martedì 30 giugno 2009
1 su 5
E' il risultato di eletti e non eletti fra le mie preferenze.
Solo la Serracchiani ce l'ha fatta e alla grande: prima nel nord-est per il PD (144.000 voti).
Niente da fare per Nicoletti alle europee, De Pasquale in provincia, Trigari in comune e Amodeo in Quartiere.
Peccato.
Comunque avere le preferenze e' una cosa imprescindibile, fa davvero la differenza, soprattutto a livello locale, che ci abbiano tolto questa possibilita' alle politiche e' davvero un'infamia.
Sono uscito dal seggio davvero soddisfatto, avevo votato i partiti e le persone che reputavo piu' adatte a condurre la cosa pubblica.
I risultati non mi hanno premiato, ma poco importa.
Mi dispiace particolarmente per De Pasquale che aveva fatto un buon lavoro nel mandato precedente e per giochi interni di partito non puo' continuare il suo lavoro.
Con lui condivido non solo un'amicizia personale ma anche un'identita' di vedute politiche.
Davvero in questo caso la politica si e' dimostrata lontana dal cittadino: e' difficile sapere cosa un politico fa, ed e' difficile essere premiato o bocciato dagli elettori, contano molto di piu' le scelte di partito.
Sono invece contento del ballottaggio: sia di esserci andati, sia del risultato.
Ho votato Favia della lista Grillo proprio per andare al ballottaggio e non dare troppo potere subito a Del Bono (come era successo con Cofferati). Favia fra l'altro e' stato eletto consigliere.
Al secondo turno ho votato Del Bono e sono contento che una grande maggioranza l'abbia sostenuto: vedremo cosa riesce a fare.
venerdì 26 giugno 2009
mercoledì 24 giugno 2009
Famiglia Cristiana contro il berlusconismo
Ecco il bellissimo articolo di don Antonio Sciortino su Famiglia Cristiana. Finalmente si alza dalla Chiesa una voce chiara.
don Antonio risponde alle lettere dei lettori senza incertezze o linguaggi poco chiari, nota la difficolta' dei cristiani in questoperiodo politico e richiama chi governa a una maggiore responsabilita'
«Il presidente del Consiglio non deve illudersi che la Chiesa taccia. La Chiesa non rinfaccia nulla a nessuno, per carità cristiana, ma è evidente che i vescovi hanno una precisa morale da difendere». Così comincia l’intervista a monsignor Ghidelli, vescovo di Lanciano e Ortona, noto biblista, apparsa domenica 21 giugno sul Corriere della Sera, a proposito delle vicende che hanno investito una delle più alte cariche istituzionali del Paese.
Il suo disagio e quello di altri vescovi hanno fatto eco all’editoriale di Avvenire, in cui si chiedeva al presidente del Consiglio «un chiarimento sufficiente a sgomberare il terreno dagli interrogativi più pressanti, che non vengono solo dagli avversari politici ma anche da una parte di opinione pubblica non pregiudizialmente avversa al premier».
Il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Mogavero, ha aggiunto: «Tra il livello pubblico, di governo, e quello privato e inviolabile, di coscienza, c’è un terzo piano: quello dell’immagine. I comportamenti di chi governa possono determinare maggiore credibilità oppure una delegittimazione, parziale o totale. Certi comportamenti possono incrinare la fiducia fino a una delegittimazione di fatto».
Chi ha l’onore e l’onere di servire il Paese (senza servirsene), per di più con una larga maggioranza, quale mai si era vista nella storia della Repubblica, è doveroso che si dedichi a questo importante compito senza "distrazioni", che un capo di Governo non può permettersi. L’alta responsabilità comporta restrizioni di movimenti e comportamenti adeguati alla carica, per servire a tempo pieno il Paese e dedicarsi totalmente al "bene comune" dei cittadini.
A maggior ragione oggi, che il Paese è alle prese con una delle più gravi crisi economiche (ma anche morali) che abbia mai affrontato, con moltissime famiglie sulla soglia della povertà, lavoratori senza più occupazione e giovani precari a vita, senza futuro e speranza. Che esempio si dà alle giovani generazioni con comportamenti "gaudenti e libertini", o se inculchiamo loro i valori del successo, dei soldi, del potere: traguardi da raggiungere a ogni costo, anche tramite scorciatoie e strade poco limpide?
