Sono contento che abbia vinto Obama,
ma come alla prima elezione non mi unirò al coro osannante per la
grande lezione di democrazia degli Stati Uniti e la grande
innovazione e speranza che porta al mondo.
Questi argomenti mi appaiono frutto di
una ingenuità a due livelli e in alcuni casi di
malafede.
Perfino io sapevo prima del primo
dibattito in TV che avrebbe vinto Obama.
Il primo livello di ingenuità.
È credere che le elezioni americane
siano decise dal popolo, come peraltro quelle europee.
Sono i poteri economici forti che
decidono.
Ricordo una simpatica commedia con
Micheal Keaton e Geena Davis (“Ciao Julia sono Kevin”) in cui i
due protagonisti scrivevano i discorsi per due candidati uno
repubblicano e l'altro democratico. Alla fine del film si scopriva
che uno dei due candidati aveva preso soldi da un mafioso e si doveva
quindi ritirare dalla competizione. Allo stupore dei protagonisti
veniva risposto che entrambi i candidati avevano accettato soldi dal
mafioso e che questo aveva deciso chi doveva vincere rivelando il
finanziamento all'altro. Film del 1994.
Il secondo livello di ingenuità.
È che anche se non vogliamo credere
che siano direttamente i poteri forti a decidere, dobbiamo
notare come i due candidati siano entrambi molto ricchi, entrambi
ex-studenti di Harvard e appoggiati a suon di milioni di dollari da
svariati gruppi e singoli.
La leadership americana si forma
quindi in precisi luoghi di potere ed è finanziata direttamente
(e legalmente) da lobby, gruppi e potentati. Venirmi quindi a parlare
di voto ispanico mi fa un po' ridere.
La malafede.
Dicevo che anch'io sapevo che avrebbe
vinto Obama. Per puro caso prima del primo dibattito sentii un
servizio non ricordo più su quale tg in cui si diceva come la
campagna elettorale avesse perso smalto, ci fosse poco interesse, la
vittoria di Obama ormai certa e Romney fiacco.
Primo dibattito e a sorpresa (!) vince
Romney, Obama fiacco, indeciso, a occhi bassi.
Servizio al TG3 dei Giovanna Botteri,
giornalista che appresso anche per la sua preparazione e onestà,
tutto incentrato sugli errori di Obama, sulla necessità di rivedere
le strategie, sull'importanza del prossimo confronto e nulla, dico
nulla, sulla prevedibilità dell'accaduto.
Perchè allora sono contento?
Perchè non cado nemmeno nel gioco “Sono tutti uguali”.
Ricordo anni fa due elezioni quasi in
contemporanea: Clinton in America e Chirac in Francia. Dopo poco
Clinton riuscì a portare israeliani e palestinesi ad un tavolo di
pace mentre Chirac sperimentò la bomba atomica a Mururoa. Una
bella differenza.
Credo quindi che la vittoria di Obama
sia un'ottima notizia, che porterà buoni frutti e se non altro non
ci farà ricadere un guerre su guerre.
Credo che la pressione popolare
abbia il suo effetto. Dice padre Zanotelli: “Voti ogni volta
che fai la spesa” e credo che questo valga più del voto nella
cabina elettorale.
Ma non venite a parlarmi di
democrazia compiuta!!!!
P.S. Però Obama che abbraccia la
moglie è una delle più belle foto del secolo
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