mercoledì 22 ottobre 2008
Pochi bambini down arrivano alla nascita
Uno dei problemi dell'attuale legge sull'aborto, secondo me, è quello che riguarda la malformazione del feto, perchè induce nelle persone il pensiero che sia normale ricorrere all'aborto se il feto è malformato.
Riporto dalla legge
L. 22 maggio 1978, n. 194
Norme per la tutela sociale della maternità
e sull'interruzione volontaria della gravidanza.
4. Per l'interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico
6. L'interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata:
a)(...)
b)quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Il problema è che non si distinguono i vari livelli di malformazione: ci sono malattie che portano alla morte del bambino in poche ore o al massimo mesi dalla nascita, ci sono malattie che rendono invalidi per sempre, ci sono malformazioni che rendono completamente incapaci di ragionare.
Ma è chiaro che le differenze sono moltissime: se non si può costringere una donna a portare in grembo un bambino che morirà sicuramente, è altrettanto orribile sopprimere un bambino che avrà cero problemi, ma potrà condurre una vita serena, come ad esempio con la sindrome di Down, che rende la vita difficile, ma non impossibile, non porta a morte precoce (ormai nemmeno in giovane età) e può dare una qualità della vita eccellente.
La salute psichica della donna (non parlo ovviamente di quella fisica) potrà correre seri pericoli in caso di malformazione mortale ma assai meno in caso di sindrome di Down, però molte madri si sottopongono all'amniocentesi anche per accertare questa sindrome e vengono spesso consigliate per l'IVG se presente.
E' facile cadere nell'eugenetica, nel rifiuto del diverso e nell'equazione salute=felicità.
Copio dal sito Pro-Vita
ROMA, domenica, 28 settembre 2008 (ZENIT.org).- In seguito alla candidatura repubblicana del Governatore Sarah Palin alla vicepresidenza degli Stati Uniti è riemerso l’interesse per la sindrome di Down. Il 18 aprile, Palin ha dato alla luce Trig Paxon Van Palin, pur avendo saputo dai medici, nel dicembre scorso, che il bimbo era affetto dalla sindrome di Down, come riferito dall’Associated Press il 3 maggio. Secondo un articolo dell’opinionista Michael Gerson, pubblicato sul Washington Post del 10 settembre, quando le analisi prenatali rivelano la presenza della sindrome di down, il 90% delle volte si decide per l’aborto. Ma il numero degli aborti di bambini affetti dalla sindrome potrebbe ulteriormente aumentare se la raccomandazione emanata lo scorso anno dalla American College of Obstetricians and Gynecologists venisse applicata, ha aggiunto. Il College ha infatti invitato a sottoporre precocemente all’analisi per la sindrome di Down tutte le donne in gravidanza e non solo quelle al di sopra di una certa età, i cui bambini hanno quindi maggiori probabilità di esserne affetti. Gerson ha tuttavia sostenuto che i figli nati con sindrome di Down “generalmente non vengono considerati dai loro genitori come una maledizione ma come una complessa benedizione”. Molti medici e consiglieri, tuttavia, invitano le madri ad abortire. Questa tendenza a voler porre fine a vite “imperfette”, ha proseguito Gerson, non può essere tenuta distinta rispetto al nostro generale atteggiamento nei confronti dei disabili. “Questa tendenza alimenta un darwinismo sociale in cui il più forte è considerato migliore, la persona dipendente come avente un valore inferiore e in cui i deboli debbono talvolta essere oggetto di selezione”, ha concluso. Verità profonde Nonostante le difficoltà di chi si trova con un figlio down, molti quotidiani hanno raccontato casi in cui i genitori che si sono trovati in queste situazioni hanno vissuto esperienze positive. Crescere un figlio down può portare alla luce molte verità profonde per i genitori e i loro figli, secondo il Washington Post del 14 settembre. Nell’articolo si descrive il caso di Adrianne Pedlikin, madre di tre figli, tra cui un bambino di 10 anni affetto dalla sindrome di Down. Pur riconoscendo le difficoltà e le sfide legate al dover crescere un figlio down, l’articolo sottolinea che, allo stesso tempo, sia Adrianne che suo marito Philip non nascondono il loro amore per questo figlio e affermano che la sua nascita ha cambiato la loro visione del mondo in senso positivo. L’articolo riferisce anche dell’esperienza di altre famiglie, che spesso si confrontano con la reticenza degli istituti scolastici ad accettare bambini down. Queste famiglie si trovano anche spesso ad essere tagliate fuori dalle altre famiglie ed i loro figli down spesso non vengono invitati a giocare con i loro coetanei. Un’altra testimonianza positiva di chi è genitore di un bimbo down è stata pubblicata il 2 giugno sul quotidiano britannico Guardian. Annie Rey racconta della repulsione che provava, quando era giovane, nei confronti dei disabili. Poi, arrivata ai 40 anni, ha scoperto di essere incinta di un bambino con la sindrome di Down.“Durante la gravidanza passavo dall’ottimismo alla disperazione: ottimismo nella speranza che il bambino, che all’età di 20 settimane abbiamo appreso essere maschio, non avesse veramente la sindrome di Down, e disperazione al pensiero che invece l’avesse”, ha scritto. Suo figlio Paddi ha ora 2 anni e lei ha accettato l’idea di avere un bambino down. Ha detto di aver scoperto che suo figlio non è “una diagnosi”, ma un bambino con molte qualità. “Sono fermamente convinta che se il mio prezioso bambino non esistesse, il nostro mondo, e forse il mondo intero, sarebbe un posto più povero”, ha concluso.
