una sconfitta l'avrebbe bruciato politicamente.
Ben venga quindi la sua vittoria che io vedo più contro il partito che contro gli avversari.
Le primarie così si confermano strumento utile e apprezzato dagli elettori di centro sinistra.
Bella lezione al centro destra ancora sotto il padre padrone Berlusconi e che a Bologna non riesce a proporre una candidatura decente.
Passiamo alle cose negative.
Penso che Bologna sia sempre un po' lenta a reagire, che sia lontana dagli entusiasmi e dalle svolte epocali. Ricordo anche da giovane che notavo come nell'Opus dei ci fossero poche persone a Bologna rispetto ad altre città, come i ciellini fossero tutti romagnoli, come in Croce Rossa per la missione Arcobaleno da Bologna fossi andato solo io mentre da Vibo valenzia erano partiti in 3.
Speravo però di riuscire questa volta a dare un segnale forte di discontinuità. Speravo che anche a Bologna si potesse replicare Firenze dove vinse Renzi out-sider, o la puglia ormai famosa per la vittoria di Vendola o Torino. Forse Merola interno al partito ma critico potrà fare ben, forse alla fine era il candidato migliore per un passaggio senza traumi ad una gestione migliore di Bologna. Però una donna, cattolica, che proveniva dal volontariato e non dai partiti, semplice e diretta mi sarebbe piaciuta come sindaco.
Comunque bene così.
Avanti Merola che rivolgendosi ai suoi sfidanti ha detto: "Si ricomincia da tre

Qui l'articolo di Repubblica e
qui quello del Fatto

venerdì 21 gennaio 2011

Berlusconi Dimissioni


Sulla squallida ennesima vicenda di Berlusconi riporto qualche simpatica battuta e dico solo che in qualunque.... (no non voglio parlare di altri paesi, cosa che trovo sempre un po' patetica), dico solo che qualunque altra persona si sarebbe dimessa e che esiste un'etica nella politica, talmente sottintesa che non è stata resa legge.
Mi spiego: nessuno obbliga Berlusconi ad andarsene, finchè non finisce la legislatura può rimanere in carica, non è previsto nessun automatismo per le dimissioni, ma è sottinteso che nella scena politica essendo pubblica occorre una certa immagine, occorre dare il buon esempio, essere inattaccabili.
Per questo sotto inchiesta i politici di tutto il mondo si dimettono, si liberano dalla carica istituzionale per difendersi più liberamente. Craxi si dimise dopo aver ricevuto degli avvisi di garanzia e morì in esilio.
Con le dimissioni si torna al voto così si vede cosa pensa la gente delle accuse ricevute, delle difese presentate e in generale della personalità politica e umana del candidato.
Ma Berlusconi invece ha capito il giochino: il parlamento è fatto di scelti non di eletti grazie al porcellum che ha tolto le preferenze, per cui la sfiducia è quasi impossibile. Il resto gli fa un baaffo. Dice Travaglio che come Bin Laden fa solo messaggi video ed è vero. Ormai non lo si vede più, fa solo telefonate in diretta o messaggi registrati, forse è morto da 10 anni e non ce ne siamo accorti!!!
Non so cosa verrà dopo ma peggio è difficile (anche se ci lamentavamo di Andreotti e Craxi e ora li rimpiangiamo)

E sono sempre le confessioni di Ruby Rubacuori a infiocchettare il quadro con particolari non proprio edificanti. “Letizia? – dice Ruby a un amico – no lei è la pupilla, io sono invece il culo”

Gli inquirenti hanno esaminato anche la sua stanza (di ruby) nella casa famiglia di Sant’Ilario, dove si accorsero con uno sguardo che non si trattava di un missionario.

Ruby trascorse ad Arcore tutta la notte del 25 aprile. Complimenti per la resistenza.

Il premier: “C’è un disegno per farmi fuori”. No no, ci sono proprio le foto.

E come ha detto il Cardinale Sepe
"anche in Berlusconi c'è l'8 per mille di buono"

Qui l'appello per le dimissioni

mercoledì 19 gennaio 2011

Tutti alle primarie

Questo il mio invito.
Per la prima volta a Bologna delle primarie vere.
Con l'uscita di scena di Cevenini, ottimo candidato, ma anche candidato unico di partito, si è per la prima volta arrivati a primarie dal risultato non scontato.
3 i candidati:
Due (Frascaroli e Zachiroli) che già si erano presentati contro il Cev, sicuri di perdere e ora invece potentemente in corsa.
Uno (Merola) iscritto al partito, ma non candidato unico anche per la sua frequente insofferenza verso l'apparato.
Altri non se la sono sentita, dimostrando poco coraggio e poca fiducia negli elettori.
Mi pare quindi un buon momento per andare a votare.
In questa politica sempre più bordello, pote scegliere i candidati mi pare ottimo. Le primarie non saranno perfette, il PD riesce a perdere anche le primarie del PD, ma intanto ci sono, e possono portare a qualche cambiamento.
Fra i tre candidati io scelgo la Frascaroli per alcuni motivi.
Intanto è una catto-comunista figura politica in cui mi riconosco.
E' poi persona seria che viene dalla società, ha lavorato in caritas, è madre di 3 figli e ne ha avuti 3 in affido e ora altri 2. Non è il candidato perfetto, difetta un po' di personalità e di esperienza politica, ma rappresenta una novità per Bologna.
Penso che il PD bolognese incarni tutti i peggiori difetti del PD nazionale. Proveniente da un PCI radicato sul territorio, maggioritario per anni e anni dal dopo guerra a oggi, si è involuto in una forma di potere slegato dalla società e orientato solo a preservarsi.
Per questo non voterò Merola, che pur persona degna e spesso critica con l'appartato è troppo interno al partito.
Penso che a Bologna serva una scossa, come è successo a Firenze o in Puglia, che serva qualcuno fuori dalle logiche di partito che possa rimescolare un po' le carte.

Quindi domenica 23 tutti al voto!!!

