mercoledì 12 maggio 2010
Aborto - Un intervento di Silvana De Mari
Riporto questo interessante intervento di Silvana De Mari sull'aborto. Come sempre usa toni duri ed espliciti, forse anche troppo parlando di un argomento delicato come l'aborto, ma lei è così. Condivido totalmente le tesi che propugna, un po' meno il metodo.
venerdì, 30 aprile 2010
Successo due giorni fa a Rossano.
Malformazioni al palato e al labbro, ha detto l’ecografia. Labbro leporino, stiamo parlando di un labbro leporino. Non mancavano gambe e braccia, non aveva due teste.
Abortito alla ventiduesima settimana, è stato messo in una scatola in attesa che avesse la cortesia di morire. Questi bambini nascono vivi. La legge vieta di rianimarli. Non si lega il cordone ombelicale, così che muoiano dissanguati in un tempo decente. Muoiono soli. È vietato che ricevano qualsiasi tipo di cura. Se si rianimassero avrebbero lesioni cerebrali permanenti per l’eccessiva prematurità, si potrebbe almeno avere gli attributi per sopprimerli, in maniera indolore, o per tenerli in braccio mentre muoiono. Muoiono di insufficienza respiratoria. Muoiono dissanguati. Se resistono a ipossia e dissanguamento, muoiono per disidratazione come Eluana Englaro. La volontà della madre è stata che non nascesse, ma come nel caso di Eluana, c’è la spaventosa mostruosa, sovietica istituzione della morte burocratica e statale. La madre partorisce il feto, ma una volta fuori dall’utero non è più feto, è una persona, ma non si assume la responsabilità di stargli vicina mentre muore tenendolo in braccio. Un genitore vero non lascia la sua creatura sola a morire. Se si è assunto la tremenda responsabilità di stabilire che quella creatura non deve vivere, perdio, si assuma la responsabilità di stargli vicino fin o all’ultimo battito, si assuma la responsabilità di farsi preparare una intracardiaca di morfina e farsi spiegare dove e come farla e si assuma la responsabilità di fargliela. Se questo non è in grado di farlo allora si tenga il bambino fino alla nascita e poi lo affidi a chi lo adotterà. Non lo lasci a morire solo in una scatola.
Il piccolino di Rossano è riuscito anche a coagulare il sangue nel cordone, e ha continuato a respirare. Se qualcuno si fosse rifiutato di fare questo scempio, se qualcuno avesse spiegato alla madre che una palatoschisi si opera, che alla nascita il piccolo sarebbe stato operato e sarebbe stato imperfetto, come Dumbo, perché noi non dobbiamo perseguire i nostri deliri di perfezione, sarebbe stato un bambino particolarmente forte e robusto. Forse sarebbe stato il nuovo Leonardo da Vinci, ma è stato buttato nella spazzatura per un labbro leporino. Un qualche professionista ha firmato il certificato che la madre sarebbe impazzita all’idea di avere un feto imperfetto nell’utero e la macchina di morte si è messa in moto. Qualcuno,dopo ore, ha avvertito il prete, il cappellano dell’ospedale. Ci sono i preti, a chi andate a dirla una cosa del genere? A un prete. Il sacerdote è intervenuto, è entrato nella sala parto bloccata da ore e ha trovato questo feto, ma una volta fuori dall’utero tecnicamente sono neonati, ha trovato questo neonato che agonizzava nella sua scatola di metallo, morendo di disidratazione e freddo, ma non di ipossia, perché stava respirando, con la forza dei suoi polmoni, dopo essersi coagulato il cordone ombelicale. Stava morendo solo mentre qualche decina di metri più in là, sua madre, si riprendeva dall’anestesia e si rendeva cosa di cosa voler dire: avere l’utero vuoto, dopo che già lo si era sentito muovere. Il feto, il neonato, l’ammasso di cellule abortito vivo stava morendo da solo mentre il ginecologo che aveva fattolo scempio, perché nessuno ha mai gli attributi per rifiutarsi di fare una mostruosità di questo genere, se ne è andato per i fatti suoi a farsi gli affari suoi. E che doveva fare? Restare in sala parto a guardare l’ammasso di cellule che si muoveva e respirava e pare abbia pianto, all’inizio, un pianto ridicolo per la ridicola pretesa che la sua mamma accorresse a soccorrere lui, nato con il labbro leporino, essere inferiore.