Padre John Flynn, LC
zenit 28 settembre 2008
P.S. Per chi volesse documentarsi meglio linko il testo della legge 194
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COMUNICATO STAMPA
Esce in questi giorni in libreria il volume
Giambattista Scirè, L'aborto in Italia. Storia di una legge, Bruno Mondadori, Milano 2008, pp. 320, euro 22
A trent'anni dalla legge 194, l'interruzione volontaria di gravidanza continua a essere un tema scottante e tocca molteplici aspetti: dalla questione morale e giuridica a quella di impronta più marcatamente ideologica. Il volume offre un quadro complessivo del cammino che ha portato alla regolamentazione dell'aborto in Italia, capace di prendere in considerazione i punti di vista di tutti i protagonisti della vicenda, dalle avanguardie intellettuali al mondo cattolico intransigente, dai movimenti femminili e radicali alle forze della politica e dell'informazione. Attraverso i documenti dell'epoca, l'autore ci offre una ricostruzione storiografica delle vicende che hanno segnato il dibattito culturale sull'aborto e il suo travagliato iter parlamentare, svelandone le sfumature e le molteplici contraddizioni.
Giambattista Scirè svolge attività di ricerca nell'ambito della Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi storici e geografici dell'Università degli studi di Firenze. Tra le sue pubblicazioni: La democrazia alla prova. Cattolici e laici nell'Italia repubblicana degli anni cinquanta e sessanta, prefazione di Mario G. Rossi, Carocci, Roma 2005; con G. Gozzini, Globalizzazione, Giunti, Firenze 2007 e Il mondo globale come problema storico, Archetipo libri, Bologna 2007; Il divorzio in Italia. Partiti, Chiesa, società civile dalla legge al referendum, B. Mondadori, Milano 2007; Poste: dal cavallo a internet. Storia dei servizi postali italiani, Giunti, Firenze 2008.
* * *
Indice del volume
Premessa VII
Antefatto 1
Una storia italiana 1
Il caso degli altri paese 7
Due fronti contrapposti 17
L'avvio del dibattito culturale sull'aborto (1971-72) 25
Entra in scena la politica (1973-74) 41
La prima proposta di legge socialista e le reazioni della società 41
Le nuove acquisizioni mediche e il confronto con i modelli stranieri 48
La nascita del Cisa. Il dibattito sul diritto di famiglia e sui consultori 53
L'intervento della Chiesa 62
Aborto: diritto o delitto? (1975) 67
I radicali e la vicenda giudiziaria 67
Il fronte degli intellettuali 71
La sentenza della Corte costituzionale e una nota della Cei 77
I disegni di legge dei partiti 84
Dopo le elezioni del 1975 88
La via della mediazione: dalla depenalizzazione alla regolamentazione (1976)
Il Pci e la proposta dei cattolici democratici 95
L'ostruzionismo della dc e le sue conseguenze 100
Le opzioni politiche dei cattolici per il "no" 104
Dopo i fatti di Seveso 108
La discussione alla Camera 114
Le domande della società 119
Prove di legge (1977) 123
Il voto alla Camera: reazioni pubbliche e private 123
Un mondo cattolico non del tutto monolitico? 132
La discussione al Senato sul potenziamento dei consultori 139
La reazione cattolica e la nascita del Movimento per la Vita: la legge di blocca a Senato 148
Le polemiche sul fronte laico e la proposta del Mpv 153
Un anno cruciale (1978)
La questione parallela del Concordato 159
Prima della soluzione politica 159
La 194 diventa legge dello Stato 169
La polemica sull'obiezione di coscienza dei medici 174
Il dibattito sull'attuazione della legge: si scaldano gli animi 191
Si preparano i referendum (1980) 199
I nuovi dati nazionali ed esteri sull'aborto 199
Gli appelli del Papa e le critiche dei laici 203
La campagna referendaria 210
La risposta della società civile (1981)
La società italiana nei primi anni Ottanta 219
Una nuova consapevolezza per le donne 222
Nel vivo della battaglia 225
L'esito del referendum 252
Conclusioni 259
Epilogo 267
Un quadro sociologico sul funzionamento della legge (1981-2006) 267
Tra ieri e oggi: si riaccende la polemica (2007-2008)
Appendice 283
Indice dei nomi 291
www.giambattistascire.it
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