Questo il sito delle primarie

Qui si può trovare il proprio seggio

venerdì 14 gennaio 2011

[Pa3] - Identità di un papà incinto


Copio questo interessante articolo.
Forse un po' datato: le cose ora vanno un po' meglio, in sala parto ti invitano ad entrare, i corsi pre-parto hanno sezioni specifiche per gli uomini ma la condizione di fondo mi pare immutata


La nascita di un figlio, questo evento che sa di "miracolo" e che al contempo ci immerge dentro una compiaciuta nostalgia del mistero della Creazione, come a rammentarci, sia pure solo per uno spizzico infinitesimo di tempo, quel momento felice in cui tutti eravamo amore eterno, lo stesso amore a cui ora aneliamo, rappresenta un fenomeno che include al suo interno tutto un universo femminile fatto di mamma e di nonne, di ostetriche e di mamme altre, di zie e di tate, tutte accomunate dall'essere feconde e accoglienti come la terra e come la natura, cui spesso si da, per l'appunto, l'appellativo di madre. 
E il padre? 
Questo sconosciuto, questo povero Carneade, di cui in pochi si curano?
E i suoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi dubbi, le sue frustrazioni mal celate, la sua gioia, il suo desiderio di scoppiare in lacrime, in riso, in urla che avvisino il mondo ignaro del nuovo evento, questo "piccolo essere" chiamato padre a cui viene riservato il ruolo un po' fantozziano di ricevere dalle braccia di una esperta e sbrigativa infermiera il bimbo già lavato e vestito, per mostrarlo, con prese impacciate, attraverso dei tristissimi ma, quanto mai, opportuni vetri ad un "branco selvaggio" di parenti e amici, questo uomo che incarna l'universo virile della mascolinità, in quale luogo dell'evento viene relegato?
Quale livello di attenzione gli si propone?
Che tipo di ascolto gli si offre? 
Tutto inizia, male, già dal ginecologo, quando il bimbo è ancora nella pancia. A stare di fronte allo specialista in camice bianco non si è in due. Lui, lo specialista, maschio o femmina che sia, vede esclusivamente la "gravida", il resto è solo un'appendice. Non si tratta di un "marito-futuro padre" in apprensione e con mille domande da fare, ma solo di un'appendice, talvolta persino fastidiosa, dell'unica protagonista: la mamma! La mia esperienza con ginecologi di entrambi i sessi è stata sempre frustrante. Bassissimo il livello di attenzione prestatemi, e, persino di fronte a mie domande specifiche ho trovato risposte frettolose e sguardi fermi su ricette e documenti medici, mai sollevati per incontrare i miei occhi, a dare almeno l'impressione di una risposta consapevole.
Prosegue peggio in ospedale, dove il papà, di solito, viene preso in considerazione solo per essere invitato ad andare via, dalla stanza di degenza, dalla stanza della visita medica, dalla sala travaglio, dalla sala parto. E la fatica, il tempo e i soldi spesi per il corso preparto? Là dove ti insegnano le tecniche per aiutare la tua lei nel respiro, per assisterla sul piano psichico, per starle vicino sul piano nervoso? Se poi non ti permettono di vivere accanto a lei tutti i passaggi che precedono il parto a cosa ti serve aver acquisito tutte queste tecniche? Ahimè, dentro la maggior parte delle nostre strutture ospedaliere si ritiene che il parto sia un evento esclusivamente al femminile!
E infatti non va meglio al momento del parto, il cuore della "commedia", il culmine dell'opera che si compie. Questo è il momento in cui il papà del nascituro deve mettere in atto tutte le alchimie possibili per riuscire ad ottenere ciò che, tutto sommato, dovrebbe appartenergli naturalmente. La possibilità di assistere la sua compagna in un momento così delicato e di massima intimità e condivisione, nonché la possibilità di veder nascere il proprio figlio. In questo senso la mia esperienza è stata ancora una volta disarmante, dal momento che, nonostante gli accordi presi con il ginecologo circa la mia presenza in sala parto, quando è giunto il momento, nessuno tra infermieri e medici sapeva che avrei dovuto assistere e così ho visto il lettino di mia moglie varcare la soglia oltre la quale io non potevo andare, bloccato da un personale, in questo caso, molto solerte. Solo per via della mia insistenza il ginecologo alla fine si è ricordato del nostro accordo e mi ha fatto entrare laddove di lì a poco sarebbe nata mia figlia. 
E per concludere questo iter di frustrazioni e di solitudine ospedaliere, a parto avvenuto, al papà, al di là dei primi momenti, nei quali viene solo concesso di godere della presenza di "quest'esserino" minuscolo che ancora bisogna imparare a conoscere, subito dopo è relegato "fuori da tutto", e la sua presenza accanto a figlio e madre è regolata esattamente come quella di un normale visitatore. Questo va proprio al di là di ogni logica naturale, civile e morale! 
Giunti finalmente a casa, il "branco selvaggio" di amici e parenti si precipita a rovinare quel poco di intimità che la nuova famiglia sta cercando faticosamente di costruire, e anche in questo caso, fatta eccezione per la banalissima domanda "come ti senti ora che sei babbo"? spesso formulata senza neanche attendere una risposta, tutte le attenzioni sono per il piccolo e per la mamma. Qui, bisogna riconoscere anche quelli che sono i limiti e la superficialità dell'universo mascolino, all'interno del quale il dialogo difficilmente trova la via dei sentimenti e delle emozioni, lasciando spazio, più facilmente, ad argomenti futili, quali il calcio e il lavoro. Come siamo poveri e paurosi noi maschi quando si tratta di affrontare la nostra intimità!
Fatta questa rapida disamina di ciò che accade ad un padre normale, che non può permettersi la camera privata in una lussuosa e confortevole clinica all'avanguardia, proviamo a considerare quelli che potrebbero, invece, essere i bisogni di un papà incinto. Basterebbe veramente poco! Basterebbe semplicemente che tutti gli interlocutori a cui ci si rivolge quando si è consapevolmente dentro l'evento nascita, si ricordassero che di fronte non hanno solo una mamma da accudire, ma una coppia. Una coppia i cui componenti hanno esigenze differenti, ma che, il più delle volte condivide uguali paure, uguali dubbi, identiche emozioni. E se per un verso è alla mamma che bisogna rivolgere il massimo delle attenzioni, per l'altro occorre ricordare che anche il papà ha necessità di tirare fuori le sue emozioni.
La mia esperienza mi dice che avrei voluto interagire di più con i conduttori e con gli altri padri del corso preparto, mi sarebbe piaciuto fare più domande ed avere più risposte dal ginecologo, per fugare dubbi e paure circa la salute della mia compagna e del bimbo nella pancia, e ancor di più avrei gradito un trattamento "umano", ancor prima che da marito e da padre, in ospedale, dove esistono solo "casi clinici" e difficilmente i medici incontrano persone.
Adesso che la mia bimba è nata, credo possa essere importante raccontare agli altri padri o futuri padri, che, a distanza di mesi le mie emozioni non sono per nulla sopite, che ancora oggi mi commuovo quando la tengo in braccio, mi "sciolgo" quando mi sorride e allunga verso di me le sue braccine mi diventano gli occhi umidi se la vedo nel suo lettino dormire beatamente, e che non posso fare a meno di parlare di lei con amici e persino con colleghi di lavoro, che mi confronto continuamente con la sua mamma circa la salute, le vaccinazioni e su ogni cosa che la riguarda, condividendo anche le paure, perché è soprattutto sulle paure che non bisogna mai tacere, proprio per non dare loro maggiore valenza di quanta non ne abbiano realmente e non amplificare problemi talvolta banali.
Trovo anche molto utile il confronto tra padri, in un dialogo tutto al maschile, circa le dinamiche dell'infanzia, condividendo le diverse esperienze. Ma in tal senso sono pochissimi i miei interlocutori. Sarebbe bello incontrare sul piano delle emozioni tanti altri papà e raccontare loro come ogni giorno guardando mia figlia riesco a stupirmi per il semplice fatto che è mia figlia, e ancora, come nulla per me è tanto straordinario quanto cullare la mia piccola bimba e sentirla dormire tra le mie braccia.
Buona paternità a tutti.