C’è solo rimasto quei poveri dementi dei cattolici a sostenere che i feti hanno un’anima, mentre che siamo intelligenti sappiamo che non ce l’hanno e sono solo un ammasso di cellule: ma una roba che fuori da un utero sta respirando da solo, l’anima ce l’ha o no? Nel frattempo che scopra se ha l’anima, visto che non sono certissima di averne una io, posso darvi la mia parola che ha abbastanza sistema nervoso centrale da provare dolore, posso dirvi che questa creatura umana che crepa da sola e di dolore, il dolore della disidratazione, il dolore dell’insufficienza respiratoria, è una cosa mostruosa. Il consenso infermato? Ma nel consenso informato bisognerebbe dare tutte le informazioni: l’immagine di questa persona umana, perché una volta che è fuori dall’utero e respira, è una persona, non dovrebbero far parte delle informazioni date alla madre? Giammai. Le femministe insorgono: si vuole colpevolizzare una scelta che deve essere libera e consapevole. Le femministe occidentali sono sempre in prima linea a difendere il diritto delle donne islamiche a portare il burka ed essere lapidate, ma la censura delle immagini degli aborti resta una delle loro priorità. Se una parte delle informazioni sono sotto censura, coma fa la scelta ed essere consapevole?
Un mio amico ha una focomelia da talidomide. Le sue braccia si fermano più o meno al gomito, con delle mani che fanno 6 dita in totale. È ingegnere, ha due bambini, ha progettato un’auto per persone che hanno subito amputazioni agli arti superiori.
Ho cominciato a fare il medico che l’ecografia appena cominciava.
È capitato che nascessero dei mostri.
Creature talmente malformate che non era possibile la sopravvivenza per più di qualche giorno, talmente malformate che non era quasi possibile chiamarle umane.
È capitato che un anestesista abbia detto: io non lo faccio uscire dalla sala operatoria, a sua madre non lo faccio vedere, poi ha fatto al piccolo un’intracardiaca di morfina e se lo è tenuto in braccio fino a quando il cuoricino non si è fermato. Sul corpicino sono scolate le sue lacrime. Era un uomo sconvolto che si era assunto una responsabilità tremenda, e che stava cercando di fare il meno peggio.
È uno dei motivi per cui non ho fatto né ginecologia né anestesia: non volevo mai trovarmi a dover decidere. All’epoca si decideva da soli, pagando di persona, come altrimenti non si potrebbe, non si dovrebbe, quando si parla della vita e della morte. Qualcuno si assumeva la responsabilità. E dato che era una responsabilità tremenda, qualcuno se la assumeva solo davanti a casi tremendi. C’è una zona grigia che tale deve restare, perché è troppo pericoloso regolamentarla, come hanno fatto in Olanda dove è possibile sopprimere bambini Down o con la spina bifida. .
Ora la “volontà della madre”, una madre spesso confusa, spesso terrorizzata, spesso incapace di fronteggiare i propri deliri perfezionistici, mette in moto una macchina di morte dove tutti sono deresponsabilizzati, si abortiscono gli affetti da palatoschisi e dopo averli abortiti si lasciano lì a crepare da soli, perché nessuno di questi signori della vita e della morte si assume la responsabilità almeno di finire lo scempio con un’intracardiaca di morfina, tenendosi il bambino in braccio, come si fa con le creature umane, come si da con i figli, come non è stato fatto con Eluana.
Gli affetti da palatoschisi si abortiscono seguendo le regole burocratiche di questi oscuri burocrati della morte che adesso sono i medici. L’abortito muore da solo, a volte impiegandoci ore, così che nessuno si assuma la responsabilità della sua morte. In una scatola di metallo. Un bambino è stato abortito perché l’ecografia aveva visto un’atresia dell’esofago ( si risolve chirurgicamente ). Il piccolo ha pianto ed ha resistito 2 giorni prima di morire: l’atresia non c’era.
Il bambino feto impiega due giorni a morire, bloccando con la sua insulsa presenza una sala parto. Una scocciatura.
L’aborto è una cultura di morte, il ’68 è stato una cultura di morte, i più atroci assassini di quel periodo, da Mao Tze Tung a Che Guevara, per non parlare di Arafat, sono stati beatificati, beatificato è stato il terrorismo. Il ’68 è stato il più mostruoso etnocidio della storia, un etnocidio dove tutta una civiltà, quella occidentale, è stata caricata delle colpe più deliranti e tremende, dove è stata portata a vergognarsi di sé stessa, e la nostra civiltà, quella giudaico cristiana, è l’unica che abbia difeso il bambino.
Restate tutti su questo blog: da domani storia etologica dell’Europa, e delle 4 radici della sua civiltà.
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