E io ti ho sollevata figlia per vederlo megilo, io che non parto e sto a guardarti finche' rimango sveglio R.Vecchioni - Stranamore Appartengono alla letteratura tutti i libri che si possono leggere due volte. Nicolás Gómez Dávila Anche un orologio rotto segna l'ora giusta due volte al giorno N.N. Ho una collezione di conchiglie immensa. La tengo sparsa per le spiagge di tutto il mondo. Steven Wright Mettere in ordine la casa mentre i tuoi figli sono ancora piccoli è come spalare il viale prima che smetta di nevicare. Phyllis Diller Le mie opinioni possono essere cambiate, ma non il fatto che ho ragione Ashleigh Brillant Non voglio raggiungere l'immortalità con il mio lavoro. Voglio arrivarci non morendo Woody Allen Non temere che la fine del mondo arrivi oggi. In Australia è già domani Charles Schultz Prima vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi vennero per i socialdemocratici io non dissi nulla perché non ero socialdemocratico Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi nulla perché non ero sindacalista. Poi vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa. Martin Niemöller I vescovi cubani a Roma, striscione in piazza San Pietro: Dio c'e' guevara Fiorello Baldini - Viva Radio 2 Senti che fuori piove, senti che bel rumore V. Rossi - Sally La Terra possiede risorse sufficienti per provvedere ai bisogni di tutti, ma non all’avidita’ di alcuni. Ghandi Sei cattivo? Mangia le cipolle Gioia "Come... Come ho fatto ad arrivare qui?" "Ci vorrebbe un altro terrestre per spiegarlo. I terrestri sono bravissimi a spiegare le cose, a dire perchè questo fatto è strutturato in questo modo, o come si possono provocare o evitare altri eventi. Io sono un talfamadoriano, e vedo tutto il tempo come lei potrebbe vedere un tratto delle Montagne Rocciose. Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia. Non si presta ad avvenimenti o spiegazioni. E' e basta. Lo prenda momento per momento, e vedrà che siamo tutti, come ho detto prima, insetti nell'ambra." "Lei mi ha l'aria di non credere nel libero arbitrio" disse Billy Pilgrim Kurt Vonnegut - Mattatoio N. 5 Gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo di aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all'indietro, per unirsi alla formazione. Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracoloso magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici d'acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemati ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi d'acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia, però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutto a nuovo. Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri d'acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, a separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli nel terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più fare male a nessuno. Kurt Vonnegut - Mattatoio N. 5 La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci I. Asimov - Salvor Hardin, Foundation Col. Kurtz: Lei e’ un assassino? Cap. Willard: Sono un soldato. Col. Kurtz: Ne’ l' uno ne’ l' altro. Lei e’ un garzone di bottega che e’ stato mandato dal droghiere a incassare i debiti sospesi Apocalypse Now Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro’ che, nel vostro senso io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati ed oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. don Milani La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza G. Orwell - 1984 Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore Tiziano Terzani La religione non e' verita', la verita' e' religione Ghandi Avete notato che tutti coloro che sono a favore del controllo delle nascite sono gia' nati? Benny Hill E risuona il mio barbarico yawp sui tetti del mondo W. Wytman - Leaves of grass C'è chi sale e c'è chi scende e c'è chi, come me, sta sdraiato in mezzo a una strada N.N Sono rimasto con un pugno di mosche morte in mano Steve I believe in God And I believe that God Believes in Claude Hair - Manchester England England Come ti senti ragazzo? Cattivo e figlio di puttana signore! Apocalypse now Dio interamente si fece uomo, ma uomo fino all'infamia, uomo fino alla dannazione e all'abisso. Per salvarci, avrebbe potuto scegliere uno qualunque dei destini che tramano la perplessa rete della storia; avrebbe potuto essere Alessandro o Pitagora o Rurik o Gesù; scelse un destino infimo: fu Giuda J.L. Borges - Finzioni: Tre versioni di Giuda Poi riflettei che ogni cosa, a ogniuno, accade precisamente, precisamente ora. secoli e secoli, e solo nel presente accadono i fatti; innumerevoli uomini nell'aria, sulla terra e sul mare, etutto ciò che arealmete accade, accade a me J.L. Borges - Finzioni: Il giardino dei sentieri che si biforcano Richy: Ho preso 8 nel compito di francese, per questo ho studiato tutta notte Potsy: Io invece sono andato male, ma ho dormito benissimo Happy days Egoista, certo, perchè no, perchè non dovrei esserlo, quando c'ho il mal di stomaco con chi potrei condividerlo? V. Rossi - Cosa succede in città Gli uomini di Bologna sono i più gentili, mordaci e dabbene di tutta Italia, per cui anche avendoli amici, e amici di tutita prova, bisogna permetter loro di dir male e di prendersi beffe di voi, almeno un paio di volte al mese. Senza questo sfogo creperebbero; voi ne perdereste degli amici servizievoli e devoti, ed il mondo degli spiritni allegri e frizzanti. Quanto alle donne sono le più liete e disimpacciate che si possono desiderare.... I. Nievo - Le memorie di un ottuagenario Umano è quello che fannno gli uomini Soprannaturale è quello che fanno i santi No Umano è quello che fai tu Soprannaturale è quello che dovresti fare tu Kyra Bene, voi lo spate quanto me, le ragazze non sono realmente morali. Sa il cielo che noi abbiamo abbastanza nella testa per riuscire ad essere a un tempo queste due difficili cose: pratiche e romantiche. Sono assolutamente certa che non è mai vissuta una sola ragazza in possesso di una vera coscienza. I ragazzi hanno una morale, le ragazze hanno canoni standard. Questa è pressapoco l'unica grande e profonda differenza che esiste fra ragazzi e ragazze. Forse ecco perchè tutte le grandi religioni le hanno inventate i ragazzi, mentre le ragazze, a quanto pare, non sono destinate a inventare altro di più bello delle lettere d'amore e delle liste della spesa! D.Grubb - Le voci di Glory La donna non è una fortezza da espugnare, ma un giardino in cui passeggiare Kyra Ciò che apparente non ha senso è un po' difficile da spiegare, ma forse solo perchè ha ragioni più profonde di ciò che apparentemente il senso ce l'ha M.di Franco - 54 giorni sulla cima del monte bianco Il prossimo sono quelle persone che Dio ha mandato sulla terra per ricordarci che siamo soli Frate indovino Sono cose che si possono perdonare ma non dimenticare Kyra Lontano è ciò che lo è e profondo il profondo chi lo può toccare? Ecclesiaste 7-24 NULLI SE DICIT MULIER MEA NUBERE MALLE QUAM MIHI NON SE JUPITER IPSE PETAT DICIT: SED MULIER CUPIDO QUOD DICIT AMANTI IN VENTO ET RAPIDA SCRIBERE OPORTET AQUA La mia donna dice che preferisce concedere il suo amore a me che a chiunque altro, anche se la richiedesse lo stesso Giove. Dice: ma ciò che una donna dice all'amante impazzito di amore è meglio scriverlo nel vento e nell'acqua che scorre Catullo - Poema 70 Dopo un viaggio lungo e duro sono come una corda sfibrata e logora. Mi siedo e mi intreccio con nuovi fili... restando immobile sogno e ricordo i consigli di mio padre e le parole dei canti e le grida di tutti gli uccelli. Non parlo perchè ogni parola è una fibra che si strappa. Nessuno mi può toccare perchè ogni contatto porta via un pezzo di me. Anche tu devi imparare a fare altrettanto. Impara a stare in silenzio. Tracciati attorno un cerchio e non permettere anassuno di entrarvi M. West - Il navigatore Mi dici di avere pochi amici ma buoni. La dichiarazione, sta pur certo, è per la massa e per i bambini. E' una dichiarazione che vale per tutti quelli che non possono imporsi all'ambiente che li circonda. Per te, uomo valoro, apostolo deciso, la consegna è quest'altra: molti amici e cattivi- uanti umoni "cattivi" devono tornare a Cristo per l'amicizia di un apostolo di Dio J.U. Loidi - Il valore divino dell'umano ...ma lei non capì cosa intendevo e io detesto spiegare una metafora. O mi si capisce oppure no. Non sono mica un'esegeta H. Boll - Opinioni di un clown Quello che sta fuori, a questo mondo ciascuno "sta fuori" rispetto agli altri, trova una cosa sempre peggiore o migliore di quello che ci sta dentro, sia la "cosa" felicitrà o infelicità, pena d'amore o "decadenza artistica" H. Boll - Opinioni di un clown il suo sguardo, al risveglio, è come un uccello che muore all'improvviso in pieno volo e precipita, precipita nell'iimensità delle disperazione H. Boll - Il treno era in orario "Senza di me non potresti più vivere?" "Si" risponde lui, e il suo cuore è così pesante che non ce la fa a ridere, e pensa: ora dovrei aggiungere perchè ti amo, il che sarebbe vero e non vero. Se lo dicessi dovrei baciarla, e sarebbe una menzogna, tutto sarebbe una menzogna, eppure potrei dire in piena coscienza: Ti amo, ma dovrei poi dare una lunga, lunga spiegazione, una spiegazione che non conosco ancora io stesso. Ecco ancora i suoi occhi, molto dolci e amorevoli e felici, il contrario degli occhi che ho tanto desiderato... che tanto desidero... e ancora una volta egli dice, guardando in fondo a quegli occhi: "Senza di te non potrei più vivere" e adesso sorride... H. Boll - Il treno era in orario Io le cose, forse, le vedo troppo oggettivamente in astratto e troppo soggettivamente in concreto Kyra Si può realizzare qualcosa di veramente serio con uomini che hanno paura dell'acqua fredda in una mattina d'inverno? J.U. Loidi - Il valore divino dell'umano ...ma non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto R. Vecchioni - Ultimo spettacolo Je ne cherche pas. Je trouve N.N. VOCATUS ATQUE NON VOCATUS, DEUS ADERIT Chiamato o no (il) dio sarà presente M.West - Un mondo di vetro Je crie l'amour sur le mur N.N. Io vorrei rivederti per fare l'amore, non sognarti quando il sogno comincia a finire R.Vecchioni - Vorrei Ma anche nel peccato, l'atto dell'amore, compiuto con amore, si adombra della divinità M.West - L'avvocato del diavolo (Noi) trascendiamo dai limiti umani per svaporare nella sfera dell'infinito e dell'indefinito ORA CI CHIAMIAMO SPAZIO la luce della rivelazione dell'Uno ci ha resi non più uomini della terra, ma componenti peculiari dell'incommensurabile infinità dello spazio Kyra