Oggi il Paese più che di polveroni e distrazioni, necessita di maggiore sobrietà, coerenza e rispetto delle regole. E, soprattutto, chiarezza. Non solo a parole, ma concretamente, con i fatti. A poco servono imbarazzanti e deboli difese d’ufficio dei vari "corifei", "caudatari" o "maschere salmodianti" (come li ha definiti qualcuno), che ci propinano a ogni ora ritornelli e moduli stantii, a difesa dell’indifendibile. Onel tentativo "autolesionista" di minimizzare tutto, spostando la mira su altri bersagli. Ancora peggio, poi, quando "la pezza è più grande dello sbrego" come si dice, e si definisce il presidente del Consiglio «l’utilizzatore finale» di un giro di prestazioni a pagamento (ammesso che sia vero), e si considerano le donne "merce", di cui «si potrebbe averne quantitativi gratis». Naturalmente.
Non basta la legittimazione del voto popolare o la pretesa del "buon governo" per giustificare qualsiasi comportamento, perché con Dio non è possibile stabilire un "lodo", tanto meno chiedergli l’"immunità morale". La morale è uguale per tutti: più alta è la responsabilità, più si ha il dovere del buon esempio. E della coerenza, che è ancora una virtù, e dà credibilità alle persone e alle loro azioni.
Sull’operato del presidente del Consiglio oggi fanno riflettere certi silenzi "pesanti", anche all’interno della stessa maggioranza. La Chiesa, però, non può abdicare alla sua missione e ignorare l’emergenza morale nella vita pubblica del Paese. Nessuno pensi di allettarla con promesse o ricattarla con minacce perché non intervenga e taccia. I cristiani (come dismostrano le lettere dei nostri lettori) sono frastornati e amareggiati da questo clima di decadimento morale dell’Italia, attendono dalla Chiesa una valutazione etica meno "disincantata". Non si può far finta che non stia succedendo nulla, o ignorare il disagio di fasce sempre più ampie della popolazione, e dei cristiani in particolare.
Il problema dell’esempio personale è inscindibile per chiunque accetta una carica pubblica. In altre nazioni, se i politici vengono meno alle regole (anche minime) o hanno comportamenti discutibili, sono costretti alle dimissioni. Perché tanta diversità in Italia? L’autorità senza esemplarità di comportamenti non ha alcuna autorevolezza e forza morale. È pura ipocrisia o convenienza di interessi privati. Chi esercita il potere, anche con un ampio consenso di popolo, non può pretendere una "zona franca" dall’etica. Né pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa: è il classico "piatto di lenticchie", da respingere al mittente.
Parlando di De Gasperi, grande statista trentino, Benedetto XVI l’ha indicato come modello di moralità per i governanti: «Il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano di incoraggiamento e stimolo per coloro che reggono le sorti dell’Italia, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo». «De Gasperi», ha aggiunto il Papa, «è stato autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza».
In una nota pubblicata dal Sir (Servizio informazione religiosa, cioè l’agenzia di notizie dei vescovi) del 26 maggio scorso, Riccardo Moro afferma che le vicende personali del premier offrono «un contributo sgradevole al sereno sviluppo dei rapporti democratici». E al premier che assicura di "chiarire in futuro" i dubbi sollevati dalla stampa nazionale ed estera, chiede: «Ma se nulla di quanto è ignoto è riprovevole, perché rinviare? Se non vi è nulla da nascondere, alimentare i misteri rinviando spiegazioni, rivela una considerazione della stampa e dell’opinione pubblica particolarmente irriguardosa». E aggiunge: «La libera stampa indipendente è uno dei fondamenti della democrazia per il controllo sull’azione del Governo e per veicolare informazione e dialogo democratico tra i cittadini, non un disturbo nell’azione democratica».
Di fronte all’Italia che arranca, di fronte al polverone mediatico sulle vicende del premier, i problemi reali del Paese (famiglia, lavoro, immigrati, riforme...) sono passati in secondo ordine. C’è da augurarsi, quanto prima, che da una "politica da camera da letto" si passi alla vera politica delle "camere del Parlamento", restituite alla loro dignità e funzioni. Prima che la fiducia dei cittadini verso le istituzioni prenda una via senza ritorno. A tutto c’è un limite. Quel limite di decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le debite conseguenze.
lunedì 15 giugno 2009
Referendum 21-22 giungo 2009
E si torna a votare!!!!! Per il referendum sulla legge elettorale e, a Bologna, anche per il ballottaggio del Sindaco.
Referendum davvero difficile. La legge è una porcata a detta di Calderoli che l'ha fatta, viene infatti simpaticamente chiamata il porcellum, ma perchè e come cambiarla?
La cosa peggiore è la mancanza delle preferenza, ma con un referendum non si possono inserire, il referendum è solo abrogativo.
