io ne ho viste cose, che voi umani non potete immaginare...
Ci sono molte più situazioni di quelle che immagini e per molte di esse il matrimonio non è possibileInoltre i Pacs regolano anche convivenze particolari, come quelle di due sorelle, o di due amiche sole, o di una nonna col nipote, o di due amici senza famiglia che non sono gay ma hanno passato insieme gran parte della vita aiutandosi e cercando di ridurre le spese. Io conosco moltissime situazioni di vita comune in cui c'è un legame di affetto senza esserci rapporto sessuale, ci sono poi casi di persone che non vogliono sposarsi per una infinità di motivi e mi sembra che dovremmo rispettare i loro desideri. I Pacs non sono patti matrimoniali, riconoscono solo certi diritti a due persone che vivono insieme. Non tutti i legami possono o voglio sottostare alle leggi di un matrimonio. Una zia di mio marito è rimasta zitella e ha convissuto fino alla morte con una sua amica, nessuna delle due era lesbica, erano due persone normali molto sole che insieme erano meno sole e dividevano le spese che una da sola non avrebbe potuto affrontare con una sola pensione, si aiutavano solo a vicenda, io le rispetto e la loro amicizia mi dà conforto. E' uno dei tanti casi che non può rientrare in un contratto matrimoniale, mi spieghi eprché se una delle due andava all'ospedale, l'altra, non essendo parente, non poteva andarla a trovare o avere sue notizie, e se una delle due moriva, l'altra doveva perdere l'appartamento? I pacs regolano molte ingiustizie.I pacs non sono un matrimonio, sono quello che dicono di esserre: patti di reciproca solidarieta'.
Sottoscrivo quanto dice Viviana.Ci sono una quantità di cose utili alla struttura sociale, ma come principio vengono rese obbligatorie solo nel caso siano lesive dei diritti dell'individuo. Altrimenti i singoli vengono lasciati liberi di scegliere lo stile di vita che gli è più consono, nel rispetto dei molti modi di intendere l'esistenza e le relazioni.Personalmente sono figlia di genitori divorziati, sono stata sposata, mi sono separata, in questo momento convivo ma non me la sento di risposarmi. La mia sarà forse mancanza di maturità ma mi chiedo: a chi crea problemi se la mia convivenza viene regolata, intanto che maturo una scelta circa un secondo matrimonio?
Scusate se ho fatto passare un po' di tempo ma provo a rispondere a tutte e due.Viviana parla di situazioni particolari, come due sorelle che vivono assieme, ma per queste situazioni basta il codice civile e quello che gia' c'e'. Anch'io ho conosciuto due sorelle che, rimaste vedove, vivevano assieme: la casa era cointestata cosi' quando una delle due e' morte e' rimasta all'alra. Per le cure mediche e l'assistenza basterebbe modificare l'attuale legge prevedendo che uno possa dire da chi vuole essere assisitio. Mi e' capitato di avere un'amica polacca ricoverata in ospedale e i medici non ci dicevano niente perche' non eravamo parenti, ma i suoiparenti erano in Polonia!! non e' quindi un problema di pacs ma di legge. Altre cose da regolamentare con i pacs che mi vengono in mente sono: accesso alle case popolari, che non trovo giusto per chi non vuole prendersil'impegno di sposarsi, oppure, cosa piu' importante, la pensione di revesibilita'. Ma su questo sono contrario: lo stato assicura al coniuge la pensione del coniuge deceduto: e' un grande aiuto che viene dato perche' si riconosce l'importanza della famiglia e il fatto che due persone sposate fanno un cammino comune, anche economico, ma se non si sono sposate perche' debbo garantirlo? se non si assumono i piccolo doveri che provengono dal matrimonio peche' debbo considerarli come un unico soggetto? Quello che voglio dire, per rispondere anche a Simona e' che ogniuno fa le scelte che vuole e nessuno stato puo' imporre di sposarsi (e io ho amici in tutte le condizioni immaginabili: sposati, divorziati, risposati, conviventi....), ma lo stato con il matrimonio riconosce uno stato giuridico a cui competono diritti e doveri chi non sottosta' ai doveri non puo' rihchiedere i diritti. sarebbe come dire che un lavoratore in nero (per scelta) pretendesse le ferie; puo' lavorare in nero per mille motivi, ma non puo' richiedere diritti che competono a chi paga le tasse.Spero di essere stato chiaro, soprattutto voglio ripetere che non ho pregiudizi contro nessuno, io personalmente sono sposato in chiesa ma gia' mia sorella si trova in una situazione opposta, dico solo che ritengo il matrimonio civile un insieme di diritti e doveri che non ha bisogno di un'ulteriore definizione