mercoledì 25 agosto 2010

Comunicare la fede

Copio incollo questa interessantissima conferenza della teologa Jutta Burggraf, docente nella Facoltà di Teologia dell’Università di Navarra. La Byrggraf parla in modo semplice, diretto e comprensibile e riesce in poche parole ad inquardre il messaggio della Chiesa nella società attuale. Il testo ricco di citazioni è davvero interessante e profondo.
Si può leggere anche nel sito dell'Opus Dei

20 agosto 2010

Sommario

Introduzione. – I. L’ambiente attuale: 1. L’epoca del post-modernismo. – 2. L’atteggiamento davanti ai cambiamenti culturali. – II. La personalità di chi parla: 1. Essere e sembrare. – 2. Identità cristiana e autenticità. – 3. Serenità. – 4. Amore e fiducia. – III. Parlare di fede: 1. Una ricerca comune. – 2. Imparare da tutti. – 3. Prendere sul serio le necessità e i desideri dell’uomo. – 4. Andare all’essenziale. – 5. Un linguaggio chiaro e semplice. – 6. Un linguaggio esistenziale. – Nota finale.

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Introduzione

Scriverò della trasmissione della fede. Mi riferisco ai figli, agli altri familiari, agli amici, ai vicini di casa e ai colleghi: a tutti quelli che entrano in una casa felice, aperta a persone di ogni tipo e condizione, di tutte le razze e di tutte le credenze. Vogliamo dialogare con tutti, come ci ha insegnato san Josemaría Escrivá, il fondatore dell’Opus Dei, al quale dobbiamo tanto.

Voglio cominciare la nostra riflessione con una scena che Nietzsche ci ha rappresentato più di cento anni fa. Nel suo libro “La gaia scienza” questo filosofo così perspicace, ha fatto gridare a un uomo folle: «“Cerco Dio! Cerco Dio!... Dove se n’è andato Dio?”... Ve lo dirò... “Dio è morto! E siamo stati noi a ucciderlo!... Quel che di più sacro e potente aveva posseduto finora il mondo, si è dissanguato sotto i nostri coltelli”... A questo punto il folle tacque e guardò nuovamente l’uditorio: anche loro tacevano e lo guardavano perplessi. Alla fine scagliò a terra la sua lanterna, che si ruppe in mille pezzi e si spense. “Sono arrivato troppo presto – disse allora -, non è ancora giunta la mia ora. Questo avvenimento straordinario è ancora di là da venire e non è ancora arrivato alle orecchie degli uomini”»[1].