da: Suggerimenti dall'enciclopedia di Diderot
in "Lettera di Famiglia" n. 26, luglio 2002, pagg. 11-13 - Oasi Cana

giovedì 13 gennaio 2011

La violenza

Copio un interessantissimo intervento di Franco Cardini sulla persecuzione dei cristiani letto sul sito ComeDonChisciotte ma tratto dal suo blog e un articolo del solito Jacopo Fo sulla violenza, sugli anni 70 e i black bloc.
Mi paice quado trovo persone serie, competenti e conosciute che dicono in modo chiaro e preciso quello che penso anch'io. Spesso fatico a spiegare le mie ragioni e non sempre ho tutte le nozioni per difenderle. Talvolta sono più impressioni, deduzioni, sensazioni che veri e propri ragionamenti ed avere un riscontro è utile e piacevole

- CRISTIANI PERSEGUITATI -
Alla memoria di padre Stanley Rother, sacerdote cattolico dell’Oklahoma e missionario in Guatemala, martirizzato il 28 luglio 1981 a Santiago de Atitlàn (Guatemala) dagli sgherri di un dittatore al servizio della United Fruits Company e della CIA.
Per lungo tempo, nel mondo musulmano cristiani ed ebrei sono stati tollerati in quanto ahl al-Kitab, con certe limitazioni. Tra VII e XVIII secolo, a parte qualche situazione particolare – Venezia, Genova, Livorno…- nessun musulmano poteva circolare in una città cristiana, mentre gli ebrei dal Cinquecento stavano nei ghetti. In rapporto, la situazione di cristiani e di ebrei nel mondo musulmano era straordinariamente migliore. Certo, problemi d’intolleranza e incidenti potevano accadere anche con frequenza: ma in generale questa era la situazione. Essa è andata modificandosi, in Asia e in Africa, solo in quanto la comunità cristiane hanno potuto ottenere una maggior libertà nella misura in cui i paesi cadevano sotto il regime coloniale europeo: e gli europei, anche quando erano atei, consideravano i cristiani intrinseci alla loro cultura. Tale situazione, peraltro, ha generato frustrazione e rancore nel mondo musulmano (atteniamoci qui ad esso). I disordini in Siria e in Libano nell’Ottocento ne sono un esempio: in Siria, il grande Abd el-Kader dovette intervenire personalmente per impedire il massacro di alcuni cristiani dichiarando agli assalitori, suoi correligionari musulmani, che egli si sarebbe fatto uccidere insieme con gli aggrediti pur d’impedire un’infamia.
Oggi, la diffusa sensazione in Occidente è che le comunità cristiane asiatiche e africane siano in pericolo. E’ vero. Quel che non si dice, però, è che tale intollerabile situazione rappresenta la risposta inadeguata, ingiusta e spesso criminale a uno stato d’ingiustizia e di disagio. Il mondo musulmano si sente a sua volta aggredito e – commettendo un madornale errore – ritiene che la Modernità occidentale e il cristianesimo siano tutt’uno. Falso, sbagliato, insostenibile. La Modernità occidentale – individualista, materialista, fatta d’individui schiavi dei loro vizi e dei loro interessi – è all’antitesi del cristianesimo. Questo è l’errore di molti musulmani: i fondamentalisti islamici ne approfittano.
L’errore degli occidentali è il non capire la natura non religiosa, bensì politica, delle violenza commesse contro le comunità cristiane, il non calcolarne il valore di sia pur colpevole ritorsione, il non vedere le violenze che l’Occidente moderno commette quotidianamente in Africa e in Asia con le sue guerre e la sua politica di sfruttamento e il non rendersi conto che gli assalti alle chiese sono la risposta, maldestra e criminale, a quelle violenze. Siamo dinanzi alla più terribile delle guerre: la guerra tra i poveri. Siamo dinanzi a un conflitto che non vede musulmani contro cristiani, bensì – in tutto il mondo – chi vuole un futuro di pace, di giustizia di dialogo e di equilibrio contro gli estremisti assassini pronti a tutto pur di fomentare la spirale della violenza, quella che alcuni sconsiderati definiscono “scontro di civiltà”.
Qualcuno invoca la reciprocità. Ma la reciprocità è insensata sul piano giuridico, infame su quello morale. Insensata sul piano giuridico, in quanto la reciprocità si può attuare solo tra soggetti giuridici assolutamente equivalenti. Nessuna società cristiana seria può negare a un gruppo di musulmani giordani o maghrebini il diritto di aprire su territorio europeo una moschea col pretesto che il re dell’Arabia saudita non consente sul suo territorio l’apertura di chiese. Infame sul piano morale. Come europeo, io mi sento doverosamente legato a un criterio di tolleranza: sono tenuto a impegnarmi affinché i musulmani del mio paese abbiano diritto a un luogo in cui pregare. Se nel mondo musulmano c’è qualche mascalzone che nega ai cristiani il diritto di pregare sul suo territorio, io non posso permettere ch’egli espanda il suo malvagio potere sugli altri fino ad obbligare me a cambiare convincimenti morali per rispondere al suo cattivo esempio. Io continuo ad essere un uomo libero che difende la libertà: un valore prezioso, che non consento a nessuno di strapparmi e che non posso certo barattare con qualcosa di miserabile come una ritorsione.
E veniamo al fenomeno attuale. Si perseguitano e si massacrano i cristiani. In tutto il mondo. Secondo qualcuno qui da noi, nel “nostro Occidente”, ciò è la conseguenza del fatto che la cultura laicista ha consentito che quello anticristiano in genere, anticattolico in particolare, sia ormai diventato “l’unico pregiudizio accettabile” in un mondo in cui non si può più criticare nessuno senza cadere nelle fittissime maglie libertarie e liberticide del politically correct. C’è molto di vero, in considerazioni di questo tipo. Ma bisogna andare oltre, uscire dal generico.
Secondo altri, il massacro dei cristiani è il risultato della gelida scelta di gruppi fondamentalisti, soprattutto musulmani, i quali hanno pianificato di obbligare con le loro violenze il mondo ad accettare come un fatto reale lo “scontro di civiltà”. Anche in questa tesi c’è qualcosa di vero. Ma l’applicazione del principio del Grande Complotto non solo non risolve nulla, ma nemmeno aiuta a spiegare e a capire.
Poi c’è la ridicola e antistorica tesi secondo la quale i cristiani sono da oltre due millenni le vittime ideali di tutti i carnefici in quanto il cristianesimo è religione d’amore e i fedeli, dal tempo della persecuzione di Nerone in poi, vengono martirizzati opponendo ai loro carnefici solo la loro testimonianza; al massimo, scendono in “guerra giusta”. Balla colossale. Il cristianesimo è senza dubbio religione d’amore, ma le Cristianità storiche sono sempre state società armate e aggressive; la stessa propagazione del Vangelo è avvenuta molto più spesso con la forza che non con la persuasione e l’amore. Dall’editto di Teodosio che rendeva il cristianesimo religione di stato in poi, finché dalla Cristianità occidentale – cattolica e, soprattutto, riformata – ha preso avvìo la rivoluzione occidentale moderna che ha coinciso con il “processo di secolarizzazione” (individualismo, primato dell’economia, logica del profitto, volontà di potenza appoggiata al progresso tecnologico, azzeramento della possibilità di dare un senso alla vita e al mondo) e oltre, al storia dell’occidente, cristiano prima agnostico poi, è