L'altro lato negativo è che il premio di maggioranza viene attribuito su base nazionale per la camera e su base regionale per il senato, così su può avere la maggioranza assoluta in una delle due camere e non nell'altra, alla faccia della governabilità. Anche questo però difficilmente modificabile via referendum.
Terzo aspetto secondo me sbagliato è il premio di maggioranza unito allo sbarramento: o l'uno o l'altro, così ci si trova nella situazione attuale in cui la coalizione di governo ha la maggioranza assoluta e l'opposizione è rappresentata solo da chi ha superato il 4%. Se vogliamo garantire la governabilità va bene il premio di maggioranza ma non si capisce perchè l'opposizione non debba essere rappresentata da tutti. Oppure sbarramento, ma niente premio di maggioranza: i partiti che rappresentano abbastanza elettori si accordano per governare o fare opposizione. Ma questo pare un problema poco sentito.
Tutte cose che non si cambiano con un referendum
Infatti il referendum a cui siamo chiamati prevede 2 modifiche:
abolizione delle colazioni, cioè premio di maggioranza al partito che ha avuto più voti. 2 quesiti, uno per la camera e uno per il senato
vietato candidarsi in più di un collegio
Non sono d'accordo.
Ok si governa meglio, ma io continuo a credere che la pluralità sia un valore.
I promotori portano come esempio, Inghilterra, Francia, Stati Uniti, ma a me non piacciono. In questi paesi ci sono due soli grandi partiti praticamente identici, è chiaro che se si limitano i gruppi si tende ad un appiattimento, gli estremi vengono riassorbiti, e se questo aiuta la governabilità, riduce lo spazio di miglioramento e di innovazione. Io credo che chi vince debba governare, ma che tutte le voci debbano essere sentite.
La democrazia non è la dittatura della maggioranza ma la valorizzazione delle minoranze.
Il secondo punto invece mi pare giusto, si evitano così le candidatura acchiappa voti che lasciano nella mani di pochi la scelta di chi viene eletto.
Insomma penso che voterò 2 NO e 1 SI
La legge andrebbe cambiata discutendo in parlamento.
Molto più interessante di questi quesiti è la proposta di legge di iniziativa popolare di Grillo:
ineleggibilità dei condannati
limitazione a due legislature
reinserimento delle preferenze
Ma quella sono due anni che resta negli scatoloni dellaCommissione Affari Costituzionali
Per un approfondimento rimando al sito dei referendari
Allego il testo dei tre quesiti, come faranno a farceli stare nella scheda!!!!
Quesito numero 1. Scheda di colore verde: premio di maggioranza alla lista più votata alla Camera
Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, titolato “Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei Deputati”, limitatamente alle seguenti parti:
art. 14-bis, comma 1: “I partiti o i gruppi politici organizzati possono effettuare il collegamento in una coalizione delle liste da essi rispettivamente presentate. Le dichiarazioni di collegamento debbono essere reciproche.”;
art. 14-bis, comma 2: “La dichiarazione di collegamento è effettuata contestualmente al deposito del contrassegno di cui all’articolo 14. Le dichiarazioni di collegamento hanno effetto per tutte le liste aventi lo stesso contrassegno.”;
art. 14-bis, comma 3, limitatamente alle parole: “I partiti o i gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare depositano un unico programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione.”;
art. 14-bis, comma 4, limitatamente alle parole “1, 2 e”;
art. 14-bis, comma 5, limitatamente alle parole: “dei collegamenti ammessi”;
art. 18-bis, comma 2, limitatamente alle parole: “Nessuna sottoscrizione è altresì richiesta per i partiti o gruppi politici che abbiano effettuato le dichiarazioni di collegamento ai sensi dell’art. 14-bis, comma 1, con almeno due partiti o gruppi politici di cui al primo periodo e abbiano conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento europeo, con contrassegno identico a quello depositato ai sensi dell’art. 14.”;
art. 24, numero 2), limitatamente alle parole: “alle coalizioni e”;
art. 24, numero 2), limitatamente alle parole: “non collegate”;
art. 24, numero 2), limitatamente alle parole: “, nonché per ciascuna coalizione, l’ordine dei contrassegni delle liste della coalizione”;
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: “delle liste collegate appartenenti alla stessa coalizione”;
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: “di seguito, in linea orizzontale, uno accanto all’altro, su un’unica riga”;
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: “delle coalizioni e”;
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: “non collegate”;
art. 31, comma 2, limitatamente alle parole: “di ciascuna coalizione”;
art. 83, comma 1, numero 2): “2) determina poi la cifra elettorale nazionale di ciascuna coalizione di liste collegate, data dalla somma delle cifre elettorali nazionali di tutte le liste che compongono la coalizione stessa, nonché la cifra elettorale nazionale delle liste non collegate ed individua quindi la coalizione di liste o la lista non collegata che ha ottenuto il maggior numero di voti validi espressi;”;