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Oggi, un secolo dopo, possiamo constatare che questo “avvenimento straordinario” è ormai arrivato alle orecchie di gran parte dei nostri contemporanei, per i quali “Dio” è soltanto una vuota parola. Si parla oggi di un “analfabetismo religioso”, di una ignoranza anche circa i concetti più basilari della fede[2].

Alcuni si sono chiesti se un bambino che non conosce la parola “grazie”, può essere grato: infatti il linguaggio non solo esprime ciò che penso, ma lo contiene o, comunque, lo determina molto profondamente. Possiamo comprovarlo nelle diverse lingue. Parlare cinese o francese non vuol dire semplicemente cambiare una parola con un’altra, ma avere altri schemi mentali e percepire il mondo secondo circostanze diverse. Alcune tribù della Siberia, per esempio, hanno molte parole diverse per chiamare la neve (a seconda se è bianca o grigia, dura o molle, nuova o antica), mentre i popoli arabi dispongono di una infinità di parole che significano “cavallo”. Si può capire allora perché Carlo V affermava: “Quante sono le lingue che parlo, altrettante volte sono uomo”.

Per ciò che riguarda il tema religioso, possiamo concludere: se vivo in un mondo secolarizzato e ignoro il linguaggio della fede, è umanamente impossibile arrivare a essere cristiano.



I. L’ambiente attuale

Se vogliamo parlare della fede, è necessario tener conto dell’ambiente in cui ci muoviamo. Dobbiamo conoscere il cuore dell’uomo di oggi, con i suoi dubbi e le sue perplessità, che è il nostro stesso cuore, con i suoi dubbi e le sue perplessità.

1. L’epoca del post-modernismo. Oggi abbiamo idoli a non finire; per esempio, la salute, il “culto del corpo”, la bellezza, il successo, il denaro o lo sport; idoli che acquistano, certe volte, i tratti di una nuova religione. Chesterton dice: “Quando non si crede più in Dio, non si può credere più a nulla; ma il problema più grave è che, allora, si può credere a qualsiasi cosa”.

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In effetti, a volte sembra che qualsiasi cosa sia più credibile della verità cristiana. I miei alunni delle Facoltà civili - per esempio, gli studenti di giurisprudenza o di chimica -, parlano molto volentieri della “reincarnazione” di Cristo avvenuta 2000 anni fa: a quanto pare, la parola “reincarnazione” è a loro molto più familiare della parola “incarnazione”. È l’influenza in Occidente del buddismo e dell’induismo. Perché esercitano un’attrazione così forte? Perché piace l’esotico, ciò che sembra “liberale”, una sorta di “religione di carta”. Non si cerca il vero, ma l’appetibile, quello che mi piace e mi va bene: un poco di Buddha, un poco di Shiva, un poco di Gesù di Nazaret.

In passato la vita era considerata un “work in progress”. Oggi, invece, è considerata come turismo: non c’è continuità, ma discontinuità; camminiamo senza avere una direzione fissa. Il motto di un motociclista lo esprime molto bene: “Non so dove vado, però voglio arrivare al più presto”. Nella letteratura si parla della “oscurità moderna”, del “caos attuale”.

“L’uomo moderno è uno zingaro”, è stato detto con ragione. Non ha casa: forse ha una casa per il corpo, ma non per l’anima. Si nota una mancanza di orientamento, una insicurezza e anche molta solitudine. Non c’è da stupirsi che si voglia trovare la felicità nel piacere immediato, o magari nell’applauso. Se uno non è amato, vuole essere almeno lodato.

Forse tutti ci siamo abituati a non pensare: almeno, a non pensare sino in fondo. Si tratta del cosiddetto pensiero debole. Viviamo in un’epoca nella quale disponiamo di mezzi sempre più perfetti, ma i fini sono assai incerti.

Nello stesso tempo possiamo scoprire una vera “sete di interiorità”, tanto nella letteratura come nell’arte, nella musica e anche nel cinema. Sempre più persone cercano un’esperienza di silenzio e di contemplazione; e sono delusi dal cristianesimo che, in molti ambienti, ha fama di non essere altro che una rigida “istituzione burocratica”, con precetti e castighi.

Altre persone fuggono dalla Chiesa per motivi opposti: la predicazione cristiana sembra loro troppo “superficiale”, molto “light”, senza fondamento e senza esigenze rigorose. Non cercano ciò che è “liberale”, ma tutto il contrario: cercano ciò che è “sicuro”. Vogliono che qualcuno dica loro con assoluta certezza qual è la via verso la salvezza, e che un altro pensi e decida per loro: ed ecco allora il grande mercato delle sette[3].

Viviamo in società multiculturali, nelle quali è possibile osservare contemporaneamente i fenomeni più contraddittori. Alcuni cercano di riassumere tutto quello che ci succede in un’unica parola: post-modernismo. Il termine indica che si tratta di una situazione di cambiamento: è un’epoca che viene “dopo” il modernismo e “prima” di una nuova era che ancora non conosciamo (gli adepti di New Age si sono appropriati del nome: secondo loro, già ci troveremmo in questa nuova epoca; a mio modo di vedere si tratta di un errore: essi sono semplicemente “post-moderni”).

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Il post-modernismo è un’era limitata che indica il fallimento del modernismo. Lo si può paragonare al “dopoguerra”, il difficile periodo dopo una guerra, che è preparazione a qualcosa di nuovo. Lo si può paragonare anche al periodo “post-operatorio”, nel quale una persona è in convalescenza dopo una operazione, in attesa di riprendere la normale attività.

Sembra davvero di attraversare un cambiamento epocale: stiamo per entrare in una nuova tappa dell’umanità. E le novità richiedono un nuovo modo di esprimersi e di comportarsi.