stata quella d’una sequenza di violenze e di ferocia. Si tratta di delitti sui quali è scesa la coltre autoassolvente dell’oblìo. Dal massacro dei 4500 sassoni sui campi di Werden voluto da Carlomagno e dai suoi vescovi ai genocidi compiuti dai basileis della dinastia macedone nei Balcani e dagli czar tra Caucaso e steppe dell’Asia centrale alle crociate dei cristiani latini nell’impero bizantino del XIII secolo, nella penisola iberica, del nordest europeo, al destino degli eretici e delle streghe che – divenuto più drammatico a partire dal XIII secolo - ha lambito lo stesso XVIII secolo, fino ai delitti commessi in seguito alla Riforma e alla Controriforma; dalla “pulizia etno-religiosa” della penisola iberica quattro-seicentesca ai “sacri macelli” non solo di Valtellina, ma anche della Ginevra calvinista e della Munster anabattista di Giovanni da Leyda; dalla ferocia di Maria la Sanguinaria a quella di Elisabetta I che “Sanguinaria” non fu mai definita ma che avrebbe pur ben meritato di esserlo, fino alle guerre civili e “religioso-nazionali” in Scozia e in Irlanda, i postumi della seconda delle quali durano ancora; dalle infamie delle “guerre di religione” nella Francia tardocinquecentesca con le sue molte “Notti di San Bartolomeo” e quindi nell’Europa sconvolta dalla guerra dei Trent’Anni che condussero a quella stanchezza del sangue nel nome della quale si siglarono (che si arrivasse, una buona volta, alla mutua inter christianos tolerantia, la quale peraltro – beninteso – non riguardava né i giudei deicidi né i musulmani infedeli…) le paci di Westfalia e dei Pirenei, fino dalle stragi dei native Americans nel centro e nel sud, ma anche nel nord del continente americano e alla “tratta degli schiavi” stivati in catene dall’Africa al nuovo mondo a bordo di vascelli i capitani dei quali conoscevano a memoria interi libri della Bibbia; o del Sudafrica e dell’Oceania, dove i coloni olandesi trovavano nella Bibbia e nell’etica calvinista la giustificazione per il genocidio e la schiavitù. Il Cristo e il Vangelo non hanno alcuna responsabilità di tali orrori; i cristiani e le Chiese storiche ne hanno eccome, come ne hanno gli occidentali moderni e postcristiani che, cessato di giustificarli nel nome della Vita Eterna, hanno continuato a farlo nel nome della civiltà, del progresso, perfino dei “diritti umani”. Hanno imposto l’impero del profitto e dello sfruttamento: e l’hanno chiamato “legge obiettiva del mercato” ed “esportazione della democrazia”.
Da tutto ciò, sono discese inesorabili conseguenza, che vanno comprese ed esaminate con lucidità.
Primo. Oggi i poveri cristiani d’Asia e d’Africa soffrono le conseguenze del fatto che gruppi di assassini fondamentalisti o masse fanatizzate li massacrano in quanto identificano in loro – evidentemente a torto - dei “collaborazionisti” obiettivi delle forze occidentali che hanno asservito e sfruttato per secoli i loro paesi. Un certo attrito tra musulmani o indù e cristiani locali, in quei paesi, era storicamente cronico. L’attuale fase acuta è il frutto della stanchezza degli oppressi d’esser tali e dell’errore di prospettiva nel quale essi, ingannati da una malsana e criminale propaganda, sono caduti. D’altronde, c’e da chiedersi dove fossero e a che cosa stessero pensando, le Anime Belle che oggi s’indignano e spargono lacrime sui poveri innocenti massacrati, com’è accaduto la notte di Capodanno tra i copti d’Alessandria, quando per esempio tra gli Anni Settanta e gli Anni Ottanta gli sgherri della CIA e i gorilas del dittatore calvinista Rios Montt, in Guatemala, massacravano le comunità cristiane dei campesinos e uccidevano i loro preti missionari.
Secondo. Purtroppo, specie nel mondo musulmano, i cristiani oggi sono le vittime innocenti di una serie di regolamenti di conti che riguardano le infinite forme assunte dalla fitna, la “guerra civile” all’interno dell’Islam. Non è un mistero per nessuno che i deprecati regimi islamo-socialisti, ad esempio quelli nasseriano o baath, ponendo l’accento sulla nazionalità, tendevano molto ad attutire se non proprio ad eliminare la soggezione nella quale le comunità cristiane, in quanto dhjimmi (“soggette”, ma anche “protette”), erano abituate a stare nel dar al-Islam. Non stupisce quindi che molti cristiani collaborassero convinti con tali regimi, nei quali alcuni loro membri potevano anche ascendere ad alte cariche (inutile ricordare il caso irakeno di Tarik Aziz). Il fallimento di quei regimi, fermissimamente voluto dalla Superpotenza statunitense e dai suoi consiglieri, ha fatto sì che oggi esistano dal Pakistan all’Algeria forze musulmane che colpiscono i cristiani per aggredire la politica di altre forze, e che gli stessi regimi “laici” in terra islamica, dalla Turchia postkemalista all’Egitto di Mubarak che oppone i musulmani salafiti ai Fratelli Musulmani, tendano ormai a cercar demagogicamente di dimostrare alle loro opinioni pubbliche di non essere “buoni musulmani” meno degli altri. I cristiani sono vittime di questa morsa infernale, che in buona parte è la conseguenza della dissennata politica aggressiva degli Stati Uniti dal 2001 in poi in tutto il Vicino e Medio Oriente. D’altronde, non è un mistero per nessuno che vi sono paesi governati da musulmani fanatici, persecutori dei cristiani e lapidatori di adultere o supposte tali: dei quali però i nostri mass media parlano il meno possibile in quanto essi sono tra i “nostri migliori alleati”: l’Arabia saudita, ad esempio.
Terzo. E’ poi vero che, anche su un piano puramente quantitativo, i massacri dei cristiani – uccisi, beninteso, non in quanto implicati in guerre o in rivolte, ma in quanto professanti la religione della croce - siano più gravi e pesanti di altri? O non è piuttosto vero che, a cominciare dall’Angelus pontificio di ogni domenica mattina diffuso in tutto il mondo, di quei massacri si è capillarmente informati – il che è senza dubbio positivo -, mentre s’ignorano o si sottovalutano invece altri massacri? Chi si è indignato, con sacrosanto motivo, per la strage d’Alessandria di Capodanno, s’indigna poi della pioggia di bombe e di missili che in Afghanistan provoca quotidiani massacri d’innocenti giustificati indiscriminatamente nel nome della “guerra al terrorismo”? S’indigna del “civile sequestro” di centinaia di persone a Guantanamo? Da troppi anni questi poveri morti e queste vittime dell’”esportazioen della democrazia” non sono nemmeno più dei numeri, in quanto si è ornai da tempo perfino rinunziato a tentar di contarli. Questo semplice errore di prospettiva, da noi considerato irrilevante, non passa inosservato altrove: e incrementa la spirale dell’odio e della vendetta, che come sempre accade si ritorce contro obiettivi innocenti.
Non basta quindi chiedere che cessino nel mondo i massacri dei cristiani. Bisogna chiedere che cessino le violenze: e per ottenere questo fine bisogna individuarne le cause. Esse risiedono nell’ingiustizia, che si traduce anzitutto in un’intollerabile disuguaglianza nella distribuzione delle ricchezze del mondo. Senza giustizia, non può esserci libertà: nemmeno libertà religiosa.
Franco Cardini, 12/1/2011