art. 83, comma 1, numero 3), lettera a): “a) le coalizioni di liste che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 10 per cento dei voti validi espressi e che contengano almeno una lista collegata che abbia conseguito sul piano nazionale almeno il 2 per cento dei voti validi espressi ovvero una lista collegata rappresentativa di minoranze linguistiche riconosciute, presentata esclusivamente in una delle circoscrizioni comprese in regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbia conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nella circoscrizione;”;
art. 83, comma 1, numero 3), lettera b), limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: “non collegate”;
art. 83, comma 1, numero 3), lettera b), limitatamente alle parole: “, nonché le liste delle coalizioni che non hanno superato la percentuale di cui alla lettera a) ma che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 4 per cento dei voti validi espressi ovvero che siano rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in una delle circoscrizioni comprese in regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nella circoscrizione”;
art. 83, comma 1, numero 4), limitatamente alle parole: “le coalizioni di liste di cui al numero 3), lettera a), e”;
art. 83, comma 1, numero 4), limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: “coalizione di liste o”;
art. 83, comma 1, numero 4), limitatamente alle parole: “coalizioni di liste o”;
art. 83, comma 1, numero 5), limitatamente alle parole: “la coalizione di liste o”;
art. 83, comma l, numero 6): “6) individua quindi, nell’àmbito di ciascuna coalizione di liste collegate di cui al numero 3), lettera a), le liste che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 2 per cento dei voti validi espressi e le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in una delle circoscrizioni comprese in regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nella circoscrizione, nonché la lista che abbia ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale tra quelle che non hanno conseguito sul piano nazionale almeno il 2 per cento dei voti validi espressi;”;
art. 83, comma 1, numero 7): “7) qualora la verifica di cui al numero 5) abbia dato esito positivo, procede, per ciascuna coalizione di liste, al riparto dei seggi in base alla cifra elettorale nazionale di ciascuna lista di cui al numero 6). A tale fine, per ciascuna coalizione di liste, divide la somma delle cifre elettorali nazionali delle liste ammesse al riparto di cui al numero 6) per il numero di seggi già individuato ai sensi del numero 4). Nell’effettuare tale divisione non tiene conto dell’eventuale parte frazionaria del quoziente così ottenuto. Divide poi la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista ammessa al riparto per tale quoziente. La parte intera del quoziente così ottenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, in caso di parità di resti, alle liste che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale nazionale; a parità di quest’ultima si procede a sorteggio. A ciascuna lista di cui al numero 3), lettera b), sono attribuiti i seggi già determinati ai sensi del numero 4);”;
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole: “varie coalizioni di liste o”;
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole: “per ciascuna coalizione di liste, divide il totale delle cifre elettorali circoscrizionali di tutte le liste che la compongono per il quoziente elettorale nazionale di cui al numero 4), ottenendo così l’indice relativo ai seggi da attribuire nella circoscrizione alle liste della coalizione medesima. Analogamente,”;
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: “coalizione di liste o”;
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: “coalizioni di liste o”;
art. 83, comma 1, numero 8), limitatamente alle parole: “coalizioni o”;
art. 83, comma 1, numero 9): “9) salvo quanto disposto dal comma 2, l’Ufficio procede quindi all’attribuzione nelle singole circoscrizioni dei seggi spettanti alle liste di ciascuna coalizione. A tale fine, determina il quoziente circoscrizionale di ciascuna coalizione di liste dividendo il totale delle cifre elettorali circoscrizionali delle liste di cui al numero 6) per il numero di seggi assegnati alla coalizione nella circoscrizione ai sensi del numero 8). Nell’effettuare tale divisione non tiene conto dell’eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide quindi la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna lista della coalizione per tale quoziente circoscrizionale. La parte intera del quoziente così ottenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati alle liste seguendo la graduatoria decrescente delle parti decimali dei quozienti così ottenuti; in caso di parità, sono attribuiti alle liste con la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parità di quest’ultima, si procede a sorteggio. Successivamente l’Ufficio accerta se il numero dei seggi assegnati in tutte le circoscrizioni a ciascuna lista corrisponda al numero dei seggi ad