2. L’atteggiamento davanti ai cambiamenti culturali. Come parlare della fede in questi momenti di confusione? Prima di tutto, ci possono aiutare alcune riflessioni di Romano Guardini che non hanno perduto nulla della loro attualità. Nelle sue Lettere dal lago di Como questo grande scrittore cristiano parla delle sue preoccupazioni riguardo al mondo moderno. Si riferisce, per esempio, all’artificiosità della nostra vita, scrive intorno alla manipolazione alla quale siamo esposti ogni giorno, tratta della perdita dei valori tradizionali e della luce stridente che ci viene dalla psicoanalisi... Dopo aver mostrato, in otto lunghe lettere, una panoramica veramente sconfortante, alla fine del libro cambia improvvisamente atteggiamento. Nella nona e ultima lettera esprime un “sì convinto” a questo mondo nel quale gli è toccato vivere, e spiega, al lettore sorpreso, che questo è esattamente quello che Dio chiede a ciascuno di noi. Il cambiamento culturale al quale assistiamo, non può indurre i cristiani a una perplessità generalizzata[4]. Non è possibile che si vedano ovunque persone preoccupate e scoraggiate che rimpiangono i tempi passati. Dopo tutto, è Dio stesso che opera nei cambiamenti. Dobbiamo essere disposti ad ascoltarlo e a lasciarci formare da Lui[5].

Chi vuole influire nel presente deve amare il mondo nel quale vive. Non deve guardare al passato con nostalgia e rassegnazione, ma adottare un atteggiamento positivo verso il momento storico concreto: dovrebbe essere all’altezza dei nuovi avvenimenti, che segnano le sue gioie e le sue preoccupazioni e tutto il suo stile di vita. “In tutta la storia del mondo c’è un’unica ora importante ed è quella presente – dice Bonhoeffer -. Chi fugge dal presente, fugge dall’ora di Dio”[6].

Oggidì una persona percepisce i diversi avvenimenti del mondo in modo diverso dalle generazioni precedenti e reagisce anche affettivamente in altro modo. Per questa ragione, è tanto importante saper ascoltare[7]. Un buon teologo legge sia la Scrittura che il giornale, qualche rivista o internet; dimostra vicinanza e simpatia verso il nostro mondo[8]. E sa che proprio nelle menti e nei cuori degli uomini e delle donne che gli stanno attorno può trovare Dio in un modo molto più vivo che nelle teorie e nelle riflessioni.

I cambiamenti di mentalità invitano a esporre le proprie credenze in un modo diverso da quello precedente[9]. A tal riguardo, uno scrittore commenta: “Non sono disposto a modificare le mie idee (di fondo) per quanto i tempi cambino molto. Però sono disposto a porre tutte le formulazioni esterne al livello dei miei tempi, per un semplice amore alle mie idee e ai miei fratelli, perché se parlo con un linguaggio morto o con una messa a fuoco superata, seppellirò le mie idee senza riuscire a comunicare con nessuno”[10].



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II. La personalità di chi parla

Per parlare di Dio, non basta tener conto dell’ambiente in cui stiamo; ancora più decisiva è la personalità di chi parla: infatti, quando parliamo, non solo comunichiamo qualcosa, ma prima di tutto esprimiamo noi stessi. Il linguaggio è uno “specchio del nostro spirito”[11].

Esiste anche un linguaggio non verbale, che sostituisce o accompagna le nostre parole. È il clima che creiamo attorno a noi, di solito attraverso cose molto piccole, come, per esempio, un sorriso cordiale o uno sguardo di stima. Quando in un corpo umano mancano gli oligo-elementi, anche se sono minimi, uno può ammalarsi gravemente e morire. In modo analogo possiamo parlare degli “oligo-elementi” in un determinato ambiente: sono quei dettagli, difficilmente dimostrabili e ancor meno esigibili, che fanno sì che l’altro si senta a suo agio, si sappia amato e apprezzato.

1. Essere e sembrare. Ci conviene prendere sul serio alcune moderne teorie della comunicazione (che, in verità, esprimono verità lapalissiane). Queste teorie ci ricordano che una persona trasmette di più per quel che essa è, che non per quello che dice. Alcuni affermano addirittura che l’80 o 90% della nostra comunicazione avviene in forma non verbale.

Inoltre, trasmettiamo in modo cosciente soltanto una piccola parte dell’informazione e tutto il resto in modo inconscio: attraverso lo sguardo e l’espressione del viso, attraverso le mani e i gesti, la voce e tutto il linguaggio del corpo. Il corpo fa conoscere il nostro mondo interiore, “traduce” le emozioni e le aspirazioni, la gioia e la delusione, la generosità e l’angoscia, l’odio e la disperazione, l’amore, la supplica, la rassegnazione e la vittoria; e difficilmente inganna; Sant’Agostino parla di un “linguaggio per così dire naturale, comune a tutti i popoli”[12].

Gli altri percepiscono il messaggio nello stesso modo, soltanto in parte in modo cosciente, e si accorgono di molte cose inconsciamente. Mi è rimasto impresso un episodio, grazie al quale ho potuto comprovare questa verità in modo molto chiaro. Quando lavoravo in una istituzione per persone malate e sole, un giorno un dirigente entrò nella camera di un malato e gli parlava molto amabilmente, facendogli ogni tipo di moine. Ma quando egli uscì dalla camera, il malato mi confessò che sentiva per quel dirigente una grande antipatia. Io stessa mi ero resa conto che quel visitatore, in realtà, non stimava affatto quel malato. Voleva dissimularlo, ma inconsciamente lo faceva capire. E, come era da temersi, il malato lo aveva percepito perfettamente.

Questo vuol dire che non è sufficiente sorridere e avere un’apparenza gradevole; se vogliamo toccare il cuore degli altri, dobbiamo prima cambiare il nostro cuore. L’insegnamento più importante può essere impartito dalla semplice presenza di una persona matura che ama. Nella Cina e nell’India di un tempo, l’uomo più apprezzato era quello che possedeva eccellenti qualità spirituali. Non solo trasmetteva conoscenze, ma profonde disposizioni umane. Quelli che entravano in contatto con lui, desideravano cambiare e crescere, e non avevano più paura di non essere all’altezza.

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Proprio oggi è molto importante persuadersi che la fede è molto umana e molto umanizzante; la fede crea un clima nel quale tutti si sentono a loro agio, amabilmente sollecitati a dare il meglio di sé. Questa verità appare evidente nella vita di molti grandi personaggi, dall’apostolo San Giovanni fino a Madre Teresa di Calcutta e a san Josemaría Escrivá.

2. Identità cristiana e autenticità. – Per parlare di Dio con efficacia occorre una chiara identità cristiana. Probabilmente il nostro linguaggio sembra, a volte, molto incolore perché non siamo ancora sufficientemente convinti della bellezza della fede e del grande tesoro che abbiamo, e ci lasciamo facilmente schiacciare dalle situazioni.