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Anch’io Black Bloc!

C’ero anch’io a lanciare i sassi alla polizia. E mi chiedo come abbia potuto succedere...
La mia storia e' stata un po’ particolare.
Non a tutti capita che ti rapiscono la mamma e la vedi tornare a casa coperta di sangue.
Sono cose che possono farti impazzire.
Ma, devo essere sincero, questo evento tragico incontro' un terreno fertile.
Io sono cresciuto con in testa i film western e la rivoluzione comunista. Armata. Due cose che si combinavano bene insieme.
A quei tempi non c’era quasi nessuno a sinistra che pensasse che si poteva cambiare il mondo senza affrontare e distruggere l’esercito dei padroni.
E devo anche confessare che non lasciai l’Armata Rossa perche' diventai pacifista. Quello accadde dopo.
E forse potrebbe essere utile a molti, che oggi stanno pensando che e' ora “di passare ai fatti” e procurarsi una pistola, sapere come ando'.
Mia madre fu rapita a marzo, passai un mese quasi sempre in casa per starle vicino. Intanto pensavo solo a uccidere. Era l’unico pensiero che avevo in testa. A aprile tornai a scuola. Diedi due ceffoni a un fascista, di fronte a tutti, in un corridoio.
Non avevo mai colpito qualcuno e devo dire che la sensazione fu disgustosa.
In quel periodo militavo nell’ala morbida dell’Autonomia Operaia, mi presentai a un leader dell’ala militarista e mi arruolai.
Così iniziai un anno di addestramento. Perche' non e' che ti mandano a sparare così alla cavolo.
Eravamo una trentina, la colonna studentesca dell’organizzazione. Durante gli scontri di piazza ci portavamo dietro centinaia di simpatizzanti ma il livello militare era composto da una decina di ragazzi. Eravamo divisi in operativo, logistico e informativo, avevamo nomi di battaglia, studiavamo diligentemente come si costruiscono armi rudimentali sui manuali dei Marines americani e dei tupamaros e come si usano quelle vere. Imparai che prima di un’azione non bisogna mangiare niente perche' se ti sparano nella pancia a stomaco pieno muori in 15 minuti per emorragia, se sei a digiuno forse arrivi all’ospedale ancora vivo. La cosa che mi stupisce di quegli anni era che ero proprio convinto che sarei morto in combattimento o che mi sarei fatto cento anni di prigione e non me ne importava nulla. Non vedevo nessuna alternativa. Ricevetti l’ordine di tagliarmi i capelli e di andare in giro con la giacca (la cravatta non era obbligatoria). Mia nonna era contenta di vedermi finalmente “vestito da cristiano in modo decente”.
C’erano lezioni anche su come comportarci se venivamo catturati. Era scontato che ci massacrassero per farci parlare. Il nostro addestratore era pragmatico, dava per scontato che tutti parlano, ma la consegna era di resistere 24 ore per dare tempo ai compagni di scappare.
Insomma, sembrava proprio una cosa seria.
I primi dubbi mi vennero quando prima di un’azione (dovevamo incendiare alcune auto di nemici del popolo) il mio gruppo decise di andare a mangiare una pizza. Una palese violazioni degli ordini.
Lo dissi. Mi risero in faccia. Poi, come accadeva il piu' delle volte, l’azione non si svolse perche' non riuscimmo a trovare le auto da bruciare. Un errore nelle informazioni che ci avevano dato.
Così arrivai a finire il tirocinio e a passare all’azione. E lì iniziai a capire che c’era qualche cosa che non funzionava. Ricevemmo l’ordine di bruciare una decina di automobili con bombe incendiarie a tempo. Fu un disastro perche' ci fornirono indirizzi sbagliati e timer che non funzionavano.
Poi ci fecero lavorare per un paio di mesi alla preparazione di un attentato incendiario contro una multinazionale. Ma i responsabili fecero un po’ di confusione e ci incaricarono di incendiare l’immenso parco auto dell’autonoleggio Avis che non c’entrava niente (GIURO!). Ci fermarono appena in tempo. E tanta grazia che non distruggemmo l’altra Avis, quella dei donatori di sangue…
Poi scoprii che una ragazza bellissima, alla quale facevo la corte, sapeva tutto quello che succedeva in tutti i gruppi armati di Milano perche' aveva rapporti intimi con alcuni capi militari.
Mi chiesi se era saggio iniziare la lotta armata in una situazione nella quale bastava che arrestassero una ragazza con tette fantastiche per decapitare le forze rivoluzionarie nel nord Italia.
Poi durante un’altra azione, fallita come al solito, Marco Barbone abbandono' una borsa con dentro 4 bottiglie molotov chimiche. Sulla borsa c’era scritto a caratteri cubitali MARCO BARBONE e di seguito il suo numero di telefono e indirizzo. Marco si diede alla latitanza per un paio di settimane. Ma nessun poliziotto busso' mai alla sua porta. Mi chiesi se potevo iniziare la lotta armata con gente che andava in azione con il proprio nome scritto ben in evidenza sulla borsa. Poi un altro compagno, durante una spesa proletaria, perse la carta d’identita' nel supermercato. Ci avevano fatto una lezione intera sul fatto di non andare in azione con nulla che ci potesse far identificare ma evidentemente lui quel giorno era assente. Ma gli ando' liscia. Si presento' alla cassa il giorno dopo chiedendo se avevano trovato una carta d’identita'. Gliela restituirono senza che nessuno facesse domande.
