"Il nostro strumento principale è la preghiera". "Naturalmente il nostro è un grido non soltanto a Dio, ma anche agli uomini". "Non taciamo. Facciamo il possibile per arrivare alle orecchie dei potenti".
"Dinanzi all'incendio che divampa, insanguinando il Medio Oriente, abbiamo un dovere cogente e urgente, irrinunciabile: impetrare da Dio il dono della pace. "Non domani o dopodomani, ma oggi!, subito!".
"Né gli atti terroristici né le rappresaglie, soprattutto quando vi sono tragiche conseguenze per la popolazione civile, possono giustificarsi".
"Sono particolarmente vicino alle inermi popolazioni civili, ingiustamente colpite da un conflitto di cui sono solo vittime, in particolare la grande moltitudine di libanesi che ancora una volta vedono distrutto il loro paese e hanno dovuto abbandonare tutto e cercare scampo altrove".
"Voglio riaffermare il diritto dei libanesi all'integrità e sovranità del loro Paese, il diritto degli israeliani a vivere in pace nel loro Stato e il diritto dei palestinesi ad avere una patria libera e sovrana". (Angelus 24 luglio 2006)
lunedì 31 luglio 2006
Dov'e' Dio?
In relazione alla guerra Israelo Libanese di questi giorni copio questo bellissimo racconto di Eli Wiesel
Dov'e' Dio?
"Ho visto altre impiccagioni, ma non ho mai visto un condannato piangere, perche' gia' da molto tempo questi corpi inariditi avevano dimenticato il sapore amaro delle lacrime.
Tranne che una volta. L'Oberkapo del 52° commando dei cavi era un olandese: un gigante di piu' di due metri. Settecento detenuti lavoravano ai suoi ordini e tutti l'amavano come un fratello. Mai nessuno aveva ricevuto uno schiaffo dalla sua mano, un'ingiuria dalla sua bocca. Aveva al suo servizio un ragazzino un pipel, come lo chiamavamo noi. Un bambino dal volto fine e bello, incredibile in quel campo.(A Buna i pipel erano odiati: spesso si mostravano piu' crudeli degli adulti. Ho visto un giorno uno di loro, di tredici anni, picchiare il padre perche' non aveva fatto bene il letto. Mentre il vecchio piangeva sommessamente l'altro urlava: "Se non smetti subito di piangere non ti portero' piu' il pane. Capito?". Ma il piccolo servitore dell'olandese era adorato da tutti. Aveva il volto di un angelo infelice).
Un giorno la centrale elettrica di Buna salto'. Chiamata sul posto la Gestapo concluse trattarsi di sabotaggio. Si scopri' una traccia: portava alblocco dell'Oberkapo olandese. E li', dopo una perquisizione, fu trovata una notevole quantita' di armi. L'Oberkapo fu arrestato subito. Fu torturato per settimane, ma inutilmente: non fece alcun nome. Venne trasferito ad Auschwitz e di lui non si senti piu'parlare.
Ma il suo piccolo pipel era rimasto nel campo, in prigione. Messo alla tortura resto' anche lui muto. Allora le S.S. lo condannarono a morte, insieme a due detenuti presso i quali erano state scoperte altre armi.
Un giorno che tornavamo dal lavoro vedemmo tre forche drizzate sul piazzale dell'appello: tre corvi neri. Appello. Le S.S. intorno a noi con le mitragliatrici puntate: la tradizionale cerimonia. Tre condannati incatenati, e fra loro il piccolo pipel, l'angelo dagli occhi tristi. Le S.S. sembravano piu' preoccupate. Piu' inquiete del solito. Impiccare un ragazzo davanti a migliaia di spettatori non era un affare da poco. Il capo del campo lesse il verdetto. Tutti gli occhi erano fissati sul bambino. Era livido, quasi calmo, e si mordeva le labbra. L'ombra della forca lo copriva. Il Lagerkapo si rifiuto' questa volta di servire da boia. Tre S.S. lo sostituirono. I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi. - Viva la liberta'! - gridarono i due adulti. Il piccolo, lui, taceva.
- Dov'e' il Buon Dio? Dov'e? - domando' qualcuno dietro di me.
A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte.
Silenzio assoluto. All'orizzonte il sole tramontava.
- Scopritevi! - urlo' il capo del campo. La sua voce era rauca. Quanto a noi, noi piangevamo.
- Copritevi! -
Poi comincio' la sfilata. I due adulti non vivevano piu'. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora...
Piu' di una mezz'ora resto' cosi', a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti.
Dietro di me udii il solito uomo domandare:
- Dov'e' dunque Dio? -
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
- Dov'e'? Eccolo: e' appeso li', a quella forca... -
Quella sera la zuppa aveva un sapore di cadavere."
[ Elie Wiesel, La notte, Firenze, Giuntina, 1980]
Dov'e' Dio?
"Ho visto altre impiccagioni, ma non ho mai visto un condannato piangere, perche' gia' da molto tempo questi corpi inariditi avevano dimenticato il sapore amaro delle lacrime.
Tranne che una volta. L'Oberkapo del 52° commando dei cavi era un olandese: un gigante di piu' di due metri. Settecento detenuti lavoravano ai suoi ordini e tutti l'amavano come un fratello. Mai nessuno aveva ricevuto uno schiaffo dalla sua mano, un'ingiuria dalla sua bocca. Aveva al suo servizio un ragazzino un pipel, come lo chiamavamo noi. Un bambino dal volto fine e bello, incredibile in quel campo.(A Buna i pipel erano odiati: spesso si mostravano piu' crudeli degli adulti. Ho visto un giorno uno di loro, di tredici anni, picchiare il padre perche' non aveva fatto bene il letto. Mentre il vecchio piangeva sommessamente l'altro urlava: "Se non smetti subito di piangere non ti portero' piu' il pane. Capito?". Ma il piccolo servitore dell'olandese era adorato da tutti. Aveva il volto di un angelo infelice).
