Copio d Carta
La vittoria di Lugo scuote il Paraguay
Con la vittoria di Fernando Lugo ex vescovo di San Pedro, il Paraguay ha voltato pagina, ponendo fine a 61 anni di potere del Partito Colorado, il partito stato della dittatura del generale Stroessner e poi dell’ambigua transizione verso la democrazia cominciata nel 1989.
Nonostante la campagna politica centrata sul pericolo comunista della candidatura di Fernando Lugo, accusato di essere amico delle Farc e di Chavez, nonostante la vecchia pratica del mercato dei voti, nonostante le intimidazioni e le aggressioni nei confronti dell’opposizione e in particolare del movimento indigeno e contadino Tekojoja, il popolo paraguaiano, ha scelto il cambiamento.
Dopo decenni di clientelismo e corruzione, di uno stato che fabbricava miseria ed espelleva i suoi cittadini, la vittoria di Lugo rappresenta una boccata di ossigeno per una popolazione ridotta alla povertà, dove poche famiglie detengono l’80 per cento della ricchezza del paese.
Un paese che possiede enormi risorse naturali come il gas e il bacino idrico guaranì, una delle più grandi risorse d’acqua dolce del pianeta e una popolazione di circa 6 milioni di abitanti, di cui uno su due vive in un profondo stato povertà.
Quando, circa un anno e mezzo fa, il movimento Tekojoja, aveva chiesto al vescovo vicino alla teologia della liberazione di candidarsi alle elezioni, nessuno avrebbe potuto immaginare una vittoria così schiacciante.
A fermare la candidatura di Lugo ci avevano provato in tanti. Il Vaticano che lo aveva prontamente sospeso a divinis, i proprietari terrieri minacciandolo di morte durante tutta la campagna e infine il partito Colorado appellandosi alla Corte Suprema per dichiararlo ineleggibile a causa della sua appartenenza al clero cattolico.
Che Lugo rappresenti un’assoluta novità lo si poteva capire già un anno fa quando lanciò una grande manifestazione nella capitale di Asuncion, durata un giorno e una notte, per chiedere le dimissioni del governo corrotto di Nicanor Duarte Frutos. Per la prima volta, dopo la fine della dittatura, nella piazza di Asuncion, davanti al Panteon c’era tutto il popolo paraguaiano. Un milione di persone, campesinos venuti coi carretti trainati da cavalli dalle regioni più lontane, vecchi e giovani indigeni guaranì e macà, c’erano i partiti della sinistra che mai in questi anni aveva ottenuto rappresentanti in parlamento, insieme ai liberali e ai cattolici, c’erano i giovani del Mas [Movimento per l’alternativa al socialismo] insieme ai vecchi del Partito comunista paraguyano. Gente che non si sarebbe mai incontrata se non fosse stato per Lugo, che era stato in contatto con i movimenti contadini, con i giovani disoccupati, durante il suo lavoro di vescovo, per la sua capacità di unire con allegria, di saper ascoltare, aldilà delle rigidità degli apparati dei vecchi partiti. Dopo quella manifestazione, la coalizione che si era formata in appoggio a Lugo, l’Alianza patriotica por el cambio, ha ottenuto il 41 per cento dei voti in una delle elezioni più partecipate della storia del Paraguay.
Durante la conferenza stampa, Lugo si è rivolto alle persone stipate sulla Plaza de la Catedral dicendo «siete voi i colpevoli della allegria del popolo paraguaiano. Questa giornata segna una nuova pagina della nostra storia. D’ora in poi il nostro paese verrà riconosciuto per la sua onestà per la giustizia sociale, non più per la corruzione e l’impunità».
Non sarà facile per Lugo e per l’Alianza por el cambio governare. L’apparato clientelare che da sessant’anni governa il Paese alimentato da una corruzione impressionante, cercherà di resistere a ogni tentativo di cambiamento. L’opposizione non farà sconti all’ex vescovo. Proprietari assoluti della vita e della terra paraguyana, faranno di tutto per neutralizzare qualsiasi tentativo di riforma o di ridistribuzione sociale con il rischio di provocare una situazione di destabilizzazione simile a quella che il governo Evo Morales soffre in Bolivia. Sarà importante capire cosa faranno Brasile e Argentina, se riusciranno a passare dalla retorica della solidarietà al sostegno effettivo a un paese che deve recuperare la sua sovranità e il suo ruolo nell’ambito del Mercosur.
Al telefono il premio nobel alternativo paraguayano Martin Almada ha la voce incrinata dalla commozione: «Non chiedermi cosa accadrà domani, come farà Lugo a risolvere tutti i problemi. Oggi mi basta sentire l’allegria del mio popolo, erano anni che non la sentivo più. La cosa più bella di questa mattina è che il trionfo di Lugo segna la fine dell’impunità e rappresenta la caduta dell’ultima frontiera della repressione e del neoliberismo che negli anni settanta hanno insanguinato, impoverito e umiliato la nostra America. Quel blocco dominante di mostruosi interessi economici, militari e politici alimentato dalla Cia e dai governi nordamericani attraverso il terrorismo economico, la tortura, le sparizioni, che in Paraguay era riuscito a sopravvivere fino a ieri, oggi è stato sconfitto»
Manfredo Pavoni Gay
[21 Aprile 2008]
martedì 22 aprile 2008
Buone notizie
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