Un militante di un gruppo armato con il quale avevamo rapporti stretti, fu arrestato perche' a un posto di blocco consegno' ai poliziotti due patenti. Con due nomi diversi sopra. Quando seppi che un covo delle BR era stato scoperto perche' un brigatista era stato preso con un mazzo di chiavi con su scritto l’indirizzo esatto del deposito di armi iniziai a domandarmi che cosa stesse succedendo al cervello dei rivoluzionari.
A questo punto l’organizzazione ci chiese il battesimo del fuoco. Un’azione armi in pugno. Dovevamo sparare alle gambe al preside di un liceo. Era il Grande Salto per tutta l’organizzazione perche' fino a quel momento non era stato ancora sparato neppure un colpo. Quello era il passo che ci avrebbe rapidamente portati alla lotta clandestina. Io iniziavo ad avere un po’ di dubbi sulle reali possibilita' di un’accozzaglia di distratti totali di battere militarmente le Forze Armate Italiane.
E poi non mi andava di sparare a un povero preside. Quindi usai la mia influenza per convertire i proiettili con un po’ di vernice rossa. Lo scopo dell’azione era verificare la nostra capacita' militare quindi tutto sarebbe stato realizzato come un attacco armato, con tanto di finto scontro tra auto e successivo incendio per bloccare la strada, ma non avremmo sparato.
Arrivo' il giorno dell’ultima riunione, dopo mesi di preparativi e pedinamenti. Io intanto mi ero follemente innamorato di una ragazza e stavamo per partire per il Portogallo in Luna di miele. Intervenni nel mio ruolo di commissario politico della cellula operativa, ribadendo le ragioni che ci avevano fatto decidere l’azione e poi dissi: “Io mi sono innamorato e sto per partire, quindi non vorrei essere arrestato. Propongo di rimandare l’azione a settembre.” Mi aspettavo urla, accuse di tradimento, minacce. Invece tutti accettarono istantaneamente di rimandare. La cosa mi sconvolse. Ero pronto alla rissa e invece…
Così capii che con quei rivoluzionari non sarei riuscito a combinare niente.
Andai in Portogallo, lei mi lascio' per un brasiliano bellissimo incontrato lì, in una comune di Lisbona e io tornai in Italia con un ascesso devastante a un dente e la faccia gonfia in modo spaventoso.
A settembre io e l’altro responsabile degli studenti ci presentammo all’esecutivo nazionale della struttura  militare. Avevamo un piano. Non fu facile perche' il luogo dove si teneva la riunione era segreto. Avevi un appuntamento in un punto, passava una staffetta in moto e ti dava l’indirizzo finale. Meta' delle riunioni non si facevano perche' i delegati si perdevano.
Quando finalmente si riuscì a riunirsi intervenni dicendo: “Noi siamo 200. Mettiamo che riusciamo a diventare settemila. Loro hanno l’aviazione. Come facciamo a sconfiggerli?” Quel che si dice un intervento breve e incisivo.
Una domanda semplice.
Toni Negri mi rispose con il discorso piu' fumoso che abbia mai sentito. Parlo' un’ora e poi la riunione, che doveva decidere la nostra prima vera offensiva militare, fu rimandata.
La volta successiva fu l’altro rappresentante degli studenti a porre la stessa semplice domanda e Toni rispose con lo stesso discorso. Andammo avanti così fino a novembre, bloccando l’esecutivo e prendendo il tempo per organizzare l’uscita del grosso degli studenti medi dall’organizzazione. Uscimmo in 150. E anche la maggioranza degli operai se ne andarono.
Negli anni successivi i pochi che erano restati si divisero in piccole bande, alcune delle quali arrivarono a sparare e uccidere (Toni Negri, che in fin dei conti era un moderato, senza di noi che eravamo l’ala morbida, si trovo' in minoranza e fu esautorato dai durissimi). Tra i durissimi c’era Marco Barbone, che qualche anno dopo finira' per assassinare Valter Tobagi (che per inciso era un suo amico di famiglia, lo scelsero perche' ammazzarlo era piu' facile visto che sapevano tutto di lui…).
Dopo qualche anno alcuni dei duri vennero arrestati e si vide che non erano poi tanto duri. Parlarono e denunciarono 250 compagni.
Una bella mattina del 1979 uscì sul Corriere della Sera che anche io ero tra gli incriminati per banda armata, nonostante fossi uscito prima dell’inizio della guerriglia. Alle 9,30 del mattino ero dal mio avvocato, alle 10 stavo su un treno per Parigi, senza bagagli. Avevo pero' comprato un panettone. Si era sotto Natale e volevo darmi un’aria normale.
Restai latitante all’estero per un mese poi mi dovetti rassegnare al fatto che nessuno mi dava la caccia e rientrai in Italia.
Il mio processo duro' parecchi anni. Finii nella “branchia” chiamata Rosso3, che si occupava degli imputati di basso livello, quelli sfigati. Partii con 16 imputazioni che via via cascarono soprattutto perche' ero accusato di azioni che non erano mai state eseguite.
Sono le accuse migliori perche' e' facile difenderti.
