Il mio campione statistico non è
attendibile.
Feci questa considerazione molti anni
fa, quando a Bologna il PCI raggiungeva percentuali intorno al 51% e
io non conoscevo nessuno, dico nessuno, che votasse PCI, al massimo
social-democratici.
Quella che mi accingo a fare dunque non
è un'analisi statistica ma un gioco per ribaltare alcuni luoghi
comuni e notare come, almeno nel mio ambiente, le cose non siano come
spesso si credono.
Voglio analizzare uomini e donne fra
i 35 e i 50 anni con figli in età scolare (al
massimo primi anni delle superiori).
LE DONNE
Lavorano tutte, la maggior parte
part-time o comunque nello stato, ma ci sono anche medici e avvocati.
Si occupano molto dei figli ma non solo senso classico, fanno
infatti le rappresentati di classe, si interessano attivamente dei
problemi della scuola, si occupano di politica soprattutto a livello
locale.
Quando parlano fra di loro non
affrontano mai temi quali i vestiti, la forma fisica, le creme di
bellezza, ma parlano di problemi dei figli, della scuola, della
società. Non sono angosciate dagli anni che passano, ma anzi
sono sicure di sé, decise, concrete e...belle.
Il lavoro e la maternità coniugati
non senza sforzo ma con ottimi risultati, le rendono positive,
attive, concrete.
Si occupano della casa ma in
condivisione coi mariti e non è il loro principale problema.
I figli sono al primo posto, ma
partendo da questo arrivano ad interessarsi della società in toto, a
seguire i lavoro nel parco come le manovre finanziarie del governo.
Se lavorano meno degli uomini è
perchè la maternità occupa un posto preminente nei loro
interessi e perchè le scelte famigliari spingono ovviamente a far
lavorare meno chi comunque deve astenersi dal lavoro per periodi che
variano dai 5 mesi obbligatori all'anno, per ogni figlio.
GLI UOMINI
Lavorano nei più diversi settori e
solitamente più delle mogli, ma soprattutto per il motivo sopra
spiegato.
Si occupano intensamente della cura
e soprattutto dell'educazione dei figli, partecipando alle
attività scolastiche, accompagnandoli nelle attività
extra-scolastiche o semplicemente ludiche.
Sono papà presenti soprattutto nei
giochi, nelle letture, nello studio.
Condividono i lavori di casa
anche perchè le mogli lavorano quasi quanto loro e diventa difficile
non cucinare quando la mogli torna a casa dopo di te.
Quando parlano fra di loro parlano
di politica, soprattutto rapportata alle condizioni economiche
personali, di figli, di vacanze e di progetti futuri.
Non si interessano assolutamente di
calcio, se non in casi rarissimi, e si trovano per vedere
l'Italia solo se si fa una grigliata.
Si trovano spesso in contrasto o
meglio in competizione con le mamme per la gestione dei bambini,
per due motivi principali.
Il primo è perchè sono nuovi
in questo argomenti e con pochi esempi da seguire, sono quindi un po'
casuali e le mamme poco disponibili a concedere spazi nel loro mondo
affettivo-educativo fino a ieri assolutamente esclusivo.
Il secondo è che vedono
l'educazione in modo più diretto, meno dolce e più
fisico. Sono disposti a
giocare, ad insegnare ad andare in pattini o bici, a leggere e
raccontare storie, meno a curare febbri, ad ascoltare gnole
o preparare vestiti.
Insomma coppie in
cui la cura dei figli e della casa viene equamente distribuita, con
le dovute differenze date dal lavoro, dalla società, dalle
inclinazioni personali. Uomini e donne che affrontano insieme la
difficile gestione della vita e della famiglia.
Analisi,
ripeto, senza alcuna
valenza statistica, ma secondo me interessante per
vedere le cose che ci circondano con occhi diversi. Non tutti sono
come nel mio ambiente, ma nemmeno tutti siamo come le statistiche
nazionali. Troppo abituati alle percentuali tendiamo ad attribuire a
tutti quello che fa la maggioranza e quindi a comportarci o
lamentarci di conseguenza. Penso che veder i lati positivi della
nostra società possa solo farci bene.