Un giorno la centrale elettrica di Buna salto'. Chiamata sul posto la Gestapo concluse trattarsi di sabotaggio. Si scopri' una traccia: portava alblocco dell'Oberkapo olandese. E li', dopo una perquisizione, fu trovata una notevole quantita' di armi. L'Oberkapo fu arrestato subito. Fu torturato per settimane, ma inutilmente: non fece alcun nome. Venne trasferito ad Auschwitz e di lui non si senti piu'parlare.
Ma il suo piccolo pipel era rimasto nel campo, in prigione. Messo alla tortura resto' anche lui muto. Allora le S.S. lo condannarono a morte, insieme a due detenuti presso i quali erano state scoperte altre armi.
Un giorno che tornavamo dal lavoro vedemmo tre forche drizzate sul piazzale dell'appello: tre corvi neri. Appello. Le S.S. intorno a noi con le mitragliatrici puntate: la tradizionale cerimonia. Tre condannati incatenati, e fra loro il piccolo pipel, l'angelo dagli occhi tristi. Le S.S. sembravano piu' preoccupate. Piu' inquiete del solito. Impiccare un ragazzo davanti a migliaia di spettatori non era un affare da poco. Il capo del campo lesse il verdetto. Tutti gli occhi erano fissati sul bambino. Era livido, quasi calmo, e si mordeva le labbra. L'ombra della forca lo copriva. Il Lagerkapo si rifiuto' questa volta di servire da boia. Tre S.S. lo sostituirono. I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi. - Viva la liberta'! - gridarono i due adulti. Il piccolo, lui, taceva.
- Dov'e' il Buon Dio? Dov'e? - domando' qualcuno dietro di me.
A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte.
Silenzio assoluto. All'orizzonte il sole tramontava.
- Scopritevi! - urlo' il capo del campo. La sua voce era rauca. Quanto a noi, noi piangevamo.
- Copritevi! -
Poi comincio' la sfilata. I due adulti non vivevano piu'. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora...
Piu' di una mezz'ora resto' cosi', a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti.
Dietro di me udii il solito uomo domandare:
- Dov'e' dunque Dio? -
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
- Dov'e'? Eccolo: e' appeso li', a quella forca... -
Quella sera la zuppa aveva un sapore di cadavere."
[ Elie Wiesel, La notte, Firenze, Giuntina, 1980]
mercoledì 5 luglio 2006
La destra presentabile
Riprendendo le affermazioni sulla destra presentabile e impresentabile del mio post Alcune considerazioni politiche in vista delle elezioni, vorrei tranquillizzare i miei amici di destra: le paure dello strapotere della rosa nel pugno o di rifondazione sono finite con alcune blande dichiarazioni sulla procreazione assistita e una debole protesta contro la missione in Afganistan. Le politiche invece di "destra presentabile" si sono concretizzate con il prode D'Alema che si reca prima negli stati Uniti a lisciare Condoleeza e poi in russia dove apre il nostro mercato alla gazprom (leggi mafia russa) in cambio del gas (nessuno ovviamente ha accennato alla Cecenia). Rispetto al precedente governo qualcosa si fa, sara' un'impressione, saro' condizionato dalla propaganda di sinistra, ma questo governo mi pare faccia qualcosa, non di sinistra, ma si muove, gli altri mi sembravano solo una manica di ladroni. In politica estera Berlusconi era riuscito solo ad andare in texas a dare pacche sulle spalle a Bush e a invitare Putin in Sardegna, e alla prima crisi siamo quasi rimasti senza riscaldamento, D'Alema ci garantisce il gas (a prezzo dei diritti umani, ma non si puo' avere tutto!!!). Di sinistra ho visto solo la discussione sulla missine in Afganistan stigmatizzata da D'Alema come un problema di coscienza di alcuni senatori, problema che lui ovviamente non ha.
Anche sulle liberalizzazioni sono un po' perplesso: ok togliere privilegi antichi e ingiusti, pero' attenzione! vendere i farmaci al supermercato fara' forse abbassare i prezzi (mah?), togliera' privilegi alle farmacie, ma li dara' ai supermercati che certo non ne hanno bisogno. Togliere privilegi va bene, ma va fatto con molta attenzione, non si puo' improvvisamente togliere qualcosa anche se era ingiusto. Faccio un esempio: io acquisto una licenza per il taxi calcolando di guadagnare una certa cifra, su quella faccio dei conti, degli investimenti per il futuro, che ne so un mutuo, poi liberalizzano le licenza e il mio guadagno cala, che faccio? Insomma, stiamo ad aspettare, e speriamo in qualcosa di nuovo (sto aspettando Pecoraro Scanio per vedere se e' un cioccapiatti o uno con le palle)
Anche sulle liberalizzazioni sono un po' perplesso: ok togliere privilegi antichi e ingiusti, pero' attenzione! vendere i farmaci al supermercato fara' forse abbassare i prezzi (mah?), togliera' privilegi alle farmacie, ma li dara' ai supermercati che certo non ne hanno bisogno. Togliere privilegi va bene, ma va fatto con molta attenzione, non si puo' improvvisamente togliere qualcosa anche se era ingiusto. Faccio un esempio: io acquisto una licenza per il taxi calcolando di guadagnare una certa cifra, su quella faccio dei conti, degli investimenti per il futuro, che ne so un mutuo, poi liberalizzano le licenza e il mio guadagno cala, che faccio? Insomma, stiamo ad aspettare, e speriamo in qualcosa di nuovo (sto aspettando Pecoraro Scanio per vedere se e' un cioccapiatti o uno con le palle)
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