E io ti ho sollevata figlia per vederlo megilo, io che non parto e sto a guardarti finche' rimango sveglio R.Vecchioni - Stranamore Appartengono alla letteratura tutti i libri che si possono leggere due volte. Nicolás Gómez Dávila Anche un orologio rotto segna l'ora giusta due volte al giorno N.N. Ho una collezione di conchiglie immensa. La tengo sparsa per le spiagge di tutto il mondo. Steven Wright Mettere in ordine la casa mentre i tuoi figli sono ancora piccoli è come spalare il viale prima che smetta di nevicare. Phyllis Diller Le mie opinioni possono essere cambiate, ma non il fatto che ho ragione Ashleigh Brillant Non voglio raggiungere l'immortalità con il mio lavoro. Voglio arrivarci non morendo Woody Allen Non temere che la fine del mondo arrivi oggi. In Australia è già domani Charles Schultz Prima vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi vennero per i socialdemocratici io non dissi nulla perché non ero socialdemocratico Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi nulla perché non ero sindacalista. Poi vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa. Martin Niemöller I vescovi cubani a Roma, striscione in piazza San Pietro: Dio c'e' guevara Fiorello Baldini - Viva Radio 2 Senti che fuori piove, senti che bel rumore V. Rossi - Sally La Terra possiede risorse sufficienti per provvedere ai bisogni di tutti, ma non all’avidita’ di alcuni. Ghandi Sei cattivo? Mangia le cipolle Gioia "Come... Come ho fatto ad arrivare qui?" "Ci vorrebbe un altro terrestre per spiegarlo. I terrestri sono bravissimi a spiegare le cose, a dire perchè questo fatto è strutturato in questo modo, o come si possono provocare o evitare altri eventi. Io sono un talfamadoriano, e vedo tutto il tempo come lei potrebbe vedere un tratto delle Montagne Rocciose. Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia. Non si presta ad avvenimenti o spiegazioni. E' e basta. Lo prenda momento per momento, e vedrà che siamo tutti, come ho detto prima, insetti nell'ambra." "Lei mi ha l'aria di non credere nel libero arbitrio" disse Billy Pilgrim Kurt Vonnegut - Mattatoio N. 5 Gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo di aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all'indietro, per unirsi alla formazione. Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracoloso magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici d'acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemati ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi d'acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia, però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutto a nuovo. Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri d'acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, a separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli nel terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più fare male a nessuno. Kurt Vonnegut - Mattatoio N. 5 La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci I. Asimov - Salvor Hardin, Foundation Col. Kurtz: Lei e’ un assassino? Cap. Willard: Sono un soldato. Col. Kurtz: Ne’ l' uno ne’ l' altro. Lei e’ un garzone di bottega che e’ stato mandato dal droghiere a incassare i debiti sospesi Apocalypse Now Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro’ che, nel vostro senso io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati ed oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. don Milani La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza G. Orwell - 1984 Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore Tiziano Terzani La religione non e' verita', la verita' e' religione Ghandi Avete notato che tutti coloro che sono a favore del controllo delle nascite sono gia' nati? Benny Hill E risuona il mio barbarico yawp sui tetti del mondo W. Wytman - Leaves of grass C'è chi sale e c'è chi scende e c'è chi, come me, sta sdraiato in mezzo a una strada N.N Sono rimasto con un pugno di mosche morte in mano Steve I believe in God And I believe that God Believes in Claude Hair - Manchester England England Come ti senti ragazzo? Cattivo e figlio di puttana signore! Apocalypse now Dio interamente si fece uomo, ma uomo fino all'infamia, uomo fino alla dannazione e all'abisso. Per salvarci, avrebbe potuto scegliere uno qualunque dei destini che tramano la perplessa rete della storia; avrebbe potuto essere Alessandro o Pitagora o Rurik o Gesù; scelse un destino infimo: fu Giuda J.L. Borges - Finzioni: Tre versioni di Giuda Poi riflettei che ogni cosa, a ogniuno, accade precisamente, precisamente ora. secoli e secoli, e solo nel presente accadono i fatti; innumerevoli uomini nell'aria, sulla terra e sul mare, etutto ciò che arealmete accade, accade a me J.L. Borges - Finzioni: Il giardino dei sentieri che si biforcano Richy: Ho preso 8 nel compito di francese, per questo ho studiato tutta notte Potsy: Io invece sono andato male, ma ho dormito benissimo Happy days Egoista, certo, perchè no, perchè non dovrei esserlo, quando c'ho il mal di stomaco con chi potrei condividerlo? V. Rossi - Cosa succede in città Gli uomini di Bologna sono i più gentili, mordaci e dabbene di tutta Italia, per cui anche avendoli amici, e amici di tutita prova, bisogna permetter loro di dir male e di prendersi beffe di voi, almeno un paio di volte