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3 commenti:
Ci sono molte più situazioni di quelle che immagini e per molte di esse il matrimonio non è possibile
Inoltre i Pacs regolano anche convivenze particolari, come quelle di due sorelle, o di due amiche sole, o di una nonna col nipote, o di due amici senza famiglia che non sono gay ma hanno passato insieme gran parte della vita aiutandosi e cercando di ridurre le spese. Io conosco moltissime situazioni di vita comune in cui c'è un legame di affetto senza esserci rapporto sessuale, ci sono poi casi di persone che non vogliono sposarsi per una infinità di motivi e mi sembra che dovremmo rispettare i loro desideri. I Pacs non sono patti matrimoniali, riconoscono solo certi diritti a due persone che vivono insieme. Non tutti i legami possono o voglio sottostare alle leggi di un matrimonio. Una zia di mio marito è rimasta zitella e ha convissuto fino alla morte con una sua amica, nessuna delle due era lesbica, erano due persone normali molto sole che insieme erano meno sole e dividevano le spese che una da sola non avrebbe potuto affrontare con una sola pensione, si aiutavano solo a vicenda, io le rispetto e la loro amicizia mi dà conforto. E' uno dei tanti casi che non può rientrare in un contratto matrimoniale, mi spieghi eprché se una delle due andava all'ospedale, l'altra, non essendo parente, non poteva andarla a trovare o avere sue notizie, e se una delle due moriva, l'altra doveva perdere l'appartamento? I pacs regolano molte ingiustizie.
I pacs non sono un matrimonio, sono quello che dicono di esserre: patti di reciproca solidarieta'.
Sottoscrivo quanto dice Viviana.
Ci sono una quantità di cose utili alla struttura sociale, ma come principio vengono rese obbligatorie solo nel caso siano lesive dei diritti dell'individuo.
Altrimenti i singoli vengono lasciati liberi di scegliere lo stile di vita che gli è più consono, nel rispetto dei molti modi di intendere l'esistenza e le relazioni.
Personalmente sono figlia di genitori divorziati, sono stata sposata, mi sono separata, in questo momento convivo ma non me la sento di risposarmi. La mia sarà forse mancanza di maturità ma mi chiedo: a chi crea problemi se la mia convivenza viene regolata, intanto che maturo una scelta circa un secondo matrimonio?
Scusate se ho fatto passare un po' di tempo ma provo a rispondere a tutte e due.
Viviana parla di situazioni particolari, come due sorelle che vivono assieme, ma per queste situazioni basta il codice civile e quello che gia' c'e'. Anch'io ho conosciuto due sorelle che, rimaste vedove, vivevano assieme: la casa era cointestata cosi' quando una delle due e' morte e' rimasta all'alra. Per le cure mediche e l'assistenza basterebbe modificare l'attuale legge prevedendo che uno possa dire da chi vuole essere assisitio. Mi e' capitato di avere un'amica polacca ricoverata in ospedale e i medici non ci dicevano niente perche' non eravamo parenti, ma i suoiparenti erano in Polonia!! non e' quindi un problema di pacs ma di legge. Altre cose da regolamentare con i pacs che mi vengono in mente sono: accesso alle case popolari, che non trovo giusto per chi non vuole prendersil'impegno di sposarsi, oppure, cosa piu' importante, la pensione di revesibilita'. Ma su questo sono contrario: lo stato assicura al coniuge la pensione del coniuge deceduto: e' un grande aiuto che viene dato perche' si riconosce l'importanza della famiglia e il fatto che due persone sposate fanno un cammino comune, anche economico, ma se non si sono sposate perche' debbo garantirlo? se non si assumono i piccolo doveri che provengono dal matrimonio peche' debbo considerarli come un unico soggetto? Quello che voglio dire, per rispondere anche a Simona e' che ogniuno fa le scelte che vuole e nessuno stato puo' imporre di sposarsi (e io ho amici in tutte le condizioni immaginabili: sposati, divorziati, risposati, conviventi....), ma lo stato con il matrimonio riconosce uno stato giuridico a cui competono diritti e doveri chi non sottosta' ai doveri non puo' rihchiedere i diritti. sarebbe come dire che un lavoratore in nero (per scelta) pretendesse le ferie; puo' lavorare in nero per mille motivi, ma non puo' richiedere diritti che competono a chi paga le tasse.
Spero di essere stato chiaro, soprattutto voglio ripetere che non ho pregiudizi contro nessuno, io personalmente sono sposato in chiesa ma gia' mia sorella si trova in una situazione opposta, dico solo che ritengo il matrimonio civile un insieme di diritti e doveri che non ha bisogno di un'ulteriore definizione
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