Però la luce viene prima delle tenebre e il nostro Dio è l’eternamente Nuovo. Non è la “vetustà” del cristianesimo originario ciò che pesa sugli uomini, ma il cosiddetto cristianesimo borghese. “Però questo cristianesimo borghese non è il cristianesimo – avverte Daniélou -. È soltanto l’incarnazione del cristianesimo nella civiltà borghese”[13]. Questo fatto ci permette di conservare una buona fetta di ottimismo e di speranza al momento di parlare di Dio.

Un cristiano non è tenuto a essere perfetto, ma certamente a essere autentico. Gli altri notano se una persona è convinta del contenuto del suo discorso, oppure no. Una stessa frase – per esempio, “Dio è Amore” – può apparire banale o, invece, straordinaria a seconda del modo in cui è pronunciata. “Questo modo dipende dalla profondità del livello dell’essere di un uomo, da cui proviene, senza che la volontà possa far nulla. E, per una meravigliosa intesa, raggiunge il medesimo livello in chi l’ascolta”[14]. Se uno parla dopo la gioia di aver trovato Dio nell’intimità del suo cuore, può darsi che commuova gli altri con la forza della sua parola. Non occorre che sia un brillante oratore. Parla semplicemente con l’autorità di chi vive – o cerca di vivere – quello che dice; comunica qualcosa dal centro stesso della sua esistenza, senza frasi fatte e senza ricette noiose.

Una persona assimila, come per osmosi, disposizioni e comportamenti da coloro che le stanno intorno. Così ogni attività cristiana può invitare ad aprirsi a Dio, sia che abbia un rapporto esplicito con la fede oppure no. Ma può anche scandalizzare gli altri, a tal punto che le parole perdono valore. Edith Stein racconta di aver perduto la fede ebraica quando, da bambina, si rese conto che, nelle cerimonie di Pasqua, i suoi fratelli più grandi si limitavano a “fare teatro” e non credevano a quello che dicevano.

3. Serenità. Un cristiano, in prima istanza, non è una persona “pia”, ma è soprattutto una persona felice, perché ha trovato il significato della propria esistenza. Proprio per questo è capace di trasmettere agli altri l’amore per la vita, che è altrettanto contagioso quanto l’angoscia.

Di solito non si tratta di una felicità rumorosa, ma di una tranquilla serenità, frutto di saper assimilare il dolore e i cosiddetti “colpi del destino”. È necessario convincere gli altri, senza nascondere le proprie difficoltà, che nessuna esperienza della vita capita invano; possiamo sempre imparare e maturare, anche quando deviamo dal cammino, quando ci perdiamo nel deserto o quando ci sorprende una tempesta. Gertrud von Le Fort afferma che non solo il giorno pieno di sole, ma anche la notte oscura ha i suoi miracoli. “Certi fiori fioriscono solo nel deserto, le stelle sono visibili soltanto in luoghi solitari. Alcune esperienze dell’amore di Dio si vivono solo quando ci troviamo nel più completo abbandono, quasi ai margini della disperazione”[15].

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Come può comprendere e consolare chi non è stato mai avvilito dalla tristezza? Vi sono persone che, dopo aver sofferto molto, sono diventate comprensive, cordiali, accoglienti e sensibili di fronte al dolore altrui. In una parola, hanno imparato ad amare.

4. Amore e fiducia. L’amore stimola quel che di meglio c’è in un uomo. In un clima di accettazione e di affetto, i grandi ideali si risvegliano. Per un bambino, per esempio, è più importante crescere in un ambiente di autentico amore, senza riferimenti espliciti alla religione, che in un clima di “pietà” soltanto formale, senza affetto. Se manca l’amore, manca la condizione basilare per un sano sviluppo. Non è possibile modellare il ferro freddo; ma quando viene riscaldato è possibile dargli forma con delicatezza.

Attraverso i genitori, i figli dovrebbero scoprire l’amore di Dio[16]. Occorre il “linguaggio delle opere”, è necessario vivere il proprio messaggio. Decisive non sono le lezioni di catechismo, che verranno più tardi; prima, molto prima, conviene preparare la terra in modo che sia in grado di accogliere il seme.

Nei suoi primi anni di vita ogni bambino fa una scoperta fondamentale, che sarà di vitale importanza per il suo carattere: “sono importante, mi capiscono e mi vogliono bene”; oppure “mi trovo sempre in mezzo, disturbo”. Ognuno deve fare, in qualche modo, l’esperienza d’amore che ci trasmette Isaia: “Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo... Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani”[17].

Se manca questa esperienza, può succedere che una persona sia incapace di stabilire delle relazioni durevoli o di lavorare seriamente. E soprattutto sarà difficile per essa credere veramente nell’amore di Dio: credere che Dio sia un Padre che comprende e perdona, giustamente esigente per il bene del figlio[18]. “La storia del declino di ogni uomo e di ogni donna ci dice che un bambino meraviglioso, di grandi pregi, singolarissimo e con molte qualità, ha perduto il senso del proprio valore”[19]. A questo difficilmente si potrà rimediare più tardi dando lezioni sull’amore di Dio. Una persona ha detto con ragione: “Quello che fai fa tanto rumore che non sento quello che dici”.

Molte persone non hanno potuto affinare la “fiducia originaria”. E siccome non la conoscono, si muovono in un ambiente di “angoscia originaria”. Non vogliono saper nulla di Dio; arrivano a sentire paura e persino terrore per il cristianesimo. Infatti, per loro, Dio non è altro che un Giudice severo, che castiga e condanna, anche arbitrariamente. Non hanno scoperto che Dio è Amore, un Amore che si dona e che più di noi stessi è interessato alla nostra felicità.

Ecco perché è tanto importante credere nelle capacità degli altri e farglielo capire. Certe volte è impressionante vedere fino a che punto una persona si può trasformare se le si dà fiducia; come cambia, se la si tratta in base all’idea perfezionata che si ha di essa. Molti uomini e donne sanno incoraggiare gli altri a essere migliori grazie a un’ammirazione discreta e silenziosa. Comunicano la certezza che c’è molto di buono e di bello in loro, e, con pazienza e costanza, li incoraggiano e li aiutano a crescere.

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Quando uno si accorge di essere amato, acquista una gioiosa fiducia nell’altro: comincia ad aprire la propria intimità. La trasmissione della fede comincia a tutti i livelli con un linguaggio non verbale. È il linguaggio dell’affetto, della comprensione e dell’autentica amicizia.