al mese. Senza questo sfogo creperebbero; voi ne perdereste degli amici servizievoli e devoti, ed il mondo degli spiritni allegri e frizzanti. Quanto alle donne sono le più liete e disimpacciate che si possono desiderare.... I. Nievo - Le memorie di un ottuagenario Umano è quello che fannno gli uomini Soprannaturale è quello che fanno i santi No Umano è quello che fai tu Soprannaturale è quello che dovresti fare tu Kyra Bene, voi lo spate quanto me, le ragazze non sono realmente morali. Sa il cielo che noi abbiamo abbastanza nella testa per riuscire ad essere a un tempo queste due difficili cose: pratiche e romantiche. Sono assolutamente certa che non è mai vissuta una sola ragazza in possesso di una vera coscienza. I ragazzi hanno una morale, le ragazze hanno canoni standard. Questa è pressapoco l'unica grande e profonda differenza che esiste fra ragazzi e ragazze. Forse ecco perchè tutte le grandi religioni le hanno inventate i ragazzi, mentre le ragazze, a quanto pare, non sono destinate a inventare altro di più bello delle lettere d'amore e delle liste della spesa! D.Grubb - Le voci di Glory La donna non è una fortezza da espugnare, ma un giardino in cui passeggiare Kyra Ciò che apparente non ha senso è un po' difficile da spiegare, ma forse solo perchè ha ragioni più profonde di ciò che apparentemente il senso ce l'ha M.di Franco - 54 giorni sulla cima del monte bianco Il prossimo sono quelle persone che Dio ha mandato sulla terra per ricordarci che siamo soli Frate indovino Sono cose che si possono perdonare ma non dimenticare Kyra Lontano è ciò che lo è e profondo il profondo chi lo può toccare? Ecclesiaste 7-24 NULLI SE DICIT MULIER MEA NUBERE MALLE QUAM MIHI NON SE JUPITER IPSE PETAT DICIT: SED MULIER CUPIDO QUOD DICIT AMANTI IN VENTO ET RAPIDA SCRIBERE OPORTET AQUA La mia donna dice che preferisce concedere il suo amore a me che a chiunque altro, anche se la richiedesse lo stesso Giove. Dice: ma ciò che una donna dice all'amante impazzito di amore è meglio scriverlo nel vento e nell'acqua che scorre Catullo - Poema 70 Dopo un viaggio lungo e duro sono come una corda sfibrata e logora. Mi siedo e mi intreccio con nuovi fili... restando immobile sogno e ricordo i consigli di mio padre e le parole dei canti e le grida di tutti gli uccelli. Non parlo perchè ogni parola è una fibra che si strappa. Nessuno mi può toccare perchè ogni contatto porta via un pezzo di me. Anche tu devi imparare a fare altrettanto. Impara a stare in silenzio. Tracciati attorno un cerchio e non permettere anassuno di entrarvi M. West - Il navigatore Mi dici di avere pochi amici ma buoni. La dichiarazione, sta pur certo, è per la massa e per i bambini. E' una dichiarazione che vale per tutti quelli che non possono imporsi all'ambiente che li circonda. Per te, uomo valoro, apostolo deciso, la consegna è quest'altra: molti amici e cattivi- uanti umoni "cattivi" devono tornare a Cristo per l'amicizia di un apostolo di Dio J.U. Loidi - Il valore divino dell'umano ...ma lei non capì cosa intendevo e io detesto spiegare una metafora. O mi si capisce oppure no. Non sono mica un'esegeta H. Boll - Opinioni di un clown Quello che sta fuori, a questo mondo ciascuno "sta fuori" rispetto agli altri, trova una cosa sempre peggiore o migliore di quello che ci sta dentro, sia la "cosa" felicitrà o infelicità, pena d'amore o "decadenza artistica" H. Boll - Opinioni di un clown il suo sguardo, al risveglio, è come un uccello che muore all'improvviso in pieno volo e precipita, precipita nell'iimensità delle disperazione H. Boll - Il treno era in orario "Senza di me non potresti più vivere?" "Si" risponde lui, e il suo cuore è così pesante che non ce la fa a ridere, e pensa: ora dovrei aggiungere perchè ti amo, il che sarebbe vero e non vero. Se lo dicessi dovrei baciarla, e sarebbe una menzogna, tutto sarebbe una menzogna, eppure potrei dire in piena coscienza: Ti amo, ma dovrei poi dare una lunga, lunga spiegazione, una spiegazione che non conosco ancora io stesso. Ecco ancora i suoi occhi, molto dolci e amorevoli e felici, il contrario degli occhi che ho tanto desiderato... che tanto desidero... e ancora una volta egli dice, guardando in fondo a quegli occhi: "Senza di te non potrei più vivere" e adesso sorride... H. Boll - Il treno era in orario Io le cose, forse, le vedo troppo oggettivamente in astratto e troppo soggettivamente in concreto Kyra Si può realizzare qualcosa di veramente serio con uomini che hanno paura dell'acqua fredda in una mattina d'inverno? J.U. Loidi - Il valore divino dell'umano ...ma non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto R. Vecchioni - Ultimo spettacolo Je ne cherche pas. Je trouve N.N. VOCATUS ATQUE NON VOCATUS, DEUS ADERIT Chiamato o no (il) dio sarà presente M.West - Un mondo di vetro Je crie l'amour sur le mur N.N. Io vorrei rivederti per fare l'amore, non sognarti quando il sogno comincia a finire R.Vecchioni - Vorrei Ma anche nel peccato, l'atto dell'amore, compiuto con amore, si adombra della divinità M.West - L'avvocato del diavolo (Noi) trascendiamo dai limiti umani per svaporare nella sfera dell'infinito e dell'indefinito ORA CI CHIAMIAMO SPAZIO la luce della rivelazione dell'Uno ci ha resi non più uomini della terra, ma componenti peculiari dell'incommensurabile infinità dello spazio Kyra