essa attribuito ai sensi del numero 7). In caso negativo, procede alle seguenti operazioni, iniziando dalla lista che abbia il maggior numero di seggi eccedenti, e, in caso di parità di seggi eccedenti da parte di più liste, da quella che abbia ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale, proseguendo poi con le altre liste, in ordine decrescente di seggi eccedenti: sottrae i seggi eccedenti alla lista in quelle circoscrizioni nelle quali essa li ha ottenuti con le parti decimali dei quozienti, secondo il loro ordine crescente e nelle quali inoltre le liste, che non abbiano ottenuto il numero di seggi spettanti, abbiano parti decimali dei quozienti non utilizzate. Conseguentemente, assegna i seggi a tali liste. Qualora nella medesima circoscrizione due o più liste abbiano le parti decimali dei quozienti non utilizzate, il seggio è attribuito alla lista con la più alta parte decimale del quoziente non utilizzata. Nel caso in cui non sia possibile fare riferimento alla medesima circoscrizione ai fini del completamento delle operazioni precedenti, fino a concorrenza dei seggi ancora da cedere, alla lista eccedentaria vengono sottratti i seggi in quelle circoscrizioni nelle quali li ha ottenuti con le minori parti decimali del quoziente di attribuzione e alle liste deficitarie sono conseguentemente attribuiti seggi in quelle altre circoscrizioni nelle quali abbiano le maggiori parti decimali del quoziente di attribuzione non utilizzate.”;
art. 83, comma 2, limitatamente alle parole: “la coalizione di liste o”;
art. 83, comma 2, limitatamente alle parole: “coalizione di liste o”;
art. 83, comma 2, limitatamente alle parole: “di tutte le liste della coalizione o”;
art. 83, comma 3, limitatamente alle parole: “coalizioni di liste e”;
art. 83, comma 3, limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: “coalizione di liste o”;
art. 83, comma 3, limitatamente alle parole: “coalizioni di liste o”;
art. 83, comma 4: “L’Ufficio procede poi, per ciascuna coalizione di liste, al riparto dei seggi ad essa spettanti tra le relative liste ammesse al riparto. A tale fine procede ai sensi del comma 1, numero 7), periodi secondo, terzo, quarto, quinto, sesto e settimo.”;
art. 83, comma 5, limitatamente alle parole: “numero 6),”;
art. 83, comma 5, limitatamente alle parole: “e 9)”;
art. 83, comma 5, limitatamente alle parole: “coalizione di liste o”;
art. 83, comma 5, limitatamente alle parole: “coalizioni di liste o”;
art. 84, comma 3: “Qualora al termine delle operazioni di cui al comma 2, residuino ancora seggi da assegnare alla lista in una circoscrizione, questi sono attribuiti, nell’àmbito della circoscrizione originaria, alla lista facente parte della medesima coalizione della lista deficitaria che abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente. Qualora al termine di detta operazione residuino ancora seggi da assegnare alla lista, questi sono attribuiti, nelle altre circoscrizioni, alla lista facente parte della medesima coalizione della lista deficitaria che abbia la maggiore parte decimale del quoziente già utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente.”;
art. 84, comma 4, limitatamente alle parole: “e 3”;
art. 86, comma 2, limitatamente alle parole: “, 3”?»
Quesito numero 2. Scheda di colore bianco: premio di maggioranza per la lista più votata al Senato
Volete voi che sia abrogato il Decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, titolato “Testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione del Senato della Repubblica”, limitatamente alle seguenti parti:
art. 1, comma 2, limitatamente alle parole: "di coalizione";
art. 9, comma 3, limitatamente alle parole: "Nessuna sottoscrizione è altresì richiesta per i partiti o gruppi politici che abbiano effettuato le dichiarazioni di collegamento ai sensi dell'art. 14-bis, comma 1, del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, con almeno due partiti o gruppi politici di cui al primo periodo del presente comma e abbiano conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento europeo, con contrassegno identico a quello depositato ai sensi dell'art. 14 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957.";
art. 11, comma 1, lettera a), limitatamente alle parole: "alle coalizioni e";
art. 11, comma 1, lettera a), limitatamente alle parole: "non collegate";
art. 11, comma 1, lettera a), limitatamente alle parole: ", nonché, per ciascuna coalizione, l'ordine dei contrassegni delle liste della coalizione";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "delle liste collegate appartenenti alla stessa coalizione";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "di seguito, in linea orizzontale, uno accanto all'altro, su un'unica riga";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "delle coalizioni e";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "non collegate";
art. 11, comma 3, limitatamente alle parole: "di ciascuna coalizione";
art. 16, comma 1, lettera a), limitatamente alle parole: ". Determina inoltre la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna coalizione di liste, data dalla somma delle cifre elettorali circoscrizionali di tutte le liste che la compongono";