III. Parlare di Fede

Quando conosco bene l’altro, conosco anche le sue esperienze, le sue ferite e le sue gioie. Se c’è reciprocità nella conoscenza, l’altro sa ciò che io ho vissuto, ciò che mi fa soffrire e ciò che mi riempie di speranza. L’amicizia non è mai una via unilaterale. In un clima di reciproca conoscenza è più facile parlare di tutto, anche della fede.

1. Una ricerca comune. Vi sono persone che hanno una forte identità cristiana e, malgrado ciò, non riescono a convincere nessuno. Quando qualcuno si mostra troppo sicuro, in un primo tempo, oggi non lo si accetta. Si rifiutano i “grandi racconti” e anche i “portatori della somma verità”, perché siamo più convinti che mai che nessuno può sapere tutto. Si parla di una pastorale “dal basso”, non “dall’alto”, non dalla cattedra, che vuole istruire i “poveri ignoranti”. Questo modo di agire non è più efficace, e forse non lo è mai stato.

Mi viene in mente quello che si raccontava di Giovanni Paolo II. L’episodio è avvenuto durante il Concilio Vaticano II. In una delle sessioni plenarie del Concilio, l’allora giovane vescovo Wojtyla domandò la parola e, inaspettatamente, fece un’acuta critica al progetto di uno dei documenti più importanti che era stato proposto. Fece capire che il progetto serviva soltanto a essere gettato nel cestino. Le ragioni erano le seguenti: “Nel testo presentato la Chiesa insegna al mondo. Si colloca, per così dire, al di sopra del mondo, convinta di possedere la verità, ed esige che il mondo le obbedisca”. Ma questo atteggiamento può essere l’espressione di una somma arroganza. “La Chiesa non deve istruire il mondo da una posizione di autorità, ma deve cercare la verità e le soluzioni autentiche dei problemi difficili della vita umana insieme al mondo”[20]. Il modo di esporre la fede non deve diventare mai un ostacolo per gli altri.

2. Imparare da tutti – Quello che oggi attrae di più non è la sicurezza, ma la sincerità: conviene raccontare agli altri le ragioni che mi convincono a credere, parlare anche dei dubbi e delle perplessità[21]. In definitiva, si tratta di mettersi accanto all’altro e di cercare la verità insieme a lui. Certamente, io posso dare molto, se ho fede; ma anche gli altri possono insegnarmi molto.

San Tommaso afferma che qualunque persona, per quanto erronee siano le sue convinzioni, partecipa in qualche modo della verità: il buono può esistere senza mescolarsi con il male; però non esiste il male che non sia mescolato al buono[22]. Pertanto, non solo dobbiamo trasmettere la verità che – con la grazia divina – abbiamo raggiunto, ma siamo chiamati anche ad approfondirla continuamente e a cercarla là dove è possibile trovarla, cioè, dappertutto. Arricchisce molto, per esempio, conversare con gli ebrei e i musulmani; ci si aprono sempre nuovi orizzonti. E la verità, chiunque la dica, può procedere soltanto da Dio[23].

Siccome noi cristiani non abbiamo piena coscienza di tutte le ricchezze della nostra fede, possiamo (e dobbiamo) fare passi avanti con l’aiuto degli altri. La verità non si possiede mai interamente. In ultima istanza, non è qualcosa, ma qualcuno: è Cristo. Non è una dottrina che possediamo, ma una Persona dalla quale ci lasciamo possedere. È un processo senza fine, una “conquista” progressiva.

3. Prendere sul serio le necessità e i desideri dell’uomo. Possiamo domandarci: perché questa o quella ideologia attrae tanta gente? Di solito mostrano i desideri e le necessità più profonde dei nostri contemporanei e tutto sommato anche nostre. La teoria della reincarnazione, per esempio, manifesta la speranza in un’altra vita; la meditazione trascendentale insegna come uno si può appartare dai rumori esterni e da quelli interiori; i gruppi skinhead o teste rapate, come i punk degli anni ’80 (e ’90), i gotici dei ’90 (e del 2000) e i rapati di oggi offrono una solidarietà – un senso di appartenenza – che molti giovani non trovano nelle loro famiglie.

Eppure la fede offre risposte molto più profonde e stimolanti. Ci dice che tutti gli uomini – e in particolare i cristiani – sono fratelli, chiamati a percorrere insieme le strade della vita. Mai ci troveremo soli. Quando parliamo con Dio nell’orazione – che possiamo fare in qualunque momento della giornata -, non ci allontaniamo dagli altri, ma ci uniamo a chi ci vuole più bene in questo mondo e a tutti noi ha preparato una vita eterna di felicità.

Se riusciamo a esporre il mistero divino in chiave d’amore, sarà più facile risvegliare gli interessi dell’uomo moderno. Vi sono tentativi considerevoli in tal senso[24]. Il Dio dei cristiani è il Dio dell’Amore, perché non solo è Uno, ma nello stesso tempo è Trino. Siccome amare consiste nel relazionarsi con un tu – nel dare e ricevere -, un Dio “solo” (un’unica persona) non potrebbe essere Amore. Chi altro potrebbe amare, da tutta l’eternità? Un Dio solitario, che conosce e ama solo se stesso, può essere considerato, in fondo, un essere molto inquietante.

Il Dio trino è, davvero, il Dio dell’Amore. Nel suo intimo scopriamo una vita di donazione e di dedizione reciproca. Il Padre dà tutto il suo amore al Figlio; è stato chiamato il “Grande Amante”. Il Figlio riceve questo amore e lo restituisce al Padre; è colui che non dice mai “no” all’Amore. Lo Spirito è l’Amore stesso fra i due; è il “con-diletto”, secondo Ugo di San Vittore: dimostra che si tratta di un amore aperto, dove c’è posto per l’altro, dove c’è posto anche per tutti noi[25].

“Essere al mondo vuol dire: essere amato da Dio”, afferma Gabriel Marcel. Dunque, un credente può sentirsi protetto e sicuro. Può comprovare che i suoi desideri più profondi sono soddisfatti.

4. Andare all’essenziale. Quando parliamo della fede è importante andare all’essenziale: il grande amore di Dio verso di noi, la vita appassionante di Cristo, l’azione misteriosa dello Spirito nella nostra mente e nel nostro cuore... Dobbiamo rifuggire da ciò che fanno quelli che vogliono togliere forza al cristianesimo: riducono la fede alla morale e la morale al sesto comandamento. In ogni caso, conviene far capire molto chiaramente che la Chiesa dice un all’amore; e che, per salvaguardare l’amore, dice un no alle deformazioni della sessualità.