giovedì 29 marzo 2007

I prossimi 100 anni

Nel dicembre del 2001, in occasione del centesimo anniversario del premio Nobel, un vasto gruppo di vincitori del prestigioso riconoscimento si è riunito a Stoccolma e Oslo e cento di loro hanno firmato una solenne Dichiarazione intitolata "I prossimi cento anni", che metteva in guardia l'umanità rispetto a due questioni fondamentali: da un lato che le armi di distruzione a disposizione dell'uomo non solo continuano a diffondersi, ma creano di per se stesse un pericolo crescente di guerra, e, dall'altro, la constatazione, drammatica, che tutte le tensioni naturali e ambientali rimangono al di fuori delle decisioni e della sfera d'interesse dei potenti.
Il documento afferma:
"Il maggiore pericolo per la pace mondiale negli anni a venire non deriverà da atti irrazionali di Stati o persone, ma dalla domanda legittima di coloro che vivono in questo mondo e che sono stati depredati delle loro speranze, i poveri e gli emarginati che vivono un'esistenza marginale nei climi equatoriali. Il riscaldamento globale, che non è stato causato da loro, ma che è prodotto dai pochi ricchi del pianeta, colpirà prima di tutto le loro fragili ecologie e la loro situazione sarà non solamente disperata, ma manifestamente ingiusta. Non ci si può aspettare che essi saranno contenti, in ogni caso, di aspettare la beneficenza dei ricchi. Se noi permetteremo che il potere devastante delle armi moderne si estenda e si diffonda ulteriormente su questo panorama umano, già pronto all'esplosione, organizzeremo e ci renderemo responsabili di una conflagrazione che potrà coinvolgere sia i ricchi che i poveri. La sola speranza per il futuro è collocata in un'azione internazionale cooperativa legittimata e fondata sulla democrazia. E' tempo di voltare le spalle — e abbandonarla — alla ricerca unilaterale della sicurezza, con la quale cerchiamo di nasconderci dietro mura altissime. Dobbiamo, invece, persistere nella richiesta di un'azione unitaria per fronteggiare sia il riscaldamento globale che un mondo pieno di armi. Questi due compiti costituiranno le componenti vitali della stabilità futura del mondo, nel momento in cui ci muoviamo verso un più alto grado di giustizia sociale, che è l'unica possibilità di costruire la pace. […]Come cittadini preoccupati, noi sollecitiamo tutti i governi a dedicare le loro energie a questi scopi, che costituiscono un necessario passaggio sulla via della sostituzione della guerra con la legge. Per sopravvivere nel mondo che abbiamo già cambiato, dobbiamo imparare a pensare in un altro modo. Come mai prima d'ora, il futuro di ciascuno di noi dipende dal bene di tutti".

[in G. Chiesa, Cronache marxziane, a c. di M. Panarari, Fazi ed., Roma 2005, pp. 211-213]

martedì 27 marzo 2007

Biffi

Se spezziamo con piena consapevolezza il Pane eucaristico, dobbiamo preoccuparci di chi non ha pane ne' casa. Se presentiamo la materia dell'offertorio, frutto del lavoro dell'uomo, non possiamo disinteressarci dei problemi del lavoro umano, della sua dignita', della sua sicurezza. Se ci scambiamo il segno della pace, dobbiamo farci operatori di pace contro tutte le lotte tra le genti, tra le classi sociali, tra le varie categorie, tra gli individui.
Chi stacca Gesu' dalla storia concreta, alla fine lo perde. Dal momento che il Verbo si e' fatto carne ed e' venuto ad abitare in mezzo a noi, noi proprio nelle vicissitudini umane, nelle pene, nelle preoccupazioni, nelle tensioni degli uomini potremo davvero incontrarlo
(Omelia nella Messa del giorno di Natale 25 Dicembre 1988)

Afghanistan, rifinanziamo questo

Da Pacereporter http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=&idart=7625

I racconti dei civili vittime della guerra, ricoverati nell'ospedale di Emergency a Lashkargah
Dal nostro inviato
Enrico Piovesana


Lashkargah, provincia di Helmand. Oggi, dopo i feroci combattimenti dei giorni scorsi, la situazione è tornata calma. Ma qui in città il clima è ancora molto teso. Per le strade, polverose e assolate, il traffico è quasi nullo e si vede pochissima gente a piedi. Abbondano invece i pick-up dell'esercito afgano, carichi di soldati in mimetica con i lanciarazzi in spalla e i kalashnikov spianati. In città le forze militari della Nato non si vedono, ma si sentono, nella forma dell'incessante rumore degli elicotteri da combattimento 'Apache' che sorvolano ad alta quota il centro abitato.