art. 16, comma 1, lettera b), numero 1): “1) le coalizioni di liste che abbiano conseguito sul piano regionale almeno il 20 per cento dei voti validi espressi e che contengano almeno una lista collegata che abbia conseguito sul piano regionale almeno il 3 per cento dei voti validi espressi;”;
art. 16, comma 1, lettera b), numero 2), limitatamente alle parole: "non collegate";
art. 16, comma 1, lettera b), numero 2), limitatamente alle parole: "nonché le liste che, pur appartenendo a coalizioni che non hanno superato la percentuale di cui al numero 1), abbiano conseguito sul piano regionale almeno l'8 per cento dei voti validi espressi";
art. 17, comma 1, limitatamente alle parole: "le coalizioni di liste e";
art. 17, comma 1, limitatamente alle parole: "coalizioni di liste o";
art. 17, comma 1, limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizione di liste o";
art. 17, comma 2, limitatamente alle parole: "la coalizione di liste o";
art. 17, comma 3: “Nel caso in cui la verifica di cui al comma 2 abbia dato esito positivo, l'ufficio elettorale regionale individua, nell'àmbito di ciascuna coalizione di liste collegate di cui all'articolo 16, comma 1, lettera b), numero 1), le liste che abbiano conseguito sul piano circoscrizionale almeno il 3 per cento dei voti validi espressi. Procede quindi, per ciascuna coalizione di liste, al riparto, tra le liste ammesse, dei seggi determinati ai sensi del comma 1. A tale fine, per ciascuna coalizione di liste, divide la somma delle cifre elettorali circoscrizionali delle liste ammesse al riparto per il numero di seggi già individuato ai sensi del comma 1, ottenendo così il relativo quoziente elettorale di coalizione. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide poi la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna lista ammessa al riparto per il quoziente elettorale di coalizione. La parte intera del quoziente così ottenuta rappresenta il numero dei seggi da assegnare a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali queste ultime divisioni hanno dato i maggiori resti e, in caso di parità di resti, alle liste che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parità di quest'ultima si procede a sorteggio. A ciascuna lista di cui all'articolo 16, comma 1, lettera b), numero 2), sono attribuiti i seggi già determinati ai sensi del comma 1.”;
art. 17, comma 4, limitatamente alle parole: "alla coalizione di liste o";
art. 17, comma 5, limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizioni di liste o";
art. 17, comma 5, limitatamente alle parole, ovunque ricorrono: "coalizione di liste o";
art. 17, comma 5, limitatamente alle parole: "alle coalizioni di liste e";
art. 17, comma 6: “Per ciascuna coalizione l'ufficio procede al riparto dei seggi ad essa spettanti ai sensi dei commi 4 e 5. A tale fine, per ciascuna coalizione di liste, divide il totale delle cifre elettorali circoscrizionali delle liste ammesse al riparto ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettera b), numero 1), per il numero dei seggi ad essa spettanti. Nell'effettuare tale divisione non tiene conto dell'eventuale parte frazionaria del quoziente così ottenuto. Divide poi la cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna lista per quest'ultimo quoziente. La parte intera del risultato così ottenuto rappresenta il numero dei seggi da attribuire a ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alla lista per la quale queste ultime divisioni abbiano dato i maggiori resti e, in caso di parità di resti, a quelle che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale circoscrizionale.”;
art. 17, comma 8: “Qualora una lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati nella circoscrizione regionale e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi ad essa spettanti, l'ufficio elettorale regionale assegna i seggi alla lista facente parte della medesima coalizione della lista deficitaria che abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente. Qualora due o più liste abbiano una uguale parte decimale del quoziente, si procede mediante sorteggio.”;
art. 17-bis, limitatamente alle parole: “e 6”;
art. 19, comma 2: “Qualora la lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati in una circoscrizione e non sia quindi possibile attribuirle il seggio rimasto vacante, questo è attribuito, nell'àmbito della stessa circoscrizione, ai sensi dell'articolo 17, comma 8."».
Quesito numero 3, scheda di colore rosso: abrogazione di candidature muiltiple
Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, titolato “Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei Deputati”, limitatamente alle seguenti parti:
art. 19, limitatamente alle parole: “nella stessa”,
art. 85
Art. 19
1. Nessun candidato può essere incluso in liste con diversi contrassegni nella stessa o in altra circoscrizione, pena la nullità dell'elezione. Nessun candidato può essere incluso in liste con lo stesso contrassegno in più di tre circoscrizioni, pena la nullità dell'elezione.