Benedetto XVI ha scelto questo stesso modo di agire. Dopo l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Valencia, ha concesso un’intervista alla Radio Vaticana, nella quale, fra l’altro, gli hanno chiesto: “Santo Padre, a Valencia Lei non ha parlato né dell’aborto, né dell’eutanasia, né del matrimonio gay. È stata una sua precisa intenzione?”. Il Papa ha risposto: «Naturalmente sì. Se uno ha così poco tempo non può subito cominciare con il dire “No”. Bisogna sapere prima che cosa veramente vogliamo dire, non vi pare? E il cristianesimo [...] non è un cumulo di proibizioni, ma una opzione positiva. Ed è molto importante che lo torni a capire, poiché questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa. Si è sentito dire tanto su ciò che non è permesso, che ora bisogna dire: Ma noi abbiamo un’idea positiva da proporre [...]. Anzitutto, dunque, è importante mettere in rilievo ciò che vogliamo»[26].

5. Un linguaggio chiaro e semplice. Quando ero una studentessa a Colonia, una volta dovetti preparare un lavoro lungo e difficile per un seminario dell’Università. Prima di consegnarlo al professore, l’ho fatto vedere a un collega più grande, che lo lesse con interesse e poi mi diede un consiglio amichevole che non ho mai dimenticato: “Sta bene – mi disse -. Ma se vuoi avere un bel voto, devi dire le stesse cose in un modo molto più complicato”.

Siamo fatti così. Certe volte confondiamo complicato con intelligente, e dimentichiamo che Dio – la somma Verità – è, nello stesso tempo, la somma semplicità. Il linguaggio della fede parla con semplicità delle realtà ineffabili. “Preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue”, avverte San Paolo[27].

Si possono usare immagini per avvicinare il mistero trinitario al nostro spirito (nella semplicità delle immagini troviamo più verità che nei grandi concetti). Una delle più comuni è quella del sole, la sua luce e il suo calore; o anche la sorgente, il fiume e il mare, un paragone molto apprezzato dai Padri greci[28] (dato che i Padri della Chiesa si esprimono spesso per immagini, la loro teologia è sempre moderna). Si possono cercare anche aneddoti, citazioni della letteratura o scene di film. Ai tempi del Vaticano II, gli esperti furono invitati a esprimersi con un linguaggio comprensibile: “Si abbandoni ogni linguaggio esangue e arido, la dissezione carica di affermazioni concettualiste, per adottare un linguaggio più vivo e concreto, simile a quello della Bibbia e degli antichi Padri. Si abbandoni il sovraccarico di discussioni secondarie e di ‘questioni’ di semplice curiosità... Rivolgere a una persona un discorso astruso, difficilmente comprensibile... ha in sé qualcosa di oltraggiante e irrispettoso, sia per la verità che per la persona che ha il diritto di capire”[29].

Chi non capisce ciò che l’altra persona sta dicendo, non può esprimere i propri dubbi, non può fare ricerche liberamente per conto proprio. Dipende dall’altro, e da lui può essere manipolato facilmente.

6. Un linguaggio esistenziale. Nello stesso modo, l’altro ha il diritto di conoscere tutta la verità. Se reprimiamo una parte della fede, creiamo confusione e non diamo all’altro un vero aiuto. Daniélou lo dice chiaramente: “La condizione fondamentale di un dialogo sincero con un non cristiano è dirgli: ho l’obbligo di dirti che un giorno tu incontrerai la Trinità”[30].

Occorre spiegare agli altri la propria fede quanto più chiaramente e integralmente sia possibile[31]. Con questo, d’altra parte, pratichiamo la sincerità in qualunque relazione umana: vogliamo far conoscere la nostra identità, vale a dire, nel nostro caso, l’identità cristiana. L’altro vuol sapere chi sono io. Se non parliamo, con diligenza, di tutti gli aspetti della fede, gli altri non potranno accettarci come siamo realmente, e la nostra relazione diventerà sempre più superficiale, più deludente, finché, prima o poi, s’interromperà.

Però non vogliamo soltanto far conoscere il nostro progetto di vita, ma desideriamo incoraggiare gli altri a lasciarsi affascinare e conquistare dalla figura luminosa di Cristo.

A questo punto si manifesta il carattere esistenziale e dinamico del linguaggio sulla fede, che invita gli altri a entrare, un po’ alla volta, nella vita cristiana, che è dialogo e intimità, corrispondenza all’amore e, allo stesso tempo, una grande avventura: «l’avventura della fede».

Nota finale. Credere in Dio significa camminare con Cristo, pur in mezzo a tutte le lotte che sosteniamo, verso la casa del Padre[32]. Ecco perché a poco servono gli sforzi, e ancor meno i sermoni. Il nostro linguaggio è molto limitato. La fede è un dono di Dio, e lo è anche il suo perfezionamento. Possiamo invitare gli altri a chiederla, insieme a noi, umilmente dall’alto. La meta del nostro parlare di Dio consiste nell’indurre tutti a parlare con Dio. Anche Nietzsche, che ha combattuto il cristianesimo per lunghi decenni, alla fine della vita ha composto un poema impressionante “Al Dio sconosciuto”, che si può considerare una vera preghiera:

Torna indietro

con tutte le tue torture!

Tutte le lacrime mie corrono a te,

e l’ultima fiamma del mio cuore

s’accende per te.

Oh torna indietro,

mio Dio sconosciuto!

Dolore mio! Felicità mia ultima![33].



Jutta Burggraf, docente della Facoltà di Teologia dell’Università di Navarra




[1] F. Nietzsche, La gaia scienza, n. 255.

[2] Cfr. le statistiche pubblicate da J. Flynn. Analfabetismo religioso, in “Zenit” (Agenzia Internazionale di Informazione, Roma), 3-V-2007.

[3] Cfr. M. Guerra, Historia de las religiones, Pamplona 1980, vol. 3.

[4] Cfr. Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et Spes (GS), n. 4.

[5] Cfr. R. Guardini, Lettere dal lago di Como, Morcelliana, Brescia 1993.

[6] D. Bonhoeffer, Predigetn, Auslegungen, Meditationen I, 1984, pp. 196-202.