Per vedere gli effetti della guerra che in questi giorni ha infuriato nella provincia basta fare un salto all'ospedale di Emergency – dove tutti sono in terribile ansia per la sorte di Rahmatullah Hanefi, il manager della struttura preso una settimana fa dai servizi segreti afgani. Le corsie sono strapiene di feriti: civili vittime dei bombardamenti dell'aviazione e dell'artiglieria della Nato e dei mitra dei soldati afgani. Le testimonianze dei sopravvissuti e dei loro parenti sono infatti concordi: dopo aver messo in fuga i talebani dai villaggi, i soldati del governo Karzai appoggiati dalle forze Isaf hanno fatto il tiro a segno sulla popolazione civile, sparando contro tutti: anziani, donne e bambini. Chiunque si trovasse a tiro.


Zarghona ha 25 anni, ma ne dimostra almeno il doppio. Viene dal piccolo villaggio di Malgir, a nord di Lashkargah. Ha il viso completamente fasciato, la mascella fracassata da una pallottola. La stessa pallottola che, prima di entrare nella sua guancia, è entrata e uscita dalla testa del suo bambino di un anno e mezzo, uccidendolo. Parla con un filo di voce, fissando le lenzuola: "Prima hanno iniziato a sparare, poi sono iniziate a cadere le bombe. Tutte le donne del villaggio, come me, sono uscite di casa, fuggendo con i bambini in braccio. Io correvo tenevo mio figlio stretto a me, poi i soldati afgani ci hanno sparato. La stessa pallottola…". Il pianto interrompe il bisbiglio della donna, che si copre il volto per non farsi vedere.


Zadran ha 16 anni. Viene dal villaggio di Loi Manda, nei pressi di Grishk. Gli hanno tolto dalla gamba cinque proiettili. "E' iniziata una sparatoria, poi gli inglesi, dal deserto, hanno iniziato a prendere a cannonate il villaggio. Sono corso fuori di casa, volevo scappare. I soldati afgani mi hanno sparato con i mitra, colpendomi alla gamba. In questo modo sono morte, nel mio villaggio, almeno quattro persone, tra cui due bambini e due uomini: questi due sono stati giustiziati dai militari governativi dopo essere stati arrestati senza alcun motivo. Li conoscevo, non erano talebani. Quelli se ne erano già andati".


Rokhana, 32 anni, sempre di Loi Manda, conferma il racconto del ragazzino. Anche lei è ferita a una gamba, che nasconde sotto le coperte per pudore. Per lo stesso motivo si copre anche il volto con le lenzuola mente parla. "Fuori di casa la guerra si è scatenata d'improvviso. Mi sono precipitata in cortile per portare dentro i miei figli. Appena ho varcato la soglia mi hanno sparato. Hanno sparato anche a mio figlio Askar, ferendolo a un braccio. Due degli altri bambini con cui stava giocando sono morti. Erano i soldati del governo a sparare contro la gente normale, quando i talebani erano già scappati dal villaggio".


Mirwais ha 12 anni, viene dal villaggio di Choar Kuza, sempre vicino a Grishk. Giace sdraiato su un fianco, immobile, e resterà così per tutta la vita. La scheggia di un proiettile di mortaio che ha centrato la sua casa gli è entrata nel collo, ledendogli la colonna vertebrale e condannandolo così alla tetraplegia. A parlare è suo padre Zalmay, occhi tristi, pelle scura e rugosa, barba sale e pepe e turbante nero. "Gli inglesi sparavano sul nostro villaggio con i cannoni, da lontano, i soldati afgani sparavano con i fucili, da vicino. Un colpo, forse di mortaio, è caduto fuori dalla nostra casa, uccidendo tutte le nostre bestie e ferendo mio figlio al collo e mia moglie alla gamba. Siamo stati fortunati: un altro colpo è caduto sulla casa dei nostri vicini, radendola al suolo e uccidendo due persone".


Khan Gul di anni ne ha 13. Viene da Dehe Adam Khan, appena fuori Grishk. Una scheggia di bomba aerea gli ha fracassato la gamba, ma con le stampelle è riuscito a trascinarsi fino alla corsia delle donne, dov'è ricoverata sua madre, Zibagul Jan, di 35 anni, che non parla più. Vuole tenerle compagnia. Nessun familiare è venuto a far loro visita, perché sono tutti morti sotto le macerie della loro casa, bombardata dall'aviazione Nato. "Eravamo in casa, era sera tardi. Fuori sparavano, c'erano i talebani nel nostro villaggio. A un certo punto è scoppiato tutto. Mio papà e i miei due fratelli sono morti. Io, la mamma, le mie sorelle e i nonni siamo rimasti feriti".