Art. 85
1. Il deputato eletto in più circoscrizioni deve dichiarare alla Presidenza della Camera dei deputati, entro otto giorni dalla data dell'ultima proclamazione quale circoscrizione prescelga. Mancando l'opzione, si procede al sorteggio.
lunedì 8 giugno 2009
L'Italia è un paese normale
So che iniziare il mio post smentendo Berlusconi e' fare il suo gioco, ma lui e' furbo, utilizza un metodo vecchio ma efficace e si e' costretti a seguirlo. B. spara delle affermazioni pazzesche a cui non bisognerebbe dare ascolto, ma i suoi sottoposti le rilanciano come fossero cose serie e allora bisogna rispondere perchè se no diventano verità.
In questo modo si e' sempre in rincorsa.
Comunque, dopo questa premessa, voglio notare solo che l'Italia non e' un feudo di adoranti seguaci lobotomizzati di Berlusconi, ma come sempre e come in tutti i paesi, alle europee si fa un voto di protesta, e B. e' stato gia' molto bravo a perdere poco e a rimanere il primo partito, ricordo perfino la DC battuta dal PCI alle europee, ma le sparate del 75% degli italiani entusiasti del governo, del PDL al 45%, del governo al 51% sono state smentite.
Peccato che la sinistra ci abbia creduto e abbia fatto tutta la campagna elettorale temendo questa eventualità. Anche le dichiarazioni post-voto ricalcano questo pensiero: "Per fortuna non ce l'ha fatta!!!".
Passando a considerazioni piu' politiche:
Purtroppo bisogna fare considerazioni come dire di minima. Ancora scossi dalla disfatta delle politiche e schiacciati dalla grande abilita' mediatica del centro destra si ragiona ai minimi termini: ci dobbiamo rallegrare che Berlusconi non abbia stravinto, e dobbiamo sommare i voti di 4 o 5 partiti per fare valutazioni a nostro favore.
Leggo un po' le cifre:
PDL 35,26%, Lega 10,20% = 45,46%
PD 26,13%, Idv 8%, Prc-Pdci 3,38%, SL 3,12% = 40,63%
UDC 6,5%
Bonino-Pannella 2,4%
Insomma il governo tiene bene, ma l'opposizione, per quanto frammentata non e' distrutta.
PDL: presentato da molti come sconfitto, mi pare invece tenga bene in un voto non facile.
B. e' forse vittima delle sue stesse affermazioni, ma io penso che essendo un abile politico abbia sparato alto per entusiasmare gli elettori, per ottenere il risultato che ha ottenuto, senza le sparate propagandistiche sull'entusiasmo degli italiani, senza la ricerca del plebiscito personale avrebbe anche potuto perdere, i suoi elettori potevano disertare le urne, non per sfiducia ma per disinteresse, invece cosi' pur apparendo sconfitto riesce a rimanere a galla. Con gli scandali che lo hanno coinvolto, con i pochi risultati portati a casa, con una evidente sudditanza alla Lega poteva davvero tracollare.
Lega: risultato previsto. Il voto Lega e' sempre voto di protesta e poi al governo ha fatto tutto quello che aveva promesso.
PD: e qui si fanno proprio considerazioni di minima. Un partito uscito distrutto moralmente dalla sconfitta alle politiche, che cambia segretario senza un congresso a tre mesi dalle elezioni e' un miracolo che raggiunga il 26%. Salvato solo dal voto utile anti-berlusconi e dal buon lavoro di Franceschini.
IdV: stesso discorso della Lega. Voto di protesta aiutato dalla buona opposizione fatta e dalla buone candidature. L'IdV e' l'unico partito che candida persone al di fuori del movimento, perfino Franca Rame e' stata eletta nelle sue liste.
Prc-Pdci SL: e qui passiamo alle dolenti note. Raddoppiano i consensi rispetto alle politiche e per dabbenaggine riescono a non entrare al parlamento europeo. Non riesco davvero a capire cosa ci volesse a presentarsi uniti: essendoci le preferenze non si rischiava neanche di deludere gli elettori o di essere accusati di opportunismo elettorale, peggio fu alle politiche, tutti assieme per ovvie ragioni di legge elettorale, senza poter scegliere i candidati, ora invece ognuno avrebbe pesato per i voti ricevuti. Incredibili!!!!
UDC: successo annunciato. Casini ha fatto una scelta coraggiosa non entrando nel PDL e mettendosi all'opposizione, scelta gia' premiata alle politiche. Ha fatto un'ottima opposizione e si e' candidato come rifugio per i cattolici che non se la sentono di votare Berlusconi.
Bonino-Pannellla: un risultato onorevole, ma non sufficiente.