Tanto per dare l’idea del casino che fecero i pentiti, all’udienza finale prima di me c’era un ragazzo che aveva ammesso 17 rapine in banca e che pero' rigettava l’accusa per la diciottesima avanzando la scusa che quel giorno era in una cella d’isolamento sotterranea del carcere le Nuove di Torino. Dopo di lui fu ascoltato un altro militante che aveva ammesso parecchi crimini ma rigettava l’imputazione per un assalto armato a una sede del Msi adducendo la scusa di essere stato, contemporaneamente, sotto anestesia per un intervento di peritonite presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Il giudice pote' solo constatare che c’erano stati alcuni errori.
Quando il giudice mi chiese se avevo qualche cosa da dire mi alzai per spiegare che la mia generazione aveva commesso molti errori e si era macchiata di crimini violenti. Ma avevamo un’attenuante: combattevamo per un mondo migliore. La causa della nostra rabbia erano coloro che avevano attaccato i nostri cortei sparando e uccidendo, che avevano messo le bombe, i ladri e i corrotti che stavano dissanguando l’Italia… Loro non venivano mai processati per i loro immensi crimini. Il mio avvocato mi faceva le boccacce per farmi stare zitto… Ma io dissi quel che che pensavo e che penso ancora. Fino al 1979 nessun manigoldo potente era mai finito in carcere…
Col tempo, grazie al processo e a una serie di racconti di compagni usciti di  prigione (a volte dopo 15 anni), scoprii alcune storie pazzesche su un paio di fatti.
Sapevo che quello che era il capo militare supremo di Rosso, Carlo Saronio, era stato ucciso, ma la controinformazione dell’Autonomia Operaia aveva sostenuto che erano stati i servizi segreti a ucciderlo. Poi venne fuori un’altra versione dei fatti: i rapitori erano dei malavitosi comunisti che avevano ricevuto l’ordine di rapirlo. A dare quest’ordine era stato il secondo capo militare supremo di Rosso. Tale Fioroni. Si disse che avevano usato troppo cloroformio e Saronio aveva avuto un infarto.
Fioroni poi fu catturato con in mano i soldi del riscatto, fu tra i piu' notevoli pentiti, per numero di incriminati. Denuncio' anche me. Non mi conosceva ma evidentemente nonostante la segretezza sapeva che, nel 1974, facevo ancora parte del gruppo. Essere figlio di persone famose in questi casi non e' un vantaggio… Gli avevano riferito che avevo dato fuoco a una serie di colonnine per dare l’allarme alla polizia che erano state sistemate in varie zone di Milano. Per mia fortuna anche questo attentato non era mai stato realizzato…
In realta' non era stato neppure progettato da noi…
Poi scoprii che alcuni sostenevano che questo Fioroni si trovasse sotto il traliccio sul quale morì Feltrinelli. Tutti ci eravamo chiesti come poteva Feltrinelli andare a piazzare una carica di esplosivo con la spoletta gia' innestata… va beh che erano tutti pazzi ma questo sembrava eccessivo. Altri parlavano di soldi e armi spariti dopo la morte dell’editore guerrigliero.
Incontrai anche militanti di altre organizzazioni armate, usciti dopo aver scontato pene dai dieci anni in su e chiesi loro di raccontare le loro storie. Volevo sapere se solo il nostro gruppo era pieno di distratti e criminali. Le storie che ho raccolto sono veramente incredibili e mostruose.
La piu' agghiacciante e' il racconto di quel che successe a Torino quando Prima Linea decise di ammazzare “qualche agente” per vendicare l’uccisione di quattro militanti che, secondo la controinformazione, erano stati giustiziati nel sonno (non so se fosse la verita'). Fattosta' che quattro guerriglieri si appostano, due in un bar e due di fronte, sono armati fino ai denti. Chiamano le forze dell’ordine dicendo che e' in corso una rissa. Arriva una macchina, 3 agenti entrano nel bar e vengono presi in mezzo da un fuoco intenso di due pistole, un fucile a canne mozze e una mitraglietta. Rispondono al fuoco svuotando i caricatori. Un pandemonio. Si sparano addosso per cinque minuti e nessuno dei contendenti viene colpito. Un proiettile vagante uccide pero' un povero ragazzo che passava di lì.
Per motivi di parita' sessuale avevano dato la mitraglietta all’unica ragazza del gruppo. Che sparando un’ultima raffica colpisce la gamba di un compagno, che peraltro pare fosse anche il suo fidanzato. Il che ha fatto sorgere varie congetture. 
Il nucleo si ritira trascinandosi dietro il ferito che perde sangue dalla gamba crivellata. Da una cabina telefonica chiamano il numero di emergenza per avere l’indirizzo del pronto soccorso clandestino. Risponde un dirigente di Prima Linea che a fatica ammette che hanno mentito: non esiste nessun pronto soccorso clandestino. Allora quelli del nucleo di fuoco dicono: “Ok, veniamo lì e vi ammazziamo tutti.” Il ferito intanto rischia di morire. Mentre loro si dirigono verso il covo della direzione, quelli cercano un medico per evitare di essere giustiziati come traditori bastardi. Riescono a contattare quelli di Rosso che il pronto soccorso mobile ce l’aveva veramente. Parte un’auto da Milano. Arrivano a Torino e improvvisano una sala operatoria. Hanno una macchina per le radiografie. Ma e' del tipo che usano i dentisti. Così devono fare 30 radiografie di 4 centimetri per 4 e attaccarle con il nastro adesivo per avere il quadro di tutta la gamba. Ovviamente sbagliano un paio di cose e il ferito poi restera' zoppo.