[7] Cfr. Y. Congar, Situación y tareas de la teología de hoy, Salamanca 1970: “Se la Chiesa vuole avvicinarsi ai veri problemi del mondo attuale, deve aprire un nuovo capitolo di epistemologia teologico-pastorale. Invece di partire solamente dal dato della rivelazione e della tradizione, come in genere ha fatto la teologia classica, dovrà partire da fatti e problemi provenienti dal mondo e dalla storia. E questo è molto meno comodo; però non possiamo continuare a ripetere cose antiche, partendo da idee e problemi del XIII o XIV secolo. Dobbiamo partire dalle idee e dai problemi di oggi, come da un dato nuovo, che è sicuramente necessario chiarire mediante il dato evangelico di sempre, ma senza poter utilizzare le elaborazioni acquisite nella tranquillità di una tradizione certa”, pp. 89 e ss.

[8] Il Concilio cambia la modalità abituale della riflessione teologica e comincia a contemplare il mondo di oggi, con i suoi squilibri, timori e speranze; si apre ai segni dei tempi. “Il popolo di Dio, mosso dalla fede, per cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore, che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio”. GS, 11 e 44; cfr. 4-10. Cfr. Giovanni XXIII, bolla Humanae salutis (25-XII-1961), con la quale il Papa convocava il Concilio Vaticano II. Idem, Enciclica Pacem in terris (11-IV-1963), 39.

[9] Cfr. Concilio Vaticano II, Decreto Unitatis redintegratio, 6.

[10] J.L. Martín Descalzo, Razones para la alegría, 8ª ed., Madrid 1988, p. 42.

[11] Cfr. E. Schockenhoff, Zur Lüge verdammt, Freiburg 2000, p. 73.

[12] Sant’Agostino, Confessioni 1, 8. Nello stesso tempo, l’espressione dei sentimenti è modulata dalla cultura. Comprendere il valore espressivo di un gesto, di uno sguardo o di un sorriso indica che si è dentro una determinata cultura.

[13] J. Daniélou, El misterio de la historia. Un ensayo teológico, San Sebastián 1963, pp 39 ss.

[14] S. Weil, Gravity and Grace, New York 1952, p. 117.

[15] Gertrud von Le Fort, Unser Weg durch die Nacht, en Die Krone der Frau, Zürich 1950, pp. 90 e ss.

[16] Cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Familiaris consortio, 14 e 36.

[17] Is 43, 1-4; 49, 15-16.

[18] Su questa linea si spiega, in parte, il fenomeno della teologia femminista radicale. Perché tante persone non vogliono più parlare di “Dio Padre”? Non sono poche quelle alle quali viene impossibile rivolgersi a Dio come “Padre”, perché hanno avuto esperienze sgradevoli con i propri padri.

[19] Cfr. J. Bradshaw, Das Kind in uns, München 1992, p. 66.

[20] M. Malinski, A. Buyak, Juan Pablo II: historia de un hombre, Barcellona 1982, p. 106. In certe situazioni, tuttavia, la Chiesa deve insegnare con autorità, ma senza “autoritarismo”, vale a dire, con autorità e umiltà.

[21] Si parla anche di una “teologia narrativa” che tenta di scoprire l’azione dello Spirito nel mondo attraverso gli avvenimenti e i fatti concreti. Alcuni autori raccontano la propria vita (cfr. J. Sudbrack, Gottes Geist ist konkret. Spiritualitat im christlichen Kontext, Würzburg 1999, pp. 3-31), altri prendono esempi dalla letteratura o dalla storia per illustrare come Dio opera in tutti gli avvenimenti (cfr. V. Codina, Creo en el Espíritu Santo. Pneumatología narrativa, cit., pp. 11-27 e pp. 179-185). La pneumatologia narrativa alcune volte diventa agiografia. Il fatto che alcuni grandi santi si convertirono grazie alla lettura della vita di altri santi è significativo. Per esempio, Edith Stein scoprì la fede leggendo la “autobiografia” di Teresa di Gesù. Hans Urs von Balthasar e René Laurentin hanno cominciato, fra l’altro, a fare teologia a partire dai santi che hanno un messaggio molto concreto per i loro contemporanei e per le generazioni successive (Cfr. H.U. von Balthasar, Thérese de Lisieux. Geschichte einer Sendung, Koln 1950. R. Laurentin, Vie de Bernadette, Paris 1978. Idem, Vie de Catherine Labouré, Paris 1980).

[22] “Bonum potest inveniri sine malo; sed malum non potest inveniri sine bono”, San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae I-II, q. 109, a. 1, ad 1.

[23] “Omne verum, a quocumque dicatur, a Spiritu Sancto est”, idem, De veritate, q. 1, a. 8.

[24] Cfr. Benedetto XVI, Enciclica Deus Caritas est (25-XII-2005).

[25] Cfr. Sant’Agostino, “Ecco qui che sono tre: l’Amante, l’Amato e l’Amore”, De Trinitate, VIII 10, 14: PL 42, 960.

[26] Cfr. Benedetto XVI, Intervista concessa alla Radio Vaticana e a quattro catene televisive tedesche in occasione di un suo imminente viaggio in Germania, Castelgandolfo 5-VIII-2006.

[27] 1 Cor 14, 19.

[28] Si tratta evidentemente di immagini molto imperfette, che richiedono sempre altre spiegazioni.

[29] G. Philips, Deux tendances dans la théologie contemporaine, in Nouv. Rev. Théol (1963/3), p. 236.

[30] J. Daniélou, Mitos Paganos, misterio cristiano, Andorra 1967, p. 123.

[31] Arriverà il momento in cui sarà possibile introdurre – con grande attenzione – alcuni termini “tecnici” – come persona, relazione o natura -, che sono stati utilizzati al momento di formulare i grandi dogmi. La teologia – come qualunque scienza – ha una terminologia molto precisa dalla quale non possiamo prescindere. Molte parole delle formule dogmatiche provengono dall’ambito filosofico; dopo una lunga storia di dispute tra fede e filosofia, finirono per diventare espressione specifica di ciò che la fede può dire di se stessa. Pertanto, queste parole non sono soltanto linguaggio del platonismo, dell’aristotelismo o di ogni altra filosofia, ma appartengono al linguaggio specifico della fede. Certamente, la rivelazione supera tutte le culture; ma nel trasmettere la Buona Novella di Cristo, si trasmette anche una certa cultura.

[32] Cfr. Fil 3, 20.

[33] Cfr. F. Nietzsche, in F. Würzbach (ed.), Das Vermiichtnis Friedrich Nietzsches, Salzburg-Leipzig 1940.