Sarwar ha 30 anni. E' di Lashkargah e fa il tassista: possiede, anzi possedeva, un pulmino con cui trasportava la gente dal capoluogo a Grishk, ogni giorno, avanti e indietro. "Stavo guidando verso Grishk con quattro passeggeri. Ho incrociato un blindato Isaf, inglese o americano, non so. Ho avuto paura e non mi sono fermato. Ci hanno sparato addosso con i mitragliatori. Io sono stato colpito allo stomaco. Due dei passeggeri, due uomini, sono morti. Il mio pulmino, la mia unica ricchezza, è andato distrutto, ridotto a un colabrodo".

Sadikha ha 22 anni. Viene dal villaggio di Zumbelay, a est di Grishk. La sua triste storia la conosciamo già: una bomba della Nato ha centrato e distrutto la sua casa. Una scheggia le è entrata in pancia, uccidendo il bambino di cinque mesi di cui era incinta. La incontriamo nel reparto di terapia intensiva, nascosta dietro una tenda. Sta seduta sul bordo del letto, nonostante sia fasciata dalla testa ai piedi. Fissa il vuoto e bisbiglia parole senza senso attraverso la maschera a ossigeno. Forse racconta la storia di questa guerra schifosa.

lunedì 26 marzo 2007

Che vergogna!!!!

Che angoscia, che tristezza, che vergogna!!!! Non c'e' mai fine al dolore e all'ingiustizia. Mi pare di vedere due modi di vita opposti: chi si prodiga per gli altri e chi si interessa solo del potere e considera gli uomini delle pedine. Gino Strada e' stato bellamente usato per fini politici: prima fatto intervenire per salvare delle vite, e lui non si e' fatto pregare, poi abbandonato quando un suo collaboratore e' stato arrestato del governo 'democratico' che lo tortura per avere informazioni sui talebani. Gli uomini di buona volonta' si adoperano per migliorare il mondo, si fanno in quattro, lavorano con tutti e poi i soliti furbetti (ma sarebbe meglio dire malvagi) se ne approfittano. Che ci importa di un afgano? ne muoiono tanti! il nostro giornalista si che valeva, il governo non poteva certo fare una figuraccia facendo uccidere un inviato in un luogo dove c'e' la guerra e i nostri soldati ma bisogna dire che siamo in missione di pace. Adesso che lui e' libero le notizie tornano sui siti di 'controinformazione', nel passa parola, ma escono dai circuiti ufficiali. E pensare che una persona che si e' prodigata per far salvare una vita ora sia, per questo, sotto tortura mi getta in un profondo stato di angoscia.
Prego per lui e per i suoi aguzzini

Riporto l'appello di Teresa Sarti

Rahmatullah torturato: il governo italiano deve agire
Dalla presidente di Emergency un accorato appello al Presidente del Consiglio Prodi

Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani.

Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando "con i cavi elettrici".
Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia.
Oggi, domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un "alto meeting sulla sicurezza nazionale" presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove.
Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi cinque giorni, di impegnarsi per l'immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l'avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.

Teresa Sarti Strada
Presidente di Emergency

A questo link l'appello per la liberazione di Rahmatullah Hanefi e Adjmal Nashkbandi
http://www.emergency.it/appello/


linko anche questo interessantissimo intervento del Gen. Fabio Mini
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=7603

giovedì 22 marzo 2007

Nobel a Gino Strada

E' stata lanciata una petizione per la candidatura di Gino Strada ed Emergency al premio Nobel per la Pace.

Questo il link http://www.petitiononline.com/ginostra/petition.html

giovedì 8 marzo 2007

Sostenere o no il governo Prodi?

Come sempre, trovo Jacopo Fo intelligente ed originale, copio, incollo e sottoscrivo questo post del suo blog http://www.jacopofo.com di oggi

Sostenere o no il governo Prodi? Questo è il dilemma. Rispondo a Giacomo.

Ecco la letera di Giacomo

Caro Jacopo,
sono stato iscritto al Cacao della domenica per diversi anni,
leggendoti qua e là a scappatempo, spesso con interesse, a volte meno.
Ma stasera mi son cancellato. Magari è impulsivo, chissà,
ma il tuo sostegno a Prodi, di questi tempi e a questi costi,
non lo capisco proprio più e non posso condividerlo; se la barca è questa, che affondi pure.
E si salvi chi può.
L'Universo è in continua trasformazione, il cambiamento è inevitabile,
mentre la perdita di un livello accettabile di decenza, a livello umano e istituzionale,
può e deve essere evitata, a tutti i costi. E credo che questo governo e il suo presidente
abbia perso da tempo qualsiasi traccia della scarsa decenza che aveva in origine.
Ovviamente, è il mio punto di vista. Supportato dall'evidenza di troppi fatti.

So che continuerò a incrociare le tue tracce, e immagino sarà più un piacere che un disturbo,
ma sto scegliendo con determinazione di nutrire solo cose e persone
che vibrano in risonanza con quello che vivo e che sento,
e questo governo di risonante con me mai niente ha avuto, e l'idea di sostenere
chi sostiene un governo oramai completamente insostenibile non mi va proprio...

Buona Vita.
Un Abbraccio in Bellezza,
Giacomo

Caro Giacomo,
grazie per la tua lettera piena di affetto.
La tua critica, chiara e ragionevole centra esattamente il problema di questo momento.
Siamo di fronte a un bivio e non pochi la pensano come te. Lo vedo dalle reazioni di molti che si sono allontanati da questo blog proprio perché non condividono questa mia scelta netta.
Ma siamo di fronte alla possibilità che una nuova strategia venga scelta dal movimento e non mi posso quindi sottrarre al dovere di dire come la penso, anche se questo comporta un calo di consensi.
Io credo sia necessaria una politica di alleanze per ottenere alcuni cambiamenti indispensabili per sbloccare la tragica situazione italiana.
Attenzione non sto proponendo di abbracciare la linea socialdemocratica e abbassare le pretese.
Sto solo sostenendo che la rivoluzione deve misurare ogni passo perché stiamo camminando sul baratro.
Il governo Prodi non è un governo buono. Non è il governo che sogniamo. Non realizzerà le nostre aspirazioni. Ma il governo Prodi è comunque indispensabile in questa fase perché è l'unica entità che oggi ha l'interesse e la forza di scompaginare i giochi e farci fare un passo (almeno uno) fuori dalla cappa che ci opprime.
Oggi perfino una parte della borghesia ha capito che l'Italia affonda se mantiene questo livello di spreco, corruzione, catene vaticane, burocrazia, evasione fiscale, non funzionamento della giustizia.
In questo momento la rivoluzione non è alle porte ma possiamo sperare di raggiungere un livello Svedese di democrazia.
Questa idea non mi viene perché tutto va bene ma proprio da una valutazione drammatica del momento in cui stiamo vivendo.
L'Italia rischia veramente di finire in una crisi simile a quella dell'Argentina. Abbiamo un drammatico bisogno di modernizzare il nostro sistema economico bloccato dalle pastoie burocratiche e dalle corruttle.
E credo veramente che una parte del capitalismo italiano sia interessata a rinnovare la situazione perché si rende conto che il sistema Italia sta per collassare per asfissia monopolistica.
Io credo che l'unica possibilità per evitare la catastrofe sia allearsi con questa parte della borghesia che Prodi rappresenta.
Questo non vuol dire fare sconti a Prodi sull'indulto e altre cagate.
E mi sembra che noi non si sia smesso di parlare chiaro.
La battaglia sulla legge sul finanziamento del solare, scomparsa all'ultimo momento dalla finanziaria, prima di Natale, lo dimostra. E abbiamo pure vinto su tutta la linea!
Caro Giacomo, la mia priorità oggi è evitare una catastofre economica che verrebbe pagata innanzi tutto dai lavoratori e dalle fasce deboli.
Io credo che un rapporto conflittuale con il governo che però non gli tolga il sostegno, sia oggi indispensabile.
E' un'irrinunciabile strategia delle alleanze.
Ma dietro c'è un altro grosso problema.
Centrale in questa fase storica.
La logica dei ribelli degli anni settanta è oggi improponibile.
Proprio perché siamo in un momento storico esplosivo è possibile un salto delle coscienze. Ma solo se abbandoniamo la logica della faida contro i malvagi e iniziamo a costruire un'alternativa concreta possiamo comunicare, coi fatti, il cambiamento.
Oggi dobbiamo fare, non gridare nei cortei.
Oggi la battaglia non può avere come semplice bersaglio la base di Vicenza. E' un obiettivo giusto ma scentrato, minimalista e difficilmente realizzabile al contempo.
Oggi siamo nella possibilità di mirare a un grande movimento per la Democrazia Energetica. Che non la CHIEDA ma la METTA IN PRATICA.
Fra due mesi milioni di lavoratori dovranno scegliere che fare del loro Tfr.
Nessuno è ancora riuscito a realizzare una proposta di investimento previdenziale basata sulla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Ma possibile? Con tutte le cooperative che abbiamo?
Oggi investire in fonti energetiche ecologiche è la cosa più sicura, il prezzo dell'elettricità è garantito addirittura dallo stato. Oggi milioni di pacifisti italiani hanno i loro denari depositati nelle banche che li usano per finanziare l'inquinamento, la guerra, la fame e la delocalizzazione.
E in più i lavoratori rischiano di veder sparire i loro risparmi (Parmalat!).
Questo denaro potrebbe finanziare, in modo sicuro e redditizio per i lavoratori, un'enorme rivoluzione energetica, allentando il bisogno di gas e petrolio del nostro paese. Vorrebbe dire andare direttamente a togliere dalle tasche dei guerrafondai i soldi!!!
Questo è il centro della questione.
Oggi possiamo e dobbiamo affrontare l'enorme battaglia di costruire la Democrazia Energetica nei fatti. Togliere nei fatti l'ossigeno alle Multinazionali del Dolore.
Trent'anni fa non esistevano le tecnologie per farlo, né per comunicarlo.
OGGI POSSIAMO!!!
Ma per riuscirci abbiamo bisogno di spazi di manovra, di alleanze.
Oggi è possibile creare un grande movimento di ecologisti concreti che combattono la dittatura del petrolio con i mulini a vento. Ma è possibile perché c'è il governo Prodi. Con il Silvio te lo sognavi!
Ma mettere al primo posto la costruzione di simili forme di risparmio significa abbandonare la cultura dello scontro di piazza e passare all'idea, nuovissima, che per cambiare il mondo ci serva mettere insieme non la rabbia ma le capacità professionali.
Ma questo comporta credere veramente che nella storia sia all'opera un meccanismo positivo che ci sta portando avanti nonostante tutto.
E per questo nelle ultime settimane ho rotto le scatole con il progetto di un libro che dimostri che non è vero che negli anni 50 si stava meglio di oggi.
E ho raccontato perché sono andati in crisi i modelli scientifici incentrati sul meccanicismo darwinista e sul Dna che determina tutto.
C'è una nuova visione che si stà facendo avanti e su questa dobbiamo portare la discussione.
C'è di mezzo la questione di trovare una fede nella positività del mondo, la fiducia nella comicoterapia, nell'amore, nella collaborazione.
Il Movimento in Italia è perdente perché imprigionato dalle logiche del pensiero lineare. Le logiche dei leader, delle scissioni, dello scontro, della mistica delo sconfitto e de l martire.
Ma questa non è una battaglia che possiamo perdere, il pianeta altrimenti fra cinquant'anni sarà una palla sterile.
Il concetto di fondo è che anche se questo momento è terribile e il rischio totale la storia sta andando verso il compimento di un disegno immenso e geniale. La storia va proprio nella direzione che vogliamo noi, ha un senso dentro e noi speriamo di averlo capito. Comunque ci mettiamo al suo servizio. Per questo possiamo azzardarci a una politica (rischiosa e difficile) di alleanze. Per questo riusciamo su questa via a ottenere grandi risultati nonostante tutto.
La questione della Missione in Afghanistan è un esempio. Il mio articolo di qualche giorno fa ha fatto incazzare molti: come fai a essere contro la guerra e sostenere la missione?
Molti mi hanno deriso per la mia idea di riuscire a partecipare alla missione, rivoluzionando il senso della nostra presenza, incentrandola sulla creazione di una commissione di inchiesta sui crimini contro l'umanità perpetrati dagli Usa.
Ma invece l'idea coglieva il nocciolo della questione. E questa è diventata la posizione ufficiale del governo, ribadita da D'Alema con una richiesta uffciale di costituire questa commissione di inchiesta.
Ed è ovvio che il peso di quei pochi che da tempo battono su questa linea, insieme alla tragica evoluzione dei fatti, ha influito su questa scelta.
Ovviamente servirebbe che molti si mettessero a spingere in questa direzione, ma troppi rinunciano perché hanno orrore di trovarsi a braccetto con Baffetto.
Si tratta a mio avviso di un errore disastroso. Se ci lasciate qui a spingere e a tirare sul governo e non ci date una mano, non ce la possiamo fare.
Le nostre forze sono esigue…
Per questo, caro Giacomo, imploro te e tutti i compagni incazzati come te a riflettere e discutere su questa questione.
Vogliamo fermare la guerra o vogliamo solo condannare la guerra?
Son o due cose diverse.
La differenza si traduce nella morte di migliaia di innocenti e in sofferenze atroci. Se vogliamo fermare veramente la guerra dobbiamo saper cogliere tutte le contraddizione nel fronte dei guerreggianti e sfruttarle fino all'ultimo particolare.
E saper immaginare un percorso fatto di tappe successive. Non si arriva al traguardo in un solo passo.
Certo anche lottare contro la base di Vicenza è importante e fa parte di questo percorso. Ma non può essere solo questa la tipologia dell'azione.
E dobbiamo saper trovare anche alleati e compagni di strada...
E dobbiamo al contempo agire sulle cause, praticare l'alternativa al petrolio, il risparmio etico, il commercio solidale, i consumi consociati ecologici.
Queste sono le azioni che determinano risultati.
Il resto è rabbia che resta sterile.
Ci serve un nuovo modello mentale.
Quello che abbiamo utilizzato fin'ora non può portarci oltre.
Abbiamo bisogno di una nuova musica per sognare una rivoluzione diversa.
Che Guevara era bellissimo ma non è creando 100 Vietnam che si cambia il mondo.
Il Che è morto prima di vedere cosa è successo a Cuba e in Vietnam.
Il Vietnam, vince perché spara, ma poi fa schifo viverci.

Jacopo Fo

mercoledì 7 marzo 2007

Dodici punti inutili

Copio incollo e sottoscrivo

Da http://www.Carta.org

La redazione di Carta ha deciso- forse per la prima volta - di assumere un atteggiamento comune, frutto della discussione tra di noi, sulla crisi di governo, i suoi esiti e le sue cause. Ci pare che quel che è accaduto dopo il voto sulla politica estera abbia un significato che va al di là degli aggiustamenti politici e parlamentari o nella composizione del governo. Accade cioè che la frattura tra sistema politico della rappresentanza [e dei partiti] e società reale si è ulteriormente allargata. Ovvero, quel che, nell'anno precedente e in quello successivo alle elezioni politiche, era stato messo tra parentesi dal desiderio del grande elettorato di centrosinistra di porre fine all'avventura berlusconiana, è oggi diventato molto più evidente.
Il fatto non è solo che le attese suscitate dalle primarie o dal programma dell'Unione, o dalla stessa partecipazione al governo della "sinistra radicale", sono state deluse. Si tratta, più in profondo, della sconnessione tra i movimenti sociali e cittadini che disegnano, con le loro lotte e le loro sperimentazioni, un altro genere di democrazia e di economia, e la cieca ostinazione con cui i politici dell'Unione rivendicano - nella quasi totalità - il loro potere di decidere nonché il dominio della "crescita" economica. I dodici punti che Prodi ha imposto ai partiti alleati come condizione per proseguire ne sono un riassunto molto efficace: accentramento della decisione addirittura in un uomo solo; "grandi opere" [la Tav, i rigassificatori, le "liberalizzazioni"] come priorità assolute; rispetto cieco delle "alleanze internazionali" [la base di Vicenza, l'Afghanistan]. Qualcuno di noi dice: è come se il governo, che aveva già azzerato la mediazione con le reti sociali, avesse eliminato il dialogo anche al proprio interno, costituendosi di fatto in consiglio d'amministrazione, in un organismo plasmato sul solo scopo di "fare ciò che va fatto".
Tutto questo non è frutto di "tradimento": è piuttosto l'effetto di quel che libri come quello di Paul Ginsborg ["La democrazia che non c'è"] o di Danilo Zolo ["Da cittadini a sudditi": si veda l'intervista in pagina 21], solo per citare gli ultimi due sul tema, analizzano in modo difficilmente contestabile: è la crisi della democrazia rappresentativa a scala nazionale, i cui poteri si stanno dileguando a causa del predominio dei poteri del liberismo globale. Ciò che poi comporta applicazioni "locali". Perché la Tav in Val di Susa, i rigassificatori e le "liberalizzazioni" sono così importanti da comparire tra le dodici priorità del paese, mentre scompaiono il lavoro e i diritti civili? La risposta è che "grandi opere", energia [fossile] e privatizzazione dei servizi pubblici sono i "mercati" nei quali il grande capitale [italiano e non solo] sa di avere le maggiori opportunità di remunerazione. E questo, agli occhi dei governanti del centrosinistra, equivale a favorire la "crescita", a fermare il "declino" del paese. In sostanza, i politici sono gli agenti, i terminali - nelle istituzioni - di quei poteri economici.
Perciò la competizione politica, le "alternative" che i diversi schieramenti dovrebbero proporre, non sono in verità tali: ai cittadini, agli elettori, viene proposto solo il ruolo di "fan" di proposte politiche diventate - dice Zolo - campagne pubblicitarie.
Questo non significa che un governo Berlusconi o un governo Prodi siano la stessa cosa. Nel secondo caso, vi sono per i movimenti della società - come abbiamo potuto talvolta vedere in questi mesi, su vari temi - maggiori possibilità di influire, di ottenere compromessi. Con la destra al governo, lo abbiamo sperimentato tra il 2001 e il 2006, tutto sarebbe peggiore. La "sinistra radicale", ma anche altri settori o personalità dell'Unione, sono meno impermeabili, come la ribellione dei parlamentari veneti contro la base di Vicenza mostra. Ma quel che la crisi di governo dovrebbe suggerire, secondo noi, è che sempre più l'onere del cambiamento pesa sui movimenti sociali, sulla loro capacità di allargare consapevolezza e modi di azione ad intere comunità, come è accaduto in Val di Susa e a Vicenza e come con il tempo sta accadendo in molti altri luoghi. Dovrebbe quindi suggerire che al governo bisogna guardare con disincanto, non aspettandosi risposte definitive, né prendendolo come causa di tutti i mali.
Il punto di vista che cerchiamo di adottare, nel guardare alle vicende della politica, è quello dei valsusini e dei vicentini. I quali sono ovviamente furiosi con i loro "rappresentanti": in Val di Susa i tre partiti della "sinistra radicale" hanno ottenuto oltre il 40 per cento dei voti, alle politiche, perché promettevano un'opposizione ferma alla Tav: non li hanno avuti perché i cittadini fossero di colpo diventati "comunisti" o "verdi". Ma quelle comunità, così come non stanno difendendo il loro "cortile" bensì il grande cortile in cui tutti noi viviamo, raccontano a tutto il paese un altro possibile modo di vivere, ossia la possibilità di un'altra economia, di un'altra democrazia e di un'altra idea della pace. E il loro messaggio è arrivato già tanto lontano, da rendere l'azione del "consiglio d'amministrazione" molto difficile. Anche perché gran parte dei politici dell'Unione non vede, e se vede non capisce, quel che sta accadendo nella società. Perciò pensano che basti vincolare la "sinistra radicale" all'obbedienza ai comandi della "crescita" per poter procedere con basi, Tav, rigassificatori, ecc.
Si sbagliano, come i prossimi mesi dimostreranno.