Negli anni scoprii anche che la nostra controinformazione raccontava parecchie balle. Ad esempio, Potere Operaio nel 1973, convinse tutti che i suoi militanti non erano colpevoli dell’incendio nel quale morirono i fratelli Stefano e Virgilio Mattei, Stefano era un bimbo di otto anni. Così, nel 1974, mi trovai a realizzare un libro a fumetti nel quale si sosteneva, tra l’altro, la versione di Potere Operaio, che fu accettata subito da tutto il Movimento (solo recentemente gli autori di quel crimine hanno confessato…).
Sarebbe stato per noi inconcepibile scoprire che dei compagni erano responsabili della morte di un bambino. Ma era proprio così.
Spero che queste storie possano far riflettere qualche giovane black bloc su quel che sta facendo.
Penso che in mezzo ai ragazzi che distruggono le vetrine e incendiano le auto oggi non ci siano solo provocatori… ci siano parecchi che agiscono in buona fede, convinti come lo eravamo noi, che passare alla violenza sia l’unico modo per reagire alle ingiustizie.
Raccontare qui le ragioni della scelta pacifista e dell’idea che con la violenza non si arriva mai a niente di buono sarebbe lungo (ho spiegato la mia conversione al pacifismo  in un libro uscito nel 1980: “Come fare il comunismo senza farsi male”)
E forse a un ragazzo che e' caduto nella trappola della via militare a un mondo migliore, questi racconti sull’idiozia dei violenti possono far sorgere dubbi piu' di qualunque discorso teorico.
Come ho detto la mia fede nella lotta armata inizio' a vacillare quando mi resi conto che ero circondato da dementi (e forse anch’io non ero troppo lucido).
Quel che capii e' che la violenza e' fisiologicamente legata alla stupidita' e alla disonesta'. Sono le persone peggiori quelle che hanno piu' probabilita' di fare carriera e arrivare ai vertici di un’organizzazione militare segreta. Il crimine e' ovviamente parente della violenza: si attraggono. Chi e' senza scrupoli e' spesso piu' bravo a menar le mani. E i piu' coraggiosi nelle battaglie sovente sono solo i piu' cretini e incoscienti.
Al di la' delle ragioni strategiche e morali la violenza e' sempre sbagliata perche' puoi star certo che gli stupidi, i mediocri e i criminali prendono il sopravvento.
Non c’e' modo di evitarlo. E’ la natura della guerra.
Racconti analoghi me li faceva mio nonno Felice Fo sulla Resistenza. Lui era tenente del Cnl e dopo il 25 aprile del 1945, aveva autonomamente deciso di formare una squadra di partigiani che andavano a bloccare le esecuzioni sommarie che alcuni partigiani veri criminali e alcuni criminali falsi partigiani, stavano organizzando per regolare conti in sospeso o semplicemente per appropriarsi di denaro e altri beni. Arrivavano nei paesi sul lago Maggiore e armi alla mano si facevano consegnare i prigionieri. Liberavano quelli che evidentemente erano solo vittime di un crimine e quelli che avevano qualche reale responsabilita' li portavano in carcere perche' fossero processati. Salvo' parecchi fascisti come prima aveva salvato parecchi ebrei, portandoli clandestinamente in svizzera approfittando del fatto che era ferroviere.
La banalita' del bene…
E credo che sia un peccato che siano pochi i libri scritti dai reduci della fallita rivoluzione comunista italiana che raccontano la verita' dell’orrenda stupidita' militarista.
Anche a molti che si sono sinceramente ravveduti scoccia raccontare quant’eravamo coglioni e tragicamente ridicoli.
Così tralasciano i particolari imbarazzanti.
Io quindici anni fa decisi di raccontare una storia di quegli anni ben diversa da quelle che circolano. Insieme a Sergio Parini scrivemmo “1968. C’era una volta la rivoluzione” per Feltrinelli.
Se quanto ti ho detto non ti ha convinto e decidi che la guerriglia e' l’unica via per salvare il mondo, ti chiedo almeno di prefiggerti di farla bene. Se vuoi evitare di trovarti con una decina di pentiti che ti accusano di parecchi reati scegli molto attentamente i tuoi compagni di lotta.
Se un cretino di offre una pistola riflettici: se e' pirla non puoi fidarti.
Quindi se una persona ti sta offrendo una pistola prima di accettare chiediti se e' tra le persone migliori che conosci.
Se ti rifiuti di prendere una pistola dalle mani di un pirla non diventerai mai un terrorista. E’ un sistema infallibile.
PS
Due anni fa i giornali hanno pubblicato i nomi dei criminali che hanno rapito e seviziato mia madre.
Sinceramente ho passato un giorno intero a chiedermi se era il caso di prendere la macchina e andare ad ammazzarli uno per uno. Poi ho deciso di non farlo. Non e' stato facile. Io non perdono niente, solo trovo che ucciderli non cambierebbe nulla, non risarcirebbe in nessun modo mia madre per quello che ha patito. Non le darebbe nessuna soddisfazione se io le consegnassi il cuore di quegli esseri. Mia madre ha bisogno di un figlio che l’abbracci. I proiettili non danno la serenita'.
Mai.
(La vendetta comunista e' una stronzata.)