Insomma poteva andare peggio.
Ma se la sinistra non si riprende, se non si entusiasma di nuovo, se non si rinnova, ci terremo il berlusconismo per altri venti anni.
Gli italiani non sono come voglio farceli apparire, tutti interessati ai reality e a fregare il prossimo, entusiasti di uno che frega piu' degli altri. Alcuni sono cosi' altri no. Ricordiamoci che abbiamo avuto presidente del consiglio anche Craxi, non e' che un tempo si stava molto meglio!!!!
Quindi si tratta solo di crederci, ricordiamoci sempre di Obama: un nero al Cairo ad entusiasmare una platea di mussulmani!!!
P.S: per quanto riguarda i miei candidati aspetto le amministrative, ma alle europee Debora Serracchiani ha avuto circa 101.000 preferenze!!!! EVVAI
mercoledì 3 giugno 2009
Europee
La sinistra 'estrema' si e' divisa (ancora) e io non la voto. Dividersi alle europee con sbarramento al 4% quando alle politiche si e' arrivati al 3,084 e' da deficienti.
Pare proprio che di politica non capiscano nulla.
In Europa non spreco il voto come ho fato in Italia.
Se qui aveva un senso per dimostrare comunque la mia posizione, per fare opposizione anche da fuori il parlamento, che senso ha in Europa? Cosa dimostro restando fuori? In Italia posso sempre portare avanti le mie idee con manifestazioni, incontri, assemblee, cercando di convincere altre persone, ma in Europa che posso fare? faccio una manifestazione a Bruxelles? l'unica sarebbe associarsi con tutti i partiti di sinistra che non hanno raggiunto il quorum e provare a fare gruppo comune, ma mi pare piuttosto difficile. Lo sbarramento penso sia una cosa assolutamente antidemocratica anche se leggo che c'è in molti altri paesi e se può avere un senso in Italia per aiutare la governabilità (anche se e' discutibile), in Europa a che serve?
I partiti nazionali si riuniscono in gruppi europei, se un partito ha una percentuale minima, ma e' riuscito a farsi eleggere perchè non dovrebbe potersi unire ad altri?
Comunque c'e' e bisogna rendersene conto.
Presentarsi divisi alle europee e' sempre servito a contarsi, ma con lo sbarramento non serve a nulla, perche' molti faranno il mio ragionamento e quindi l'unico risultato sarà di non essere nemmeno in Europa. Ci si poteva presentare uniti ed evidenziare le preferenze, cosi' si poteva arrivare al fatidico 4% e contarsi in base agli eletti. Restano i partiti 'grossi': PD, IDV, UDC.
PDL e Lega nemmeno li considero. L'UDC non mi convince, e' un buon centro, cattolico e opposto a Berlusconi, ma mi pare troppo simile alla DC, con alcuni nomi buoni ma troppo immanicata con la mafia. Le candidature poi non mi esaltano: Magdi Allam, Emanuele Filiberto... nel nord est non conosco nessuno dei candidati.
IDV non e' un brutto voto: nel nord-est c'e' De Magistris, pero' Di Pietro con tutti i meriti che ha per l'opposizione che riesce a fare e' troppo forcaiolo per i miei standard.
Mi resta il PD. Non una gran scelta, ma come ho gia' detto mi sta piacendo Franceschini e qui da noi c'e' Debora Serracchiani, di cui ho gia' parlato contestando la candidatura alle europee, ma che mi pare un volto un po' nuovo e forse davvero desiderosa di cambiare qualcosa.
Per parlare male del PDL riporto qui un messaggio che mi e' arrivato dalla newsletter di Varani:
ELEZIONI EUROPEE - (Bo, 29/5/09)- Nella libertà sovrana del Pdl, cominciano a girare legittime proposte di preferenze per candidati in Europa. Anche Varani ha le sue eventuali proposte per amici interessati (Berlusconi, Cancian, Gardini). Rammentiamo che abbiamo 3 (diconsi tre) preferenze e che è assolutamente opportuno una venga riservata a Berlusconi.
Veramente penoso: posso accettare, anche se a fatica, che Berlusconi voglia fare delle europee un plebiscito personale, ma andargli dietro in modo cosi' pedissequo e servile mi fa ribrezzo. Se in coscienza uno si sente di votare Berlusconi per approvare il suo operato ben venga, le preferenze sono 3 per cui le altre possono servire per mettere chi davvero si vuole mandare in Europa, ma dire che e' assolutamente opportuno e' solo servilismo.
E per dire finalmente qualcosa di buono del PD
Dal sito di